Anche lui ci ha lasciati. Era nato il 10 gennaio 1916 ad Assinie, nel sud-est della Costa d’Avorio. È deceduto il 9 marzo 2019 a 103 anni ad Abidjan. Era stato Ministro della cultura dal 1977 al 1986, con Houphouet Boigny presidente del Paese. Romanziere, drammaturgo, poeta e uomo politico ivoriano.
Andavo regolarmente a trovarlo nella sua modesta abitazione di Cocody, il quartiere residenziale della capitale ivoriana. Eravamo alla fine degli anni ‘80 e all’inizio degli anni ‘90.
Ci mettevamo in giardino e lui raccontava, evocava ricordi. Il suo dire era sempre condito con tanto umorismo.
“Il Padre lo avete messo in cielo, il Figlio sulla croce e lo Spirito Santo in una banca a Roma”, amava dire con ironia. Era Nicole Vincileoni dell’Università di Ouagodougou, specialista di Bernard Dadié, che me lo aveva fatto conoscere. Della Vincileoni ricordiamo l’opera “Comprendre l’œuvre de Bernard B. Dadié”, edita da Les classiques africains ad Abidjan nel 1979.
Lo frequentavo anche per chiedergli consigli sul materiale – fiabe, miti, racconti, proverbi – che avevo raccolto e che stavo sistemando. Era molto interessato e mi invitava a continuare la colletta. Ha scritto anche due parole di presentazione al mio volume “Il seggio d’oro”.
Dadié è stato uno degli scrittori che ha avuto pubblici riconoscimenti anche durante la sua vita, e non solo post mortem.
Bernard Zadi, Ministro della cultura dopo di lui, amava ripetere: “In Costa d’Avorio, nel campo della letteratura, c’è Bernard Dadié, e poi tutti gli altri”.
E aggiungeva: “È giunto il tempo di rendere omaggio agli uomini che lo meritano, durante la loro vita, piuttosto che alla loro morte. Ormai gli uomini di lettere hanno diritto di cittadinanza nella nazione ivoriana”.
Bernard Dadié è stato non solo il più grande scrittore del paese, ma anche la coscienza critica del suo tempo, e la bussola del paese.
E il professor Simon-Pierre Ekanza, decano della Facoltà di Lettere dell’Università di Abidjan, sottolineava: “Dadié è uno dei rari intellettuali africani che ha saputo tenersi lontano da ogni tipo di perversione, specialmente la perversione del denaro facile.”
Durante un colloquio organizzato alla Biblioteca Nazionale di Abidjan, è stato sottolineato come il paese stia aprendo le sue porte agli uomini di lettere e agli intellettuali, indicando la loro importanza alla società: in un mondo che si cerca c’è bisogno di intellettuali e dell’immaginario degli scrittori per ritrovarsi. Sono gli intellettuali che devono proporre piste per soluzioni serie e durature, per le nostra società in crisi.
Secondo Nicole Vincileoni Bernard Dadié è lo scrittore più fecondo della letteratura neo-africana e con Léopold Sédar Sengor, il più tradotto.
P. Silvano Galli
(nella foto qui sotto, ritratto con Bernard Dadié)
Leggi l’ Introduzione di Bernard Dadié al libro di racconti Anyi di p. Galli