La piccola chiesa d’Algeria vive una missione di prossimità alla gente, che non è fatta di grandi proclami. Si pratica la vicinanza, la carità, l’amicizia, il dialogo e la testimonianza di vita.

Scrive il vescovo di Algeri, mons. Paul Desfarges: “La Chiesa d’Algeria ha una missione: dobbiamo essere tessitori di amicizia, fraternità e pace con tutti. Siamo chiamati a disarmare i cuori. Siamo una Chiesa dell’incontro. È stata una benedizione dal cielo la beatificazione del 19 Martiri, uccisi per non aver voluto lasciare una terra musulmana nel “decennio nero” del terrorismo islamico che dal 1991 al 2002 ha fatto 150.000 vittime. È passato più di un anno dalla beatificazione avvenuta l’8 dicembre 2018 a Orano. La vita di ciascuno di loro è stata una vita donata a Dio e all’Algeria. Storie nel segno della condivisione e del servizio. Associamo i nostri beati alle migliaia di algerini che hanno perso la vita. Ancora oggi ci ripetono: il nostro è l’Islam della convivialità”.

“Non andate via! Voi siete il sasso che permette alla porta di rimanere aperta”, così la gente diceva alle suore missionarie di Nostra Signora degli Apostoli negli anni ‘90 in Algeria. La presenza dei futuri 19 Martiri d’Algeria rappresentava questo: una voce amica, una speranza che il paese non si sarebbe chiuso.

La beatificazione dei 19 Martiri nella chiesa di Santa Cruz

Sr Bibiane Leclerq e sr Angèle-Marie Littlejohn sono assassinate il 3 settembre 1995 ad Algeri, mentre tornano dalla messa. Erano in Algeria da 35 anni. Impegnate nella formazione delle ragazze del quartiere popolare di Belcourt, insegnavano cucito e ricamo algerino, assistevano le famiglie, coltivavano relazioni di amicizia con i vicini. “Percorrevano il nostro quartiere per andare al mercato, e quando passavano vicino dicevamo loro: Buongiorno, mamme”, racconta un testimone. Nei momenti bui sentirono che dovevano restare “per condividere le sofferenze della gente” e continuare a tenere aperta la porta della speranza.

La missione in Algeria che vivo da più di 10 anni la simboleggio come una caraffa piena di acqua fresca, che rappresenta l’amore di Dio del quale siamo riempiti, e il modo in cui si esso offre alle persone che incontriamo.

Questa è l’evangelizzazione che noi viviamo, nel silenzio della parola umana, ma con una presenza che grida alle orecchie delle nostre sorelle e dei nostri fratelli musulmani.

Eccone un esempio. Un giorno una delle nostre suore viene interrogata da un poliziotto che con insistenza le rimprovera: “Lei evangelizza!”.

La sorella di difende assicurando che sa bene che è vietato. Lei è una semplice fisioterapista. Il poliziotto le spiega che non sta predicando, ma: “Sorella, lei evangelizza per il semplice fatto che è qui!”

La Cattedrale del Sacro Cuore a Orano

L’annuncio dell’Amore di Dio non ha necessariamente bisogno di parole, come per gli innamorati. Le coppie si amano anche in silenzio, passano il tempo a offrirsi segni concreti d’amore.

È così che il nostro amore, che ha la sua sorgente in Cristo, si dona attraverso ogni servizio che offriamo.

La Parola che mi abita è il brano del Vangelo di Giovanni dove Gesù dice: “Ho altre pecore che non provengono da questo recinto. Anche quelle io devo guidare”.

C’è un gregge di musulmani che segue l’insegnamento di Gesù restando tale. C’è poi la realtà di coloro che si sentono chiamati, ma per i quali è difficile realizzare il loro desiderio, o quelli che vivono la loro fede nel nascondimento.

Dal primo giorno in cui ho messo piede in Algeria mi sono sentita chiamata a diffondere l’Amore di Dio a questi fratelli e sorelle e niente più, il resto lo fa il Signore.

Il nostro Istituto qui è presente con un’unica comunità composta da tre suore: sr Lydia, una nigeriana infermiera e ostetrica; sr Philippine, togolese, catechista, ed io, sr Sandra, infermiera.

La città di Orano

Siamo nella diocesi di Orano al confine con il Marocco. La chiesa è formata da comunità interculturali di studenti universitari sub-sahariani, coppie miste, migranti, religiosi/e, preti e volontari.

La nostra comunità si trova all’estremo ovest della diocesi e la nostra parrocchia dista 15 km da casa nostra. C’è una forte presenza di giovani sub-sahariani di altre confessioni cristiane e così abbiamo iniziato a vivere ogni tre settimane, al posto della Messa, una celebrazione ecumenica. Questo sta creando un’unità maggiore, visibile e positiva anche per il circondario musulmano.

Nel nostro territorio, di circa 1.500 kmq, siamo l’unica presenza di religiose con le attività che ci sono proprie: formazione e alfabetizzazione femminile, corsi di sostegno in francese e inglese, infermiere a domicilio, assistenza sociale, visite a famiglie in difficoltà e con handicappati a carico, visita dei prigionieri migranti cristiani, catecumenato in parrocchia.

Il popolo algerino è un popolo con grandi possibilità, che ha bisogno di veder riconosciuti i propri valori, ma che dee ancora crescere nell’unità tra le etnie, nel rispetto delle minoranze e della differenza religiosa, affinché tutti possano vivere appieno la loro cittadinanza e costruire un’Algeria protagonista di unità tra i Paesi africani.

Sr Sandra Catapano, Algeri

Foto: Wikipedia, sito eglise-catholique-algerie.org , Vaticannews