L’Africa Australe è una delle zone al mondo più ricche e diversificate dal punto di vista naturalistico. Dalla Namibia al Sudafrica, dallo Zimbabwe allo Zambia si trovano ecosistemi eccezionali e il Botswana è fra gli Stati che può vantare diverse aree protette, dove sono state incentivate varie forme di ecoturismo.

Da oltre tre decenni, la conservazione della natura è diventata una delle priorità in Botswana, tanto che quasi il 38% del territorio nazionale è occupato da parchi nazionali, riserve e zone protette. Oltre ai “big five” – leone, rinoceronte, elefante, bufalo e leopardo – in Botswana vivono tante altre specie, come la zebra, raffigurata nello stemma della bandiera della nazione; poi troviamo antilopi alcine, gnu, ghepardi e ippopotami. Vi abita anche il raro rinoceronte bianco, che è tornato a popolare il Delta dell’Okavango, precisamente nel Khama Rhino Sanctuary e nella Mokolodi Nature Reserve. Per chi desidera uscire dai soliti schemi turistici orientati verso i classici safari, le alternative non mancano.

Non solo Okavango

Una delle aree più suggestive è quella situata a nord-est, comprendente i parchi di Makgadikgadi e Nxai Pan: luoghi dove è ancora possibile assistere a una grande migrazione di animali tipica dell’Africa, ma che in molte altre zone del continente rimane un lontano ricordo. In particolare, è durante la stagione delle piogge, da febbraio ad aprile, che è possibile osservare imponenti movimenti di mandrie: gnu, zebre, antilopi, giraffe, e i loro predatori, leoni, iene e dingo.

La zona tra Makgadikgadi e Nxai è caratterizzata da grandi depressioni, cioè affossamenti del terreno riarsi dal sole, che con la pioggia – poca e rara – si riempiono di pochi centimetri d’acqua. Presso Kumaga e a Njuca Hills si trovano campeggi pubblici, altri due si trovano presso Nxai, situati in due punti panoramici.

A circa 30 km dall’ingresso del Parco nazionale Nxai Pan, si incontra Baines’ Baobabs, un sito ricco di piante e di imponenti baobab, immortalato per la prima volta in epoca vittoriana, dall’artista ed esploratore Thomas Baines.

Vi sono inoltre progetti etno-turistici. Questi si possono conoscere per esempio nel distretto di Ghanzi (scritto anche Gantsi) e in quello del Kgalagadi North. Qui lavorano numerosi artigiani e produttori locali, di etnia San (Boscimani). Grazie all’attività legata ai laboratori d’arte artigianale, i San realizzano oggetti tradizionali, il cui ricavato delle vendite ai turisti permette loro di sostenere le attività di sussistenza e di miglioramento dei villaggi.

Un modo alternativo per scoprire angoli suggestivi del Botswana è utilizzare il mokoro, la canoa tradizionale ricavata da un tronco d’albero degli abitanti del Delta. In genere questo mezzo viene impiegato da guide esperte soprattutto nella zona dell’Okavango, essendo un intricato dedalo di canali, laghi e paludi. Il mokoro è il mezzo migliore per conoscere un habitat unico al mondo, tra papiri, felci, canne palustri e varie specie di animali.

Da non perdere, il Parco Nazionale Chobe, area ancora a tratti incontaminata, situata nell’estremo angolo settentrionale del Botswana. Questa zona protetta racchiude vari habitat: bacini d’acqua, pianure alluvionali ed erbose, e poi boschetti in cui si alternano vari alberi, come il mopane, l’acacia e il kiaat.

Nei periodi di piena, le paludi del Linyanti diventano simili al delta dell’Okavango e si rivelano luogo prediletto per tante specie, come le antilopi acquatiche, che trovano rifugio nei canneti. Non mancano pellicani bianchi, otarde di Kori (uccelli terricoli della famiglia degli Otididi) e poi ancora tragelafi striati (l’antilope della boscaglia), mentre King’s Pool è luogo prediletto dagli ippopotami.

Il Parco Nazionale Chobe, al suo interno, custodisce anche siti di arte rupestre risalenti a 4000 anni fa, che ritraggono proprio l’incredibile bellezza e varietà della natura di questo angolo del Botswana.

Silvia C. Turrin

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