Uno Stato in mezzo all’Oceano Atlantico, un ponte che sembra pensato per collegare Africa, Europa e America. Capo Verde è un arcipelago composto da dieci isole vulcaniche (solo una è disabitata) che distano circa 500 chilometri dalle coste del Senegal. Come tutti i Paesi lusofoni del Continente (Mozambico, Angola, Guinea Bissau, e isole di Sao Tomé e Principe), raggiunge l’indipendenza nel 1975, diversi anni dopo, quindi, la maggior parte degli altri Stati africani. Da allora gode di una relativa stabilità politica. Ma a causa della scarsità di risorse e di problemi ambientali, legati soprattutto al surriscaldamento globale, resta un Paese caratterizzato da povertà e attualmente ha più popolazione fuori che dentro i propri confini.
“Secondo l’ultimo censimento – spiega all’Agenzia Fides padre Antonio Ferreira, presidente della commissione nazionale per il giubileo dei 500 anni della evangelizzazione di Santiago – a Capo Verde vivono circa 500mila persone, la maggioranza è giovane o giovanissima (più del 75%, ndr). Il problema è che non abbiamo risorse naturali. Le uniche due fonti di entrate sono il turismo e le rimesse degli emigrati. Le piccole imprese e industrie locali rappresentano una fetta minima del mercato del lavoro”.
Il problema principale che condiziona la vita quotidiana di tutti è la mancanza cronica di acqua a causa della scarsità di piogge, che ha l’effetto di far aumentare l’emigrazione. “C’è un grande sforzo del governo per garantire a tutte le isole, anche quelle più lontane, i servizi primari” riconosce padre Ferreira. In ogni isola sorgono scuole almeno fino alla secondaria e la scuola è totalmente gratuita grazie a un grande sforzo del governo. “Ogni tanto, specie nella capitale Praia o nelle isole più grandi” aggiunge “a causa dei problemi sociali o della disoccupazione, ci sono tensioni. Nel complesso, però la situazione è pacifica, e nelle isole più piccole è assolutamente tranquilla”.
Gli effetti del riscaldamento globale a Capo Verde
Le siccità ricorrenti e la scarsità delle piogge pongono regolarmente un problema all’economia dell’arcipelago, che pur contribuendo in minima parte al riscaldamento globale, ne paga pesantemente le conseguenze. “Siamo isole nell’Atlantico – spiega padre Ferreira – e soffriamo la dipendenza dell’energia, perché non abbiamo risorse, qui tutto è importato, e la mancanza di piogge e la pochissima acqua, rappresentano un problema enorme per noi. In questo momento il governo sta lavorando a un progetto per approfittare della risorsa più abbondante che abbiamo, l’acqua del mare. La desalinizzazione delle acque marine e l’arborizzazione del Paese, sono al momento le piste che il governo, sostenuto dalle Nazioni Unite e della cooperazione internazionale, sta perseguendo, ma sentiamo molto il problema della temperatura sempre eccessivamente calda”.
Poco tempo dopo l’indipendenza è cominciato un flusso verso l’estero, che non si è mai fermato e ora sono più i capoverdiani all’esterno che all’interno dell’Arcipelago. Un flusso che non sembra arrestarsi. “La gente” – riferisce il sacerdote – “continua ad emigrare da Capo Verde e a raggiungere tutti gli angoli del mondo. Ma per tutti quelli che partono, il legame con la Patria resta molto forte, e sentono di dover contribuire al benessere di quella che è la loro casa. Durante la pandemia, gli aiuti della diaspora sono stati essenziali, e nel complesso le rimesse reggono l’economia. Tale fenomeno è vissuto con orgoglio: le nostre comunità all’estero, di solito bene integrate, sanno che aiutano il Paese, aiutando la propria famiglia”.
La popolazione appartiene in larga maggiorana (oltre il 90 per cento) alla Chiesa cattolica, presente nell’Arcipelago fin dal XV Secolo. “Ci sono anche altre confessioni” aggiunge padre Ferreira “e la convivenza è molto pacifica”. La Chiesa locale, con i suoi due vescovi – il Cardinale Arlindo Gomes Furtado, Vescovo di Santiago, e Ildo Augusto Dos Santos Lopes Fortes, Vescovo di Mindelo – ha già iniziato il lungo cammino verso la celebrazione dei 500 anni dalla evangelizzazione dell’isola di Santiago, che avvenne sotto Clemente VII nel 1533.
“Viviamo questo tempo con gioia e vogliamo approfittare dell’Anno santo per Capo Verde come occasione per mettere in atto una revisione del nostro cammino ecclesiale, trovando nuovi modi per rispondere all’opera dello Spirito Santo”.
Intanto il prossimo anno, nel 2024, i capoverdiani celebreranno anche il centenario della nascita di Amilcar Cabral, l’eroe della resistenza anti-portoghese, “protagonista dell’indipendenza di Capo Verde e Guinea Bissau, la cui memoria è ancora molto viva nel Paese”.
Agenzia Fides