Usi e abusi di un migrante
Deve scappare giovanissimo dal suo Congo Democratico per un affare poco chiare con un generale. Arrivato in Angola comincia a scavare diamanti e come nelle favole ne trova uno di grande valore. Gli propongono 35 mila dollari che rifiuta perché un esperto gli dice che in Namibia il diamante sarebbe valutato il doppio. Dopo aver negoziato lo stesso prezzo da un commerciante è arrestato dalla polizia ben informata del suo arrivo. Passa un mese in prigione invece di dodici, perché paga la cauzione per gli undici mesi restanti. Seguendo la frontiera arriva in Sudafrica dove comincia a mendicare. Piange per la prima volta e solo un compagno mendicante riesce a consolarlo e spingerlo ad andare avanti. Williams fa proprio questo e diventa operatore nel porto di Città del Capo e scarica containers cinesi con la gru. Diventa esperto, apprezzato e guadagna abbastanza per pagare la dote della ragazza che ancora non conosce.
Il suo migliore amico gli propone in sposa sua sorella minore. Desidera che la loro amicizia diventi ancora più solida, anzi, che non finisca mai. Il matrimonio li unirà per sempre e così sarà per l’amicizia tra loro due. La vede per foto e paga la dote a distanza. Il giorno arriva per l’incontro mediato dal ritratto sul cellulare. Una chiamata nell’aeroporto di Johannesburg e poi il viaggio di due giorni in corriera per conoscersi. Williams afferma che per 10 giorni non l’ha neppure sfiorata, giusto il tempo di apprezzarla, consapevole che avrebbe poi avuto tutta la vita per amarla. Si trovano così bene che decidono di partire altrove e riescono ad ottenere un visto di ingresso per la Germania, passando dalla Tunisia. La moglie Gina coi due figli piccoli hanno molto successo a Tunisi. La gente lo ferma e chiede di fare la foto con loro, altri sconosciuti chiedono di poter dare un bacio ai bimbi. Gina e i figli partono in Germania e lui in Irlanda.
Dall’Irlanda, sulla strada di ritorno in Tunisia fa uno scalo a Barcellona, in Spagna. Viene arrestato e tenuto in uno spazio di attesa assieme ad altri sospetti. Dopo quattro settimane può continuare il viaggio a Tunisi. Nel frattempo il suo passaporto è stato danneggiato e in Tunisia gli fanno storie. Dopo qualche giorno di detenzione gli viene ritirato il documento e Williams è deportato al confine con l’Algeria e invitato a raggiungere la città dove si vedono le luci, di notte, nel deserto. Con altri come lui arrivano nella capitale Algeri e lì si ferma quanto basta per capire che il Maghreb non fa per lui. Per fortuna Gina e i figli hanno ormai lo statuto di rifugiati e lui conta di raggiungerli. Si parlano ogni giorno e mostra le foto dei bimbi che vedono la neve per la prima volta della vita. Portano giacche pesanti e un cappuccio che nasconde il viso ancora stupito dal mondo. Williams parte perché nei bus lui e gli altri neri devono stare seduti in fondo.
Neppure in Sudafrica era così, anzi lui la difende e sostiene che a sbagliare sono i suoi connazionali che fanno i crumiri quando gli altri lavoratori scioperano. Arriva nella capitale del Niger, Niamey, impolverata come non mai e trova che la città è sporca, per essere una capitale che si rispetta. Ha viaggiato in una fuoristrada guidata da un contrabbandiere che conosce i passaggi del deserto e anche i poliziotti che corrompe con mercanzia. Arrivati a destinazione le guardie di frontiera lo multano perché senza documenti. Sulla ricevuta hanno scritto una somma di 500 franchi e lui sostiene che di franchi ne ha sborsati 5 mila. Cose di frontiera, dopo essere stato perquisito decine di volte e aver nascosto il poco che gli rimaneva nella tasca invisibile del giubbotto a prova di vento.
Parte per Cotonou, la capitale economica del Benin, passerà dal consolato del suo paese per i documenti e cercherà di imbarcarsi nel porto della città. Vorrebbe tornare in Sudafrica e da lì, un giorno, raggiungere Gina e i figli che proprio in quel momento lo chiamano. Domanda dove può trovare un barbiere di fiducia prima di partire.
Mauro Armanino, Niamey, dicembre 2017