Bobi Wine, Ghetto President” (il presidente del ghetto) è il titolo del documentario di Christopher Sharp e Moses Bwayo che narra la vita del musicista ugandese, nonché oppositore politico di Museveni. Presentato Fuori Concorso alla Biennale di Venezia 2022, il docu-film entra in tempo reale nella difficile, rischiosa quotidianità di Bobi Wine, superstar amatissima nel suo Paese natio, l’Uganda. La sua musica è un’espressione di attivismo politico, che si aggiunge al ruolo di oppositore all’autocrate Museveni, al potere dal 1986.

Dalle bidonville a superstar della musica ugandese

Robert Kyagulanyi Ssentamu, in arte Bobi Wine

La vita di Bobi Wine si può sintetizzare con due parole: “riscatto sociale”. Questo per due motivi. Il primo è che Robert Kyagulanyi Ssentamu – questo il suo vero nome – è cresciuto nella bidonville Kamwookya, nel nord-est della capitale ugandese Kampala. Grazie agli studi – ha frequentato la prestigiosa Università di Makerere e l’Università internazionale dell’Africa orientale – e alla passione per la musica è diventato un cantante rapper amatissimo non solo in Uganda.

Questo successo gli ha permesso proprio di incarnare un esempio di riscatto sociale per quei giovani nati nei quartieri poveri e difficili delle megalopoli africane. Ma c’è di più, perché attraverso la sua musica lancia ai giovani messaggi volti a un cambiamento politico. Ed è questo l’altro aspetto di un riscatto sociale richiesto dalle nuove generazioni ugandesi.

La loro voce viene appunto interpretata da colui che si è fatto chiamare in arte Bobi Wine e che rimane – nonostante la notorietà – vicino ai suoi connazionali. Lo dimostrano i testi delle sue canzoni, capaci di interpretare il vasto malcontento della popolazione ugandese, formata in maggioranza da donne e uomini che hanno meno di 30 anni. Eppure, il Paese è in mano a un autocrate quasi ottuagenario, Yoweri Museveni, da ben 36 anni al potere.

Dalla musica alla politica

Proprio per sfidare il regime di Museveni, Bobi Wine ha deciso di prendere parte attiva alla politica ugandese. Nel 2017, per la prima volta, si è presentato alle elezioni legislative ottenendo un buon consenso. Difensore dei diritti di coloro che nascono ai margini della società, Bobi Wine – per la sua ferma opposizione a Museveni e per le sue battaglie sociali – è stato più volte arrestato.

uganda

Il Presidente dell’Uganda Yoweri Museveni nel 2020

Ma ciò non gli ha impedito di presentarsi alle elezioni presidenziali tenutesi nel gennaio 2021. Ancora una volta, Museveni – grazie anche a una modifica costituzionale – ha potuto ripresentarsi e ancora una volta vincere, mantenendo, all’età di 76 anni, la sua funzione di Presidente dell’Uganda.

Il presidente del ghetto

Per i giovani ugandesi, Bobi Wine rimane il loro presidente del ghetto, come racconta il documentario presentato alla Mostra del cinema di Venezia 2022. Ignorato dai principali mass-media italiani (sempre orientati verso le solite produzioni americane, oltre che naturalmente verso i film italiani in concorso), il documentario, tramite la musica e le vicende personali di Bobi Wine, mette in luce come la democrazia dell’Uganda sia un mero miraggio. Di fatto, questa nazione dell’Africa orientale è piegata alla volontà di Museveni e del suo entourage che lo sostiene per convenienza politico-economica.

Come ha sottolineato Amnesty International, in occasione delle elezioni del 2021, le forze di sicurezza hanno attuato intimidazioni volte a reprimere sia i membri, sia i simpatizzanti dell’opposizione. Arresti arbitrari erano all’ordine del giorno. In pratica, il partito di Museveni è riuscito a vincere grazie alla limitazione della libertà d’espressione. Bobi Wine, malgrado alcune sue prese di posizioni omofobe, rimane un’icona per tanti giovani ugandesi e, al momento, il solo che ha il coraggio di sfidare apertamente la gerontocrazia di Museveni.

Silvia C. Turrin

foto: wikipedia; africanarguments.org

Uno dei recenti video di Bobi Wine