Alexandra Almeida, originaria della Parrocchia di Nossa Senhora do Rosário, nella città portoghese di Famões, Diocesi di Lisbona, è in Liberia come membro associato della FLM, Fraternità dei Laici Missionari, un gruppo che lavora a Lione (Francia) e in Africa con i padri SMA francesi.

Al microfono del giornalista Paulo Aido della sezione portoghese dell’Associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, ha risposto ad alcune domande sulla sua opera missionaria in Liberia, nella Parrocchia di Foya, dove è presente anche p. Walter Maccalli.

Paulo Aido: Dicci qualcosa della tua esperienza missionaria attuale.

Alexandra: Sono arrivata in Liberia circa un anno fa. È un’esperienza nuova, bella e molto ricca, diversa da quella vissuta in precedenza in Angola. Come in ogni missione, non mancano difficoltà e sfide, ma ciò fa parte della nostra vita cristiana, che è un viaggio che non viene mai fatto da soli. Sono a Foya, nella Parrocchia di St. John Vianney. Il parroco è p. Eric Aka, missionario SMA ivoriano. Foya appartiene alla contea di Lofa, e alla diocesi di Gbarnga. Si trova molto a nord della Liberia, e confina con la Sierra Leone e la Guinea. Nel 2015 fu la località più colpita dall’epidemia di Ebola.

Paulo Aido: Puoi dirci in cosa consiste il vostro lavoro missionario?

Alexandra: La nostra parrocchia si compone da 7 comunità cristiane che visitiamo regolarmente: Kpenebo, Foya Dundu, Kpordu, Konda-Pombor, Yengema, Baffeleh e Langbamba. Queste comunità distano dalla sede parrocchiale da 6 km a 25 km, e ognuna ha un Leader della  Preghiera (non un catechista, ma qualcuno che è stato formato per animare la preghiera comunitaria. Inoltre visitiamo i malati, preghiamo, diamo un po’ di formazione e cerchiamo di animare le nostre 10 piccole comunità cristiane, situate nei quartieri della cittadina di Foya. Io do anche lezioni di Educazione morale e religiosa nella nostra scuola parrocchiale, 2 volte a settimana, ai bambini della scuola elementare.

Nei villaggi, per mezzo di un proiettore, presentiamo alla gente alcuni filmati con i quali trasmettiamo il messaggio della Parola di Dio. Andiamo sempre con il traduttore della lingua locale, il kissi, affinché anche gli anziani che non parlano inglese capiscano quello che stanno vedendo.

Cerchiamo di procurarci dei libri religiosi e liturgici, come Bibbie e messali, per i catechisti, E noi stessi traduciamo dei libretti in kissi per i Leader della Preghiera, i lettori, i gruppi di catechismo, le piccole comunità cristiane. Io stessa do catechismo in inglese a due gruppi di adolescenti e giovani: sono molto impegnati e attenti.

P. Eric Aka ha organizzato tempo fa un corso per imparare a fabbricare il sapone artigianale, rivolto a un gruppo di 20 donne della parrocchia: in questo modo esse sono diventate autonome economicamente, guadagnando qualche soldo. Do una mano a questo gruppo, aiutando le donne a tenere la loro contabilità.

Paulo Aido: Quali problemi incontrate?

Alexandra: Sono molti i problemi che riscontriamo: il cattivo stato delle strade sterrate (alcune devono essere continuamente riparate dagli abitanti dei villaggi), soprattutto ora che la stagione delle piogge è iniziata. Fare un breve viaggio può richiedere molto tempo.

Le scuole, in particolare quelle pubbliche, sono sovraffollate, e vi è poco interesse e cura da parte degli insegnanti. I bambini iniziano a studiare molto tardi, e a volte a 8 o 10 anni non hanno ancora imparato l’alfabeto. I genitori spesso impiegano i loro bambini per vendere piccole cose per la strada, e anche per il lavoro dei campi. Abbiamo cercato di sensibilizzare i genitori sull’importanza della scuola per il futuro dei loro figli. Ma i genitori rispondono che non hanno i soldi per pagare le spese scolastiche. Abbiamo una scuola elementare parrocchiale sotto la nostra responsabilità, con 150 alunni. Con la piccola tassa di iscrizione e la retta mensile riusciamo a pagare gli stipendi degli insegnanti.

Paulo Aido: Di cosa vive la popolazione?

Alexandra: La popolazione vive principalmente di agricoltura, specialmente coltivando il riso. E poi coltiva manioca, banane dolci e plantino, patate dolci, ignami, gombo, miglio, ecc. La gente pratica anche il commercio minuto, spesso fatto sulla porta di casa o in maniera ambulante. I prezzi in genere sono molto bassi, perché la gente ha pochi soldi, e si realizza quindi poco beneficio. Un uomo o una donna lavorando tutta la giornata, al massimo guadagna 2 euro.

Molte persone fanno solo un pasto al giorno, di solito la cena. Al mattino è abituale trovare molti bambini che vengono a scuola con la pancia vuota, e rimangono così fino a sera.

Gli insegnanti, anch’essi sottopagati, spesso non rispettano il programma, e danno lezioni in più scuole allo stesso tempo: la loro principale preoccupazione è il salario, piuttosto che la qualità dell’insegnamento. Ma ce ne sono di coscienziosi, che preparano bene i loro alunni. Il salario mensile di un insegnante locale varia da 5 a 30 €.

Paulo Aido: Puoi dirci una parola sulla salute?

Alexandra: Il governo locale l’anno scorso ha trasferito alla nostra parrocchia la gestione dell’ambulatorio medico locale, il Foya Health Center. P. Eric Aka allora ha richiesto 2 volontari medici dalla Francia, che sono arrivati ​​un po’ prima di me, Jean Dambricout e sua moglie Agnès, che è la direttrice del Centro. Fanno un lavoro straordinario, e i pazienti vengono sempre più numerosi. Le cure e le medicine sono a pagamento, pur con un prezzo quasi simbolico, per essere in grado di pagare il personale e comprare nuove medicine. La difficoltà è far capire alle persone che è importante spendere del denaro per la propria salute, e fare molta prevenzione. Questa è la sensibilizzazione che facciamo anche nei villaggi.

Paulo Aido: Ti senti realizzata come missionaria laica?

Alexandra: Anche se sono qui da quasi un anno, continuo ad “osservare” la gente, a imparare e a cercare di capire il modo migliore per avvicinare le persone ed entrare in relazione con loro, per annunciare il Vangelo e far conoscere Gesù. I poster che abbiamo ricevuto da “Aiuto alla Chiesa che Soffre” sono molto pratici e utili, ma sappiamo che non è facile ascoltare il vangelo, quando i bambini sono malati o quando si ha fame.

La settimana scorsa abbiamo visitato una comunità chiamata Jesu-piu-Kongor, percorrendo il tragitto parte in motocicletta e parte a piedi. La gente di  questa comunità non aveva mai visto un europeo. Nel villaggio non c’è chiesa, né scuola, né corrente elettrica. Ora ci hanno chiesto di iniziare anche qui la presenza della chiesa cattolica. Il nostro lavoro è quindi di pregare e seminare la parola del Vangelo. Ci sono tante altre comunità intorno, che vivono allo stesso modo. Foya è un terreno di prima evangelizzazione, e quindi una grande sfida e un meraviglioso campo di Missione! Con la grazia e l’aiuto di Dio, andiamo avanti!