In una mattina gelida di fine novembre ho incontrato, fuori da un negozio, Uzochi, 25 anni. Subito abbiamo iniziato a chiacchierare.
Gli ho chiesto da dove venisse e lui mi ha risposto deciso: “Dal Biafra. Aspetto di tornare in Africa quando potrò rientrare in Biafra”. Poi abbiamo conversato animatamente di scrittori nigeriani come Chinua Achebe, Buchi Emecheta e Chimamanda Ngozi Adichie.
Un incontro davvero molto interessante. Sono molti i ragazzi nigeriani nelle nostre città, li vediamo all’uscita di supermercati, negozi, agli angoli delle strade.
In Italia sono molte le richieste di protezione internazionale presentate da migranti attivisti del movimento separatista nigeriano di etnia Igbo, come Uzochi appunto.
Arrivano dall’area sud-orientale della Nigeria e, in molti casi, subiscono discriminazione e persecuzione da parte del governo federale. Sullo sfondo, l’aspirazione ancora viva alla costituzione di uno stato indipendente del Biafra.
Tra la popolazione Igbo della Nigeria sudorientale, l’aspirazione a uno stato indipendente risale al periodo immediatamente successivo al colonialismo britannico.
Subito dopo la proclamazione dell’indipendenza, gli Stati del sud-est – principalmente popolati dall’etnia Igbo – vissero un periodo di tensione, che sfociò in un colpo di stato, nel 1966, ad opera di ufficiali Igbo dell’esercito.
Successivamente seguirono rappresaglie nei confronti degli Igbo da parte del governo nigeriano. Sei mesi dopo, un nuovo colpo di stato portò al potere Yakubu Gowon, un generale del nord.
Nel 1967 gli Igbo, guidati da Ojukwu, dichiararono l’indipendenza del sud-est della Nigeria (denominata Repubblica del Biafra), determinando l’inizio di una guerra che durò fino al 1970, quando gli Igbo, decimati dall’esercito federale e dalla malnutrizione, si arresero.
Due autrici nigeriane, Buchi Emecheta (1944-2017) e Chimamanda Ngozi Adichie (1977), lontane per età, ma entrambe di etnia Igbo, hanno ambientato i loro rispettivi romanzi durante la Guerra del Biafra: Destination Biafra, non tradotto in italiano, è stato scritto nel 1982 da Buchi Emecheta (Allison & Busby) e ha ispirato Metà di un sole giallo (Einaudi, 2008) di Chimamanda Ngozi Adichie.
Un interessante confronto tra i due romanzi si trova in African women under fire: literary discourses in war and conflict di Pauline Ada Uwakweh (Lexington Books, 2017) .
Entrambi i romanzi usano l’allegoria come tecnica di narrazione per raccontare la società patriarcale nigeriana e la Guerra del Biafra ci viene raccontata da diversi punti di vista, attraverso lo sguardo dei molti personaggi.
Entrambi i romanzi scelgono poi come protagoniste principali delle donne, Debbie e le due gemelle eterozigote Olanna e Kainene.
“Il mattino seguente, andando a scuola, Olanna non attraversò la piazza di corsa.(…) In classe c’era più o meno un quarto della scolaresca. Insegnò loro com’era fatta la bandiera del Biafra. I bambini erano seduti sulle panche di legno e il pallido sole del mattino entrava dal tetto sfondato mentre lei dispiegava la bandiera di Odenigbo e illustrava il significato di ogni simbolo. Rosso era il sangue dei fratelli assassinati nel Nord; nero era il lutto per la loro morte; verde, il colore della prosperità a venire del Biafra e, infine, la metà di un sole giallo indicava la gloria futura del paese “.
(Chimamanda Adichie, Metà di un sole giallo)
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A cura di Maria Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero
Foto: sito di Cimamanda Adichie; wasafiti.org