Secondo un detto camerunense “Il viaggiatore frettoloso mangerà arachidi bruciate”. Come dire: mai avere fretta, si rischia di non gustare pienamente il viaggio e di non comprendere a fondo il paese che si attraversa.

Per scoprire il Camerun partiamo da una cittadina poco nota: Garoua, situata sulla riva destra del fiume Benoué. Da qui si accede alla cosiddetta “Valle des roniers”, così denominata per la presenza di una particolare specie di palma, chiamata Borassus. La valle è caratterizzata da una straordinaria sintesi di vari microclimi che l’hanno resa habitat privilegiato di una ricca vegetazione. Superato il ponte sul fiume Faro, si giunge alle porte della regione dei Monti Alantika, confinante con la Nigeria.

I viaggiatori più esperti possono effettuare trekking che conducono ai villaggi dell’etnia Koma. Rimasti ignoti fino a qualche anno fa, i Koma hanno conservato le loro tradizioni, proprio grazie all’isolamento geografico. Si tratta di un popolo ancora legato a culti ancestrali, caratterizzato da una società matrilineare.

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Parco di Bénoué

Ma per chi vuole scoprire il volto più caratteristico del Camerun deve far tappa al Parco di Bénoué, dichiarato dall’Unesco Riserva della Biosfera, popolato da bufali, giraffe, leoni, rinoceronti, elefanti, antilopi e ippopotami. Inoltre si trovano oltre 300 specie di uccelli.

Spostandosi ancora più a nord si giunge a Tourou, centro rinomato per il suo mercato settimanale. Le genti, per lo più isolate della montagna, scendono per scambiare le loro merci. In questa occasione è possibile ammirare le donne Hidé, divenute famose agli occidentali per la loro usanza di indossare il tradizionale copricapo, costituito da una zucca secca tagliata a metà (calebasses), dipinta di rosso e abbellita con motivi geometrici. Altrettanto spettacolare è la regione dei monti Mandara, tra Nigeria e Camerun, costellata da suggestivi picchi vulcanici.

Scorcio della regione dei monti Mandara

Altro luogo da visitare è la Riserva faunistica del Dja, dal 1987 Patrimonio dell’umanità. Circondata dal fiume omonimo, questo angolo verde rigoglioso rappresenta una delle foreste pluviali meglio conservate di tutta l’Africa. La Riserva, situata nelle province orientale e centro-meridionale del Camerun, a circa 243 km da Yaoundé, è caratterizzata da colline e da una vegetazione lussureggiante. Si tratta di un’area ancora poco conosciuta. Le ricerche sinora compiute hanno catalogato una ricca biodiversità. Qui troviamo i gorilla di pianura, scimpanzé, cercopitechi, elefanti di foresta e leopardi. In questo ambiente, ancora per certi aspetti incontaminato, vivono gruppi di Pigmei Baka.

Pigmei Baka nella Riserva faunistica di Dja – foto Unesco (B. Diawara)

Sempre minacciati dall’avanzare della modernità e discriminati da altre etnie africane (soprattutto dagli agricoltori bantu), i Baka vivono ancora in stretta simbiosi con la foresta. Nonostante le continue intimidazioni da parte di settori economici e politici, riescono a mantenere in vita le ancestrali tradizioni.

I Baka – come gli altri gruppi di Pigmei presenti in Gabon e in Congo – sono cacciatori-raccoglitori e quindi non stanziali. Vivono in capanne chiamate móngulu, a forma di igloo, realizzate, in modo ingegnoso soprattutto dalle donne, assemblando foglie, piccoli e grandi rami. Oltre alla caccia, la loro sopravvivenza si basa sulla raccolta dei prodotti che offre loro la foresta, la loro casa. Tutelare i “polmoni verdi” dell’Africa significa tutelare questi popoli, oltre che la vita sull’intero pianeta.

a cura di Silvia C. Turrin

Foto: commons.wikimedia.org