In un articolo pubblicato dall’Osservatore Romano, quotidiano del Vaticano, Chimamanda Ngozi Adichie, affermata scrittrice nigeriana, residente negli Stati Uniti, parte dall’enciclica di papa Francesco Fratelli Tutti per fare alcune riflessioni sulla Chiesa nigeriana, sulla fede, sull’amore cristiano

Una lettura molto personale dell’enciclica Fratelli Tutti sulle pagine dell’Osservatore Romano: è l’ultima sorpresa che ci riserva la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie.

L’enciclica di papa Francesco sulla fraternità umana è, infatti, l’occasione per la giovane donna di rileggere alcuni avvenimenti della sua vita ma anche di ripensare la Chiesa della Nigeria.

Chi è Chimamanda Ngozi Adichie?

Chimamanda Ngozi Adichie è nata a Enugu, nella Nigeria sudorientale, nel 1977. È cresciuta nel campus dell’Università della Nigeria, a Nsukka, dove suo padre James Nwoye Adichie era professore, e sua madre, Grace Ifeoma, è stata la prima donna a ricoprire la carica di segretario generale.

Scrittrice, femminista, è autrice di diversi libri di successo: L’ibisco viola, Metà di un sole giallo, ma soprattutto Americanah (2013), che ha venduto più di 500.000 copie ed è stato tradotto in una trentina di lingue.

Nel 2013 si è distinta come icona femminista, con una conferenza dal titolo: “Dovremmo tutti essere femministe”. Il video del suo discorso supera rapidamente i 3 milioni di visualizzazioni su Youtube. La cantante Beyonce ne riprende alcune frasi forti nel suo titolo Flawless.

La sua lettura di Fratelli Tutti

Chimamanda Ngozi Adichi ha letto il testo del papa in un momento delicato della sua vita. In meno di un anno aveva perso suo padre e sua madre, a cui era molto legata.

La lettera di papa Francesco gli è apparsa come “un regalo di cui non sapevo di avere bisogno prima di riceverlo”.

Fratelli Tutti ha suscitato in lei una serie di interrogativi, in particolare per quanto riguarda l’appello del papa a sentirsi “una sola famiglia umana”.

La scrittrice ha ricevuto un’educazione cattolica, ma con il passare del tempo, urtata da comportamenti scioccanti di alcuni membri della Chiesa cattolica nigeriana, la sua fede si è affievolita.

Descrive una serie di episodi agli antipodi della fraternità umana: una coppia a cui è negata la comunione perché il loro figlio aveva sposato un anglicano, dei poveri a cui si rifiutano funerali perché non in regola con i loro contributi finanziari alla chiesa, dei chierichetti schiaffeggiati dal prete sull’altare durante la messa, delle donne a cui viene negato l’accesso alla chiesa con il pretesto che non hanno un abbigliamento sufficientemente coperto.

Chimamanda Ngozi Adichie riprende anche le parole dell’ex-arcivescovo di Abuja, il cardinale John Onaiyekan, sulle vessazioni subite dai vescovi africani dai loro colleghi dei paesi di vecchia cristianità. Un’occasione, per lei, di fermarsi su un punto affrontato dall’enciclica di papa Francesco: il razzismo, e il disagio che questa parola suscita. “È comune oggi evitare certe parole come ‘razzismo’, anche se si tratta dell’unica parola che descrive più precisamente una situazione”, condanna.

“Una persona che ritrova lentamente conforto nei rituali cattolici”

I genitori dell’autrice hanno avuto diritto a funerali cattolici. Ma lo loro organizzazione ha esposto la famiglia all’attitudine clericale della Chiesa della Nigeria.

Sorprendentemente, questa prova ha però spinto in Chimamanda a riprendere una pratica più assidua dei riti cattolici.

Tuttavia, la scrittrice non si considera cattolica, ma piuttosto “una persona che trova lentamente conforto nei rituali cattolici”. La distinzione è importante, ritiene, perché “l’identità implica una responsabilità: essere cattolico romano è dover rendere conto di tutte le proprie posizioni, cosa che non posso fare, in tutta onestà”.

Ma Fratelli Tutti è soprattutto, per la scrittrice, l’occasione per reimmaginare la Chiesa, una Chiesa abitata dall’amicizia umana, che spingerebbe tutti i nigeriani a cogliersi come membri di una stessa famiglia umana.

Lucie Sarr
sul blog Africa di La Croix

Leggi l’articolo integrale di Chimamanda sull’Osservatore Romano

Foto: pagina youtube di TED