È una pagina poco conosciuta della storia europea. Tra il 1933 e il 1945 le leggi razziali tedesche si accanirono anche contro i neri che si trovavano sul suolo della Germania. Nel 1933 si contavano in Germania circa 3.000 neri e meticci.

C’erano anzitutto i neri provenienti dalle ex-colonie tedesche dell’Africa, venuti come studenti o lavoratori in Germania, e i 1800 meticci nati da loro. Ma anche i circa 800 meticci nati da soldati neri francesi e da donne tedesche durante l’occupazione della Renania dal 1918 al 1935. La Francia impiegava nel suo esercito anche soldati neri provenienti dal suo impero coloniale, e li dispiegò in Renania.

Frankfurter Volksblatt, 1936, foto di “bastardi” afro-renani, messi alla gogna dal giornale – Foto BBC

E poi bisogna considerare gli afro-americani catturati dalla Wehrmacht dopo lo sbarco in Normandia, ai quali veniva riservato un trattamento più duro rispetto ai prigionieri di pelle bianca: contro ogni convenzione furono spesso impiegati in pesantissimi lavori forzati.

Hitler nutriva verso tutti i neri un profondo disprezzo, come emerge già dalla sua opera Mein Kampf, scritta tra il 1924 e il 1925. Spiegando perché un nero non può occupare un posto importante in Germania, scrive: “È inconcepibile, è un errore credere che un negro possa trasformarsi in tedesco, neppure se impara la lingua tedesca, neppure se si sforza di partecipare alla nostra vita politica”.

Giovane afro-tedesca definita “bastarda renana” dalla propaganda nazista

Le leggi razziali promulgate a Norimberga nel 1935 dal Parlamento nazista decretavano che “la terra può appartenere solo a chi è di sangue tedesco o apparentato; e non è di sangue tedesco colui che ha, tra i suoi antenati, sia da parte materna che materna, una frazione di sangue ebreo o di sangue nero”.

Gli afro-tedeschi, anche se residenti da decenni nella madre-patria, sono allora privati della nazionalità, i loro passaporti sono confiscati, vengono espulsi dalle università, non possono più arruolarsi nell’esercito, non possono contrarre matrimonio con tedeschi di sangue, e persino i bagni pubblici vengono loro preclusi.

Sorte peggiore viene riservata ai meticci, nati da una relazione tra un nero e una donna tedesca: nel 1937 viene votata una legge che impone loro la sterilizzazione obbligatoria.

Jean Vost, afro-belga, unico nero nel campo di concentramento di Dachau, foto Museo dell’Olocausto-Washington/ Frank Manucci

Lo storico francese Serge Bilé nella sua opera “Noirs dans les camps nazis”, pubblicato nel 2012, scrive che le camere a gas dei campi di concentramento accolsero anche parecchi neri. Anzi, secondo lui, furono proprio i neri, prima degli ebrei, a essere perseguitati per motivi razziali e ad essere deportati nei campi di concentramento.

Anche l’Italia di quel tempo si macchiò di un profondo razzismo verso i neri. La rivista pseudo-scientifica “Difesa della Razza” diffuse a livello popolare i pregiudizi verso gli ebrei, ma anche verso i neri e i meticci.

Dopo la conquista dell’Etiopia il regime fascista promulga delle leggi razziste che proibiscono i matrimoni tra italiani e indigeni etiopi, e negano il riconoscimento dei figli meticci, a cui era persino vietata l’educazione scolastica.

Dalle pagine di Wikipedia dedicata a questo soggetto,
riportiamo alcuni casi di persecuzione razziale.

Mohammed Bayume Husen, nato a Dar es Salaam, nell’allora colonia tedesca del Tanganika, oggi divenuta Tanzania, aveva combattuto la Prima Guerra Mondiale insieme a suo padre nelle truppe coloniali tedesche.

Nel 1929 sbarca in Germania per reclamare una pensione di guerra per lui e suo padre, ma questa gli viene rifiutata. Decide di rimanere in Germania e diventa assistente all’Università di Berlino, dove insegna lo swahili. Sposa una cecoslovacca e ha un figlio. La legge del 1935 lo priva del passaporto e della nazionalità tedesca.

Tenta di trovare lavoro nel mondo dello spettacolo cinematografico, ma le porte gli vengono sempre chiuse in faccia. Anche l’Università lo licenzia.

Fa un figlio con una donna tedesca, e presentandosi agli uffici comunali di Berlino per ottenere il certificato di nascita viene arrestato. È in seguito deportato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, dove muore il 24 novembre 1944.

Theodor Wonja Michael è originario del Camerun. Viene in Germania e prende il diploma di scuola elementare. A causa delle leggi razziali non può continuare la sua formazione. Trova allora lavoro come portiere in un albergo di Berlino, ma viene licenziato quando un cliente si lamenta del colore della sua pelle. Per lo stesso motivo viene rifiutata la sua domanda di essere arruolato nella Wehrmacht.

Trova invece lavoro come attore nel mondo del circo, e soprattutto nel cinema: è comparsa e attore in film di soggetto coloniale. Ciò lo mette al riparo dalla persecuzione. Wonja ha poi spiegato che ha dovuto accettare questo lavoro controvoglia e contro le sue convinzione, solo per salvarsi dalle leggi razziali: “Eravamo i negri di cui i tedeschi avevano bisogno in quel momento. Per noi, accettare un tale incarico, era questione di vita e di morte”.

Ma nel 1943 è inviato ai lavori forzati e internato in un campo di lavoro presso Berlino, dove sarà liberato all’arrivo dei soldati russi .

Hans-Jürgen Massaquoi è un meticcio, figlio di un diplomatico liberiano e di un’infermiera tedesca. Cresce sotto il Terzo Reich, ed è traumatizzato dal crescente razzismo. Una sua domanda per entrare nella Gioventù Hitleriana è rifiutata, e così anche la domanda di entrare nella Wehrmacht.

Racconta che durante una sua visita allo zoo di Amburgo scorge in una gabbia dei neri rinchiusi con gli animali. E la gente attorno, additandolo, lo prede in giro: “Ecco, hanno fatto un figlio!”

Nel giorno della memoria, vogliamo ricordare anche i neri che furono oggetto, come gli ebrei (benché in numero molto inferiore), di persecuzioni, discriminazioni, violenze, e morte da parte dei regimi nazista e fascista.

Un film sulla persecuzione nazista dei meticci afro-tedeschi

Quando le mani si sfiorano (Where Hands Touch), del 2018: film anglo-belga-canadese-irlandese, diretto da Amma Asante, e prodotto da Charlie Hanson. Racconta la storia di la protagonista Leyna (interpretata da Amandla Stenberg) che viene concepita nel periodo di occupazione francese della Renania, dopo la prima guerra mondiale. Il padre è un soldato francese nero, originario del Senegal, e la madre una donna tedesca bianca. A seguito delle leggi razziali naziste l’adolescente Leyna è perseguitata, deve abbandonare la scuola, ed è ricercata per essere sterilizzata e internata in un campo di concentramento. Ma di lei si innamora un membro della Gioventù Hitleriana.

P. Marco Prada

Fonte principale: Articolo Les Noirs sous le nazisme, di Lionel Richard, in: Le Monde Diplomatique, marzo 2005
Foto: bbc.com; vice.com;