Dal 31 ottobre al 3 novembre 2023, Carlo III ha compiuto in Kenya, la sua prima visita di Stato da re del Regno Unito. Questo Paese dell’Africa orientale, ha subito in passato la colonizzazione britannica. Proprio per tale ragione, il viaggio di Carlo III è stato, sin dall’inizio, al centro dell’interesse internazionale e, soprattutto, nazionale. In Kenya, molte persone e associazioni si aspettavano da parte del nuovo sovrano inglese un messaggio in cui sottolineasse le atrocità compiute dai colonizzatori; un messaggio che fosse in qualche modo un “mea culpa” a nome delle istituzioni del Regno Unito.
Ricordiamo che tra il 1952 e il 1960, il Kenya visse una fase molto tormentata della sua storia. Ancora sotto il giogo del colonialismo britannico, il paese, in quegli anni, fu macchiato dallo spargimento di sangue di migliaia di persone. Quei drammatici fatti sono conosciuti come “la rivolta dei Mau-Mau”. Per approfondire quest’epoca storica si veda il nostro Articolo dedicato proprio a tale rivolta.
Re Carlo III, nel corso della sua visita, ha sì parlato delle atrocità commesse dai coloni britannici contro i kenyoti, ma non ha manifestato ufficialmente perdono, né scuse istituzionali.
“Atti di violenza odiosi e ingiustificabili sono stati commessi contro i kenyoti, mentre conducevano una lotta dolorosa per l’indipendenza e la sovranità. Per questo, non ci sono scuse”, ha dichiarato il sovrano inglese in occasione di un incontro con il presidente del Kenya William Ruto.
“Nulla può cambiare il passato, ma considerando la nostra storia con onestà e apertura, noi possiamo forse dimostrare la forza della nostra amicizia oggi e, facendo ciò, noi possiamo, lo spero, continuare a costruire un legame sempre più stretto per gli anni a venire”.
Parole molto diplomatiche, che hanno lasciato piuttosto scontente organizzazioni locali come la Commissione kenyana dei diritti umani, che si aspettava “scuse pubbliche incondizionate e inequivocabili per il trattamento brutale e inumano inflitto ai cittadini kenyoti durante il periodo coloniale”.
Carlo III ha comunque incontrato in forma privata i familiari di Dedan Kimathi e Mekatilili wa Menza, figure che sono state importanti nella lotta per l’indipendenza del Kenya.
Inoltre, ha avuto un colloquio anche con alcuni componenti dei clan Talai e Kipsigi, espulsi negli anni ’30 del ‘900 dalle loro terre affinché le compagnie del tè potessero sfruttare i loro fertili suoli.
Come ha ricordato Gitu Wa Kahengeri:
“I coloni britannici si erano impadroniti di tutte le terre più fertili, per questo ci battevamo contro la loro dominazione”.
Durante la rivolta dei Mau Mau, i coloni britannici uccisero oltre 10mila persone tra il 1952 e il 1960.
Gitu Wa Kahengeri, 90 anni sulle spalle, è tra i sopravvissuti di quel sanguinoso periodo.
Per il suo ruolo nelle azioni volte all’indipendenza del Kenya, Gitu Wa Kahengeri per sette anni fu costretto a lavori forzati e subì torture.
Gli echi del passato coloniale si faranno sentire ancora per molto tempo, non solo in Kenya.
A cura di Silvia C. Turrin