A Niamey e dintorni i matrimoni sono di sabbia. Nella maggior parte dei casi le alleanze resistono pochi mesi. Almeno finora, a poco valgono i segnali di allerta e i consigli dei leaders religiosi che sembrano essere inghiottiti dalla polvere in questa rituale stagione dell’ Harmattan. Il vento si incarica di trasportarla dal deserto e il cielo, di norma assai terso, si riveste di un’opaca coltre di polvere che, secondo i giorni, dà del filo da torcere persino all’inesorabile sole del Sahel.
Quest’ultimo, tra l’altro, si trova ben rappresentato nel cuore stesso della bandiera del Niger, come ad illuminarla senza nessuna spesa di gestione. Le ragioni della fragilità dei legami coniugali non dovrebbero essere disgiunte dal contesto nel quale si trova, ciclicamente, lo spazio saheliano.
Da tempo immemorabile sede di imperi poi tramontati, di piste carovaniere aggiornate e corrette da nuovi traffici, rioccupato da ideologie totalitarie e progetti di riconquista coloniale, il Sahel vive di alleanze precarie e interessate. Pochi gli amici sinceri e molti gli interessi, come dappertutto.
Se pochi sono i legami solidi perché la Francia, già potenza coloniale in questo spazio, gli Stai Uniti, l’Europa e persino l’Italia hanno, ognuno a modo loro, la propria agenda e priorità, non si capisce come, in ambito famigliare, si dovrebbe poter trovare la fedeltà nel tempo che altrove non è affatto consigliata. I politici questo lo sanno bene e, anche per questo, profittano del tempo loro impartito dai mandati elettorali, per fare bottino sulle spalle del popolo.
Nel caso questo si rivelasse problematico basterà cambiare gli articoli della Costituzione e prolungare i mandati a tempo indeterminato. Questa non è fedeltà ma ostinazione totalitaria. Non casualmente, non da oggi, c’è insofferenza nei riguardi delle presenze militari straniere in questa porzione dell’Africa Occidentale.
ùTra le rivendicazioni della manifestazione prevista oggi, domenica 5, a Niamey, c’è l’invito a dibattere pubblicamente sulla decenza della presenza di basi militari straniere nel Paese. Sono alleanze di sabbia che durano tanto quanto gli interessi, per e con i ‘grandi’ coincidono.
L’ottanta per cento dei legami matrimoniali celebrati nella capitale naufraga dopo appera tre mesi di vita comune. Difficoltà economiche, scoperta dell’incompatibilità di carattere, identità di genere in via di ridefinizone, preparazione sommaria al senso del matrimonio, illusioni perdute e immaginario tradito…sono alcune delle cause che vengono addotte per tentare di capire il fenomeno in atto.
Altri sottolineano l’effimero di buona parte degli incontri sentimentali che si attuano oggi tramite i mezzi odierni di communicazione sociale. Messaggi, foto, video, whatsapp e vocali costituiscono come il supporto da cui tutto nasce e a cui tutto torna, matrimoni compresi. Il ruolo dei legami famigliari e tradizionali è del tutto marginale.
In fondo, come più volte rilevato, l’apprendistato della permanenza nel tempo delle alleanze non potrà che ricominciare da lei, la sabbia. Paziente, umile, silenziosa, costante, preziosa, casta e fedele, solo abbisogna di ascolto. Potenze, geopolitiche, interessi e imperi finiranno. La sabbia non passerà.
P. Mauro Armanino, Niamey
Foto: Wikipedia
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