Se al momento del colpo di stato in Mozambico (1964) la produzione letteraria era a un livello molto basso, sia qualitativamente che quantitativamente, con la raggiunta indipendenza dal Portogallo (1975) la letteratura mozambicana si concentrò soprattutto sui temi del patriottismo e del nazionalismo.

Nei tardi anni ´70, l’Associazione dei giornalisti, agendo da surrogato del mancante gruppo letterario, lanciò una collana editoriale destinata però a breve vita.

Ma fu solo dopo il 1984 che l’attività letteraria aumenta, sia sul versante qualitativo, sia per la tiratura editoriale delle opere: notevole importanza in questo senso riveste il tentativo di un giornale locale, Tempo, di lanciare una pagina letteraria, o la fondazione della João Dias Brigade, che rappresentò per molti nascenti scrittori un’ottima occasione di dibattito e confronto (R. G. Hamilton, Angolan and Mozambican literature: after the coup and since indipendence, Africana journal, 17, 1998 ).

Il ruolo dei giornalisti fu quindi decisivo per  la nascita della letteratura mozambicana.

Tra questi troviamo Àlvaro Belo Marques, nato in Portogallo nel 1931 e poi trasferitosi con  i genitori in Mozambico all’età di otto anni fino all’adolescenza.

Àlvaro Belo Marques

In seguito ritorna in Mozambico per dieci anni, dal 1977 al 1987, iniziando a lavorare come giornalista per la radio, la televisione e la stampa, fondando la Scuola Nazionale di giornalismo di cui divenne insegnante.

Nel corso della sua vita ha pubblicato numerosi racconti sui periodici mozambicani e portoghesi, una raccolta di poesie Auto da fe, storie per bambini, due opere teatrali e, oltre al romanzo breve O barco encalhado, il libro Quem matou Samora Machel?

Muore nel 2017.

La nave arenata

Àlvaro Belo MarquesIn italiano è stato tradotto nel 1993 La nave arenata (AIEP-Guaraldi, collana Melting pot, storie dell’altro mondo,  traduzione di Maria Teresa Palazzolo).

La nave arenata è Ilha, isola del Mozambico nell’Oceano Indiano. È un romanzo di forti sensazioni. Strutturato in modo originale, dove l’uso della lingua e delle parole, quasi poetico, gioca un ruolo sicuramente importante.

Ilha è ormai un luogo fermo, dimenticato, che vive di ricordi. Questi ricordi prendono voce nelle parole dei due protagonisti, Miguel e Torrens, due uomini bianchi, non sappiamo se sono mozambicani, in qualche modo completamente legati emotivamente e intellettualmente a Ilha (e per analogia al Mozambico) e al suo passato.

Il rapporto conflittuale e drammatico tra il Portogallo e la ex colonia del Mozambico, indipendente soltanto dal 1975, traspare da queste pagine, che raccontano di un passato, di un presente stanco e fermo, ma non di un futuro.

– Abbiamo bisogno di tempo. Tempo. Ci sono dei tempi…c’è un processo scientifico. La rivoluzione non si ferma…ma a volte rallenta un po’…e questo per colpa nostra.

– Attento Miguel. Siviglia fu invasa dalle forze fasciste, perché era l’ora della siesta.

Maria Ludovica Piombino,
Biblioteca africana Borghero


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