Anna Floriana Garofalo, medico-oculista, ci ha inviato un lungo e toccante scritto dedicato alla sua esperienza di volontariato tra i poveri della Repubblica Centrafricana. Un’esperienza attraverso cui ha offerto gratuitamente cure a tante persone – bambini e adulti – affette da problemi di vista. Di seguito vi proponiamo la terza parte del suo intenso ed emozionante Diario di viaggio.
Nella prima mattinata dell’ultimo giorno a Mabondo, mentre ero in cucina a preparare qualcosa, ho sentito suonare alla porta: erano 4 pazienti operati che arrivavano da Katakpo.
Avevano percorso a piedi la foresta camminando per 4 ore pur di salutarmi e ringraziarmi ancora.
Sono stata felicissima, chi poteva aspettarselo?
Li ho rivisti uno ad uno e ci siamo fermati a chiacchierare per un po’. Ho dato loro qualche altro suggerimento sulla terapia in corso e, poco dopo, li ho salutati dicendo la mia prima frase in sango: “Mbi yeke nzoni na i”, cioè “Sono felice per voi”.
Alla luce di quanto vissuto, ancora una volta mi sento di esprimere qualche considerazione.
Ognuno di noi dovrebbe attraversare la foresta con i suoi rischi e pericoli e conoscere la gente che ci vive con la sua estrema povertà.
Nella missione dove sono rimasta per diversi giorni, non essendoci la possibilità di fare spese, bisognava accontentarsi di quello che c’era in dispensa.
Questa volta in dispensa avevamo solo riso, cipolle, un barattolo di pelati e uno di olive, ma è bastato e l’ho apprezzato perché consapevole di avere accanto, a pochi metri, persone che soffrono di malnutrizione o che devono quotidianamente tirare avanti solo di quello che la foresta ha da offrire.
Purtroppo il mondo continua ad essere diviso in due:
da un lato, ci siamo noi che viviamo in pieno benessere, non apprezziamo quanto abbiamo e ci lamentiamo continuamente; così come durante una visita oculistica pretendiamo di leggere fino all’ultima lettera dell’ultimo rigo dell’ottotipo, allo stesso modo pretendiamo di essere sempre in riga con la moda, indossando capi costosi nonostante il guardaroba strapieno e di mangiare cibi freschi e primizie, pur avendo le dispense piene e buttando via gli avanzi.
Dall’altro lato, c’è la gente povera della foresta che, invece, è felice di leggere e contare anche solo le dita di una mano, di indossare uno straccio o qualsiasi cosa le venga regalato e si accontenta di mangiare il pane duro di 1 settimana o quello che è stato buttato da noi come rifiuto…
Anna Floriana Garofalo
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