Per un anno intero abbiamo digiunato ogni primo mercoledì del mese davanti al parlamento contro i decreti sicurezza voluti dal ministro Matteo Salvini e contro la sua politica dei porti chiusi. Questo “Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti” era stato lanciato nel luglio 2018 da Raffaele Nogaro (vescovo emerito di Caserta), Giorgio Ghezzi (sacramentino), Alessandro Santoro (prete della comunità delle Piagge di Firenze), i frati del Sacro Convento (Assisi), Rita Giaretta (suora della casa Ruth di Caserta) e digiunammo per dieci giorni davanti al parlamento, per dare rilevanza politica a chi digiunava nel silenzio (tante comunità religiose e anche singoli).

Abbiamo poi ripreso il digiuno a settembre dello scorso anno, continuando ogni primo mercoledì del mese. Lo stesso è stato fatto da Alessandro Santoro a Firenze, padre Michele, francescano di Marcianise (Caserta), dai missionari comboniani di Venegono a Varese.

Quando lo scorso agosto è caduto il governo giallo-verde, abbiamo pensato di sospendere il digiuno per vedere se il nuovo governo giallo-rosso desse segni di discontinuità con le politiche migratorie del precedente governo. Il Partito democratico aveva promesso di azzerare i due decreti sicurezza. Purtroppo dopo tre mesi, non vediamo segnali forti di discontinuità con le politiche migratorie del precedente governo. Anzi, i segnali che ci vengono dal governo sono a dire poco ambigui. La nuova ministra degli Interni Luciana Lamorgese è stata disponibile a un incontro con le ong salva-vite, ma finora le navi con i migranti a bordo hanno dovuto aspettare oltre una settimana, prima che fosse loro assegnato un porto, come è successo alla Ocean Viking e alla Allan Kurdi.

Il 4 ottobre è stato firmato il decreto interministeriale voluto dal ministro Luigi Di Maio (senza neanche avvisare i suoi alleati di governo) per espellere in fretta migranti ai quali è stato negato il permesso di soggiorno, promettendo che i tempi per farlo saranno ridotti da due anni a quattro mesi. Salvini aveva promesso lo stesso, senza grandi risultati.

Ma la grande ambiguità si manifesta nella non volontà di abrogare i decreti sicurezza e il memorandum Italia-Libia. Per i decreti sicurezza, il Pd, a parole vuole abrogarli, mentre i Cinque Stelle sono spaccati. Eppure è una legge non costituzionale e immorale, perché sancisce che salvare vite umane in mare è reato! Siamo davanti a un vero e proprio razzismo di Stato. Ancora più ambigua è la posizione del governo sul memorandum Italia-Libia stipulato nel 2017 dai ministri Marco Minniti e Paolo Gentiloni (Pd), un accordo che ha prodotto così tanti disastri umani in Libia e nel Mediterraneo. L’Onu ha dichiarato questa intesa “disumana”.

Il memorandum scadeva il 2 novembre e il governo lo ha tacitamente rinnovato perché così prevede l’accordo (leggi anche Partita truccata sulla proroga del Memorandum d’intesa con la “Libia” di Fulvio Vassallo, ndf). Ora il nostro governo propone una Commissione mista italo-libica per rivedere alcuni aspetti. È un’altra maniera per permettere  alla guardia costiera di continuare a fare lo sporco lavoro di riportare in Libia i migranti che tentano la traversata e di rinchiuderli nei lager libici dove sono torturati e le donne stuprate. “Noi stiamo facendo fare alla guardia libica i respingimenti che il diritto internazionale ci vieta – ha detto giustamente Orfini del Pd – Chi ha firmato quegli accordi si dovrebbe vergognare di non averli mai portati in parlamento e di volerli rinnovare”. Purtroppo anche la nuova ministra degli interni Lamorgese ha confermato l’importanza per l’Italia del memorandum con la Libia.

Davanti a questo scenario, ritengo che sia importante riprendere il “Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti” una volta al mese davanti al parlamento, per spingere il governo ad abolire sia i decreti sicurezza che il memorandum, perché oggi la Libia è un paese in guerra civile e dove non ci sono ‘porti sicuri’. Però ritengo fondamentale che ogni partecipante al Digiuno esprima la propria opinione. Dobbiamo decidere insieme se ripartire e farlo con nuova energia e anche con nuove adesioni, soprattutto da parte dei missionari e missionarie operanti in Italia (digiunodigiustizia@hotmail.com)

Se decidiamo insieme di ripartire, proporrei come data il 4 dicembre, primo mercoledì del mese.

In un momento così critico come questo, dobbiamo far sentire la nostra voce unita, credenti e laici, perché vinca la Vita e tutti possano sedersi alla comune mensa in pari dignità.

p. Alex Zanotelli