Ieri era il suo compleanno e oggi l’anniversario del suo rapimento. Ci volevano nove mesi di assenza di Pierluigi Maccalli, per creare il primo momento comune di preghiera coi capi musulmani della capitale.

Ci sono assenze pesanti, assenze creative, assenze feconde, assenze come ferite nelle quali, come nei solchi, si può seminare un futuro differente. Appena due giorni fa hanno attaccato alcune chiese nella capitale economica del Paese, Maradi. E stasera, assieme per pregare e credere che nè la violenza nè il diniego dell’altro sono l’ultima parola.

 

C’era il vescovo di Niamey, un pastore e poi gli altri membri del comitato del dialogo intra e interreligioso. E’ stato possibile per un’ora, immaginare che la pace, la convivialità delle differenze come la definiva Tonino Bello, potesse farsi strada attraverso le ferite di tutti.

Musulmani e cristiani accomunati nel dolore delle famiglie per i molti, troppi fedeli uccisi o spariti. Nella distruzione dei luoghi di culto e nella profanazione dell’umana avventura che la vita accomuna sotto le stesse fragili speranze.

Per un’ora si è creduto e provato che le strade che portano alla pace possono, nell’assenza presente di un volto, incontrarsi.

P. Mauro Armanino, Niamey, 17 giugno 2019