Persino il prestigioso New York Times ha voluto ricordare questa piccola grande donna del continente africano.
Segno che la storia vera non la fanno coloro che cercano sempre la ribalta, le prime pagine dei quotidiani e dei TG, ma coloro che, con umiltà, costanza e sacrificio, dedicano la loro vita agli ultimi, ai disprezzati, ai senza-voce.
Céline, o Mama Leki, come tutti la chiamavano, era nata il 27 agosto 1967, a Bukavu, est della RD del Congo, vicino al confine con il Ruanda.
A 3 anni contrae la poliomielite. Il suo destino era segnato: una vita da reclusa, senza scuola, formazione, né sogni per il futuro. I disabili in tante zone d’Africa purtroppo non trovano nessuna assistenza da parte dello stato, e quando la famiglia è povera, non c’è nemmeno la possibilità di ottenere una carrozzina, e allora per muoversi nel villaggio si deve strisciare per terra, trascinandosi con le braccia.
Ma Céline è fortunata: la sua famiglia le vuole bene, e sebbene povera, con molti sacrifici nel 1974 la iscrive a scuola. I suoi familiari la aiutano a non sentirsi inferiore alle altre ragazze che saltano e corrono, la invitano a guardare alla vita con speranza e ottimismo.
Céline, sostenuta da una forza incredibile, arriva ad ottenere il diploma di terza media con il massimo dei voti, e si iscrive poi a una scuola per sarte.
Ottenuto il diploma non pensa solo a sé: apre nella sua città un Centro Professionale rivolto alle persone disabili come lei. Sceglie come nome per il suo Centro: “Associazione per il benessere delle donne handicappate”.
Riunisce tante ragazze e donne, disabili come lei, che non hanno avuto la stessa fortuna di andare a scuola. Insegna loro il cucito, ma anche a superare il complesso di inferiorità, ad affrontare la vita con coraggio e determinazione.
È poi nominata anche vicepresidente della Ong Safeco, basata a Bukavu, guidata da Neema Namadamu, pure lei disabile, che insegna alle donne congolesi l’informatica e l’uso delle nuove tecnologie di comunicazione.
È lì che cominciano a chiamarla Mama Leki, “la zia”, in lingua lingala, un termine di rispetto.
Nel 1994 si sposò con Fidel Batumike. All’inizio ebbe problemi con la famiglia di lui, delusa che il proprio figlio sposasse una disabile. Ma, Céline diceva: “L’amore non ha occhi”.
Il suo è stato un matrimonio felice e la coppia ha avuto quattro figli. E giorno dopo giorno ha saputo conquistare l’affetto e la stima dei suoi suoceri.
È deceduta un mese fa all’ospedale di Bukavu. I medici ritengono che sia morta di Covid-19.
A cura di p. Marco Prada
Foto: NYT