Brutte notizie giungono dal Camerun: dopo che lo scorso 11 febbraio il leader degli indipendentisti della regione anglofona, Sako Ikome Samuel, ha lanciato l’appello all’insurrezione armata, non cessano gli scontri tra forze dell’ordine e separatisti. Già si contano a decine i morti e i feriti. E la tensione non accenna a diminuire. La città di Bamenda, la più importante della regione, e scelta come capitale dai separatisti, è un teatro quasi quotidiano di violenza, e la notte vige il coprifuoco.
Sako Ikome Samuel ha preso il comando della rivolta dopo che lo storico capo Julius Ayuk Tabe e 46 membri del movimento sono stati arrestati in Nigeria. “È giunta l’ora dell’autodifesa e della protezione della nostra comunità – ha dichiarato. Non possiamo rimanere inermi di fronte alla distruzione sfrenata delle vite e delle nostre proprietà. Lavoreremo quindi per organizzare i gruppi di autodifesa e di sicurezza contro i soprusi da parte dei francofoni».
È una data simbolica quella scelta dal leader indipendentista: l’11febbraio del 1961 gli inglesi avevano organizzato un referendum per decidere la sorte della loro colonia, ritagliata dagli ex-territori tedeschi. 67 anni dopo, i discendenti degli ex-coloni inglesi vogliono conquistare l’indipendenza anche a costo di una guerra civile.
Per capire questi avvenimenti recenti è necessario ripercorrere la storia del Camerun.
Questo grande paese dell’Africa Centrale, con una superficie di 475.440 km² e una popolazione di circa 20 milioni di abitanti, nacque nel 1884 come colonia tedesca. Quando la 1a Guerra Mondiale spazzò via l’impero coloniale tedesco, il Camerun venne diviso in due parti: il centro e l’est (più dell’80% del territorio) toccò alla Francia, e il resto, il sud-ovest e il nord-ovest, a ridosso della Nigeria, passarono all’Inghilterra.
Le due potenze coloniali europee governarono i loro territori in modo diverso: la Francia sviluppò l’economia e le infrastrutture, e favorì il nascere di una classe politico-amministrativa, mentre gli inglesi relegarono il Western Cameroon a un ruolo subalterno all’interno della grande colonia della Nigeria.
Il 1° gennaio 1960 la parte francese ottenne l’indipendenza, diventò la Repubblica del Camerun, e scelse istituzioni modellate sulla ex madrepatria. L’anno successivo fu la volta della parte inglese: come già detto, l’11 febbraio 1961 venne organizzato un duplice referendum, per le popolazioni del nord e per quelle del sud, che diede un esito discordante. Il Nord infatti preferì federarsi con la Nigeria, mentre il Sud votò per la fusione con Repubblica del Camerun. Il Sud si fidò delle promesse di ottenere una grande autonomia, e di conservare la lingua inglese e le proprie istituzioni mutuate dal modello inglese, in particolare il sistema giudiziario basato sulla Common Law. A John Ngu Foncha, fondatore del principale partito del Western Cameroon, il Kamerun National Democratic Party, venne offerto il posto di Primo Ministro.
Il primo presidente camerunese, Ahmadou Ahidjo, accettò all’inizio la forma statale federale, ma dopo pochi anni si vide costretto a revocare l’autonomia, per avere mani libere nella repressione dei suoi oppositori dell’UPC (Union des Peuples du Cameroun). Costoro non avevano accettato la sconfitta alle prime elezioni politiche, e istallatisi nei territori anglofoni, lottavano per rovesciare il governo.
Nel corso degli anni nel Camerun anglofono le rivendicazioni per l’autonomia andarono aumentando, e non raramente si espressero in modo violento. Il loro culmine è stato il 1° ottobre 2017, quando gli indipendentisti hanno proclamato la nascita della Repubblica di Ambazonia. Anche questa data è significativa: il 1/10/1961 l’ex-colonia inglese del Southern Cameroon vota l’indipendenza e l’immediata unificazione al Camerun francofono. Il nome invece è mutuato da Ambozes, il nome che i locali danno alla baia creata dalla foce del fiume Wouri (o Douala).
La Chiesa cattolica è preoccupata da questa crisi, e ha invitato il presidente del Camerun Paul Biya a non usare la durezza, ma ad accettare il dialogo: che venga ad incontrare gli abitanti del Southern Cameroon, che ascolti le loro richieste.
“Siamo inquieti – dice Mons. Michael Miabesue Bibi, vescovo ausiliare di Bamanda. Siamo in una situazione davvero complicata. Anche la chiesa è in una posizione delicata”. E insiste perché il Presidente Biya si mostri dialogante: “Lui è il padre di tutti. Se avete dei figli che sono secessionisti, che sono terroristi, sono sempre i vostri figli. Bisogna avere la buona volontà di andare loro incontro. Che venga, che veda quale è veramente il problema della nostra regione.”
Ogni venerdì, in tutte le chiese della regione, i cattolici partecipano a una giornata di adorazione eucaristica, che ha un sola intenzione di preghiera: il ritorno della pace.
a cura di p. Marco Prada
Foto: wikipedia; lindro.it