La devastazione lasciata dietro di sé del ciclone Chido, che si è abbattuto sulle isole Comore, toccando anche Mozambico e Madagascar, dimostra come l’Enciclica di Papa Francesco «Laudato si’» sia quanto mai attuale e quanto sia fondamentale superare l’atteggiamento di indifferenza verso chi abita ad altre latitudini, distanti dal cosiddetto “nord del mondo”.
Ci sono zone del continente africano spesso dimenticate o misconosciute nel cosiddetto “nord del mondo”. È il caso per esempio delle isole Comore, arcipelago dell’Oceano Indiano, situato tra il Mozambico e il Madagascar, la cui collocazione geografica le rende apparentemente lontane da noi.
Nel 2025, festeggeranno i 50 anni d’indipendenza dalla Francia, a eccezione di Mayotte, rimasta sempre fedele all’amministrazione parigina, tanto da ottenere lo status speciale di collettività territoriale d’oltremare nel 2011: divenne così il 101° dipartimento francese.
Nonostante le isole Comore e la Mayotte siano divise sul piano politico-istituzionale e statuale, rimangono accomunate dalla loro posizione geografica.
Si trovano infatti in un’area da sempre soggetta a tempeste violente e distruttive. In particolare, è tra dicembre e marzo che la zona entra nella fatidica “stagione dei cicloni” provenienti dall’Oceano Indiano.
E anche nel 2024, immancabilmente, tale stagione è iniziata puntuale.
Il ciclone, chiamato Chido, si è abbattuto in questa zona tra il 14 e il 15 dicembre; le sue raffiche di oltre 220 chilometri orari hanno lasciato dietro di sé morti e devastazione.
Anche altre regioni dell’Africa orientale sono state toccate dalla sua furia, come il Mozambico e il Madagascar.
Le isole Mayotte hanno subito le peggiori conseguenze: centinaia i morti, numerosi i dispersi; e poi interruzione di elettricità e distruzione di abitazioni già insicure. Secondo gli esperti meteorologici, Chido è stato per l’arcipelago delle Comore il più violento ciclone degli ultimi 90 anni.
E gli studi meteorologici evidenziano come in futuro i cicloni peggioreranno a causa dei cambiamenti climatici.
Le conseguenze di “Chido” dimostrano come i più poveri siano anche i più vulnerabili difronte a questi eventi. Basta osservare le immagini delle bidonvilles di Mayotte per capirlo…
Ecco che si manifesta ancora tristemente la correlazione tra condizioni di vita precarie ed effetti del riscaldamento globale.
Come ha ribadito più volte Papa Francesco, la crisi del clima è “una questione sociale” che si collega “alla dignità della vita umana”. Occorre quindi “prestare attenzione al grido della terra … [e] ascoltare la supplica dei poveri!”.
Si legge nella quanto mai attuale Lettera Enciclica Laudato si’ del Santo Padre sulla “Cura Della Casa Comune”:
«L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale. Di fatto, il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta».
Ciò che è accaduto di recente nell’arcipelago delle Comore è una conferma di quanto avvertiva, nove anni fa, il Pontefice.
La Lettera Enciclica Laudato si’ diffusa nel 2015 è rivolta a tutti coloro, credenti e non credenti, che hanno a cuore non solo la nostra Casa Comune, ma anche tutti i popoli che la abitano, nessuno escluso.
In questo periodo natalizio, ri-leggere la Lettera Enciclica Laudato si’ può risvegliare tante coscienze sopite e può farci capire, come scrive Papa Francesco, che:
L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra Casa Comune.
Silvia C. Turrin