Centrafrica: 1° maggio di sangue

Un 1° maggio macchiato di sangue a Bangui, in Centrafrica. Un attacco di una milizia musulmana di autodifesa alla chiesa di Notre Dame de Fatima ha provocato la morte di almeno 16 persone, tra cui un sacerdote cattolico, p. Albert Toungoumale-Baba. Non lontano c’è il quartiere PK5, abitato in prevalenza da musulmani, dove i disordini sono cominciati, quando le forze di sicurezza hanno fermato un veicolo con a bordo un certo Moussa Empereur, appartenente alla milizia musulmana, soprannominata “Force”, e comandata dall’ex-generale Nimery Matar Djamous. Nel cercare di sfuggire all’arresto, questi è stato ferito dai militari. I suoi uomini hanno allora attaccato le forze di sicurezza e scatenato la violenza contro i civili, secondo il racconto di fonti locali all’Agenzia Fides, organo del Vaticano.

Un drappello si è poi diretto verso la parrocchia di Notre Dame de Fatima, dove hanno colpito p. Albert, che stava celebrando la Messa in onore di S. Giuseppe. “Il sacerdote ucciso non era il parroco di Notre Dame di Fatima, ma un sacerdote centrafricano (uno tra i più anziani della diocesi di Bangui), che si trovava lì per la celebrazione in quanto cappellano del movimento Fraternité Saint Joseph” dicono le fonti di Fides. I miliziani hanno esploso colpi di armi da fuoco e gettato bombe a mano contro i fedeli. Oltre alle 16 vittime, si contano un centinaio di feriti.

Purtroppo c’è stata una reazione brutale della folla inferocita per questo attacco: una marcia di protesta, diretta alla Presidenza della Repubblica, è passata per il quartiere di Lakouanga  dove i manifestanti hanno distrutto una moschea e bruciato vivo due uomini.

Preti e cristiani obiettivi dei gruppi armati

La Chiesa di Notre Dame de Fatima aveva già subito un assalto sanguinoso il 28 maggio 2014, nel corso del quale erano stati uccisi 18 fedeli.

Sempre in Centrafrica il 22 marzo di quest’anno è stato ucciso un altro prete, p. Joseph Désiré Angbabata, parroco di Séko, una località a 60 km da Bambari. Durante la notte c’erano stati violenti combattimenti tra due gruppi armati. Uno di questi si è diretto alla Parrocchia ed ha colpito il prete.

Una chiesa attaccata in Nigeria

Il 24 aprile all’alba i parrocchiani del villaggio di Mbalom, nello Stato di Benue (Nigeria centrale), stavano partecipando alla messa per un funerale. La messa era comincia alle 5.30 ed era molto frequentata. All’improvviso rimbombano dei colpi di arma da fuoco, esplosi da un gruppo di una trentina di assaltanti. (Nella foto i danni di una granata nella chiesa)

La gente, presa dal panico, cerca di fuggire. Ma 19 persone cadono a terra, uccise a sangue freddo: tra di essi i due preti celebranti, i padri Joseph Gor e Felix Tyolaha (nella foto). Altre decine di persone rimangono ferite. Dopo aver attaccato la chiesa, i banditi entrano nel villaggio per razziare, e radono al suolo più di 60 case e fienili. P. Moses Iorapuu, Direttore delle Comunicazioni della diocesi di Makurdi, dichiara all’Agenzia Fides: “Confermiamo la morte dei due nostri preti, uccisi nell’attacco mortale da parte di pastori terroristi nel villaggio di Mbalom, nella parrocchia di Sant’Ignace Ukpor-Mbalom. La polizia sembra non sapere ancora nulla di questi attacchi”.

Gli scontri tra pastori semi-nomadi di etnia fulani (mussulmani) e agricoltori di etnie stanziali locali (in maggioranza cristiani) sono una costante in queste regioni della Nigeria. Secondo dati di International Crisis Group i morti sarebbero già 2.500 dal 2016 a oggi, e avrebbero provocato 175.000 sfollati solo nello stato di Benue.

Goma, Congo: un prete ucciso alla fine della messa

P. Étienne Sengiyumva (nella foto), 38 anni, era il parroco di Kitchanga. Domenica 8 aprile aveva appena finito di celebrare la messa con battesimi e matrimoni nella località di Kyahemba. Mons. Théophile Kaboy Ruboneka, suo Vescovo a Goma, così riporta a Fides: “Dopo la messa aveva riunito i suoi collaboratori, quando un uomo armato, accompagnato da altre persone, è entrato nella sala della riunione ed ha sparato a bruciapelo alla testa del sacerdote, uccidendolo sul colpo. L’omicidio è stato cosi rapido che gli astanti non si sono resi conto del numero di persone che sono entrate nella sala per uccidere p. Étienne”.

Continua il Vescovo: “È difficile attribuire delle responsabilità. La nostra regione è infestata da gruppi armati diversi, almeno 15, che non si riescono a smantellare nonostante la presenza dell’esercito regolare e dei Caschi Blu della Missione dell’ONU. P. Étienne è il terzo prete ucciso nell’area. Le inchieste sui responsabili di queste morti non concludono mai nulla. Da parte nostra faremo di tutto per identificare gli assassini di p. Étienne, anche se non ci facciamo molte illusione. In questi casi i testimoni temono per la propria vita e quella dei loro cari e difficilmente offrono elementi utili alle indagini”.

Sotto accusa il gruppo armato Mai-Mai Nyatura, cui apparterrebbe l’assassino. È un gruppo di auto-difesa formato da hutu provenienti dal vicino Rwanda e istallati nel Nord-Kivu da parecchi anni. Secondo gli esperti del GEC, Gruppo di Studio sul Congo dell’Università di New York, da febbraio a oggi nel Nord e Sud-Kivu si contano 106 assassini, 80 rapimenti e 52 scontri tra gruppi armati.

Anche la Costa d’Avorio  piange un suo prete

L’insicurezza e le conseguenze della lunga guerra civile ivoriana sono all’origine dell’assassinio di p. Bernardin Brou Aka Daniel, 42 anni, vice-parroco della parrocchia del Sacro Cuore di Koun-Abronso, nella diocesi di Abengourou, nell’est del paese. Il 23 aprile percorreva con la sua auto la strada che porta a Agnibilekrou, dopo una riunione nella città sede della diocesi. Un gruppo di banditi era in agguato. Gli hanno sparato una raffica di mitra contro la sua auto. Lui ha fermato immediatamente l’auto ed è sceso. I banditi gli hanno intimato di consegnare tutti i soldi che aveva. Ma vedendolo esitante, non hanno voluto ascoltare le sue scuse, il fatto di avere su di sé solo una piccola somma: gli hanno sparato a bruciapelo, ferendolo mortalmente allo stomaco. Poi fuggono. Il suo compagno di viaggio, lui pure prete, riesce ad accompagnarlo all’ospedale di Agnibilekrou, ma i medici non possono che costatare la sua morte per dissanguamento. Questi attacchi lungo le strade sono in genere perpetrati da ex-ribelli che non hanno consegnato le armi e che hanno fatto del crimine la loro professione.

Fare il prete nelle zone di conflitto

Fare il prete in Africa, nei paesi e nelle regioni di conflitti,  è diventato estremamente pericoloso. La chiesa paga con il sangue la fedeltà e la coerenza alla sua missione. I preti sono pastori vicini alla loro gente, non l’abbandonano nelle situazioni di insicurezza, e sono in prima linea quando i lupi rapaci vogliono colpire il loro gregge.

VIDEO dal sito di Le Monde sulle ultime violenze in Centrafrica

VIDEO DI CHANNELS TV sull’attacco alla Chiesa nel Benue State, Nigeria