Daniela e Orlando in questa intervista ci raccontano come è iniziata la loro amicizia con i padri SMA della casa di animazione missionaria di Feriole. Amicizia che è sfociata nel loro impegno a favore dell’Associazione DUMA, che sostiene adozioni a distanza e progetti sanitari in Costa d’Avorio.
Come siete entrati nella famiglia SMA e cosa vi ha conquistato del mondo missionario?
Daniela e Orlando: Conosciamo la SMA da quando eravamo giovani: abbiamo sempre frequentato la parrocchia e, tramite la parrocchia, la SMA che inizialmente abbiamo frequentato per un po’, ma poi non l’abbiamo più seguita, pur continuando a fare volontariato e a seguire la vita pastorale della città.
Una decina di anni fa, tuttavia, ci siamo riavvicinati grazie alla Scuola della Parola e abbiamo riscoperto un ambiente che ci ha conquistato per il modo di fare. L’esperienza missionaria vissuta in prima persona rende i padri attenti alla persona, attenti all’accoglienza. Ogni persona si sente importante accanto a loro. Frequentando la scuola della parola, i rapporti sono diventati sempre più vicini.
Poi, una sera, li abbiamo invitati a cena e ci hanno chiesto di diventare animatori della Scuola della Parola. Era proprio il momento della vita in cui dovevamo tornare a prenderci impegni di questo tipo. Così abbiamo alle spalle sei anni come animatori, con vari padri e suore, ed è stata un’esperienza molto forte e importante.
La Scuola della Parola, sia prima di esserne animatori, sia dopo, ci ha fatto entrare in questo mondo missionario del quale eravamo inconsapevoli e, in qualche modo, questo percorso ci stava preparando all’impegno con l’Associazione DUMA che abbiamo oggi.
In fondo, essendoci conosciuti nel gruppo Giovanissimi della nostra parrocchia di San Bartolomeo di Tencarola – vicino a Feriole – la nostra vita di coppia è sempre stata incentrata sulla ricerca di Gesù: i nostri 37 anni di matrimonio sono interamente sostenuti da esperienze e scelte che abbiamo compiuto insieme.
Essere entrati nella grande famiglia SMA e NSA di Feriole è stata una conseguenza di questo percorso in una comunità viva, fondata da un rapporto di amicizia e stima.
Siete stati in Africa: cosa avete portato a casa dal vostro viaggio?
Lui. Ho avuto un’esperienza in Kenya e di vedere le missioni padovane. Un nostro amico sacerdote responsabile dell’ufficio missionario e questo mi ha stimolato e colpito di come i missionari padovani vivono. Ho conosciuto un progetto “Saint Martin”, preparato da un padre padovano, e questo mi ha stimolato alla conoscenza della vita missionaria.
Poi insieme in Costa d’Avorio per la scelta del duma abbiamo visto l’opera della SMA e dell’Associazione DUMA. Fu galeotta un’altra cena. Padre Lorenzo ci chiese per duma, cercavano dei testimoni.
Prima di decidere abbiamo fatto un viaggio in Africa per capire di cosa stessimo parlando. Un viaggio molto difficile. Per me soprattutto un trauma. Il mondo in cui ti ritrovi è diverso dal nostro, dal punto di vista sociale, igienico. Finché non si va non ci si può rendere conto.
Il primo viaggio in Africa è stato il viaggio della consapevolezza. Lì abbiamo finalmente capito, visto, annusato il popolo africano che effettivamente soffre in un modo che ti fa capire. Prima cosa che ho pensato atterrando “chi me lo ha fatto fare?” poi le cose non capitano mai a caso, ma se Qualcuno ti mette sulla strada qualcosa è perché pensa che tu possa fartene carico. A quel punto abbiamo detto sì, ci siamo. L’anno dopo c’è stato il viaggio della progettualità: lì abbiamo guardato non più con occhi da spettatore, ma da protagonisti.
Il nostro impegno, il nostro viaggio è una cosa molto semplice: stiamo mettendo un ponte fra l’associazione e la Costa d’Avorio, adesso ci stiamo allargando alla Liberia, all’Angola, ma è creare rapporti fra persone. Abbiamo alle spalle diversi sostenitori che coinvolgiamo nei nostri progetti.
Il nostro camminare è sempre legato alla vita della SMA. Ci stiamo occupando del duma da 4 anni. Non è l’associazione di Daniela e orlando, ma una delle anime della SMA. Ci fidiamo dei padri SMA, è con loro che vogliamo condividere ogni progetto, ci ritroviamo nel loro stile.
Com’è cambiata la vostra vita come volontari e sostenitori SMA nell’ultimo anno?
All’inizio temevamo che i nostri sostenitori si potessero allontanare, ma non è stato assolutamente così. Facciamo quotidianamente esperienza della Provvidenza. Abbiamo esperienza quotidiana di un incrocio perfetto di quello che commercialmente si direbbe “domanda e offerta”.
Abbiamo dovuto rallentare le attività dell’animazione missionaria. In Africa hanno pregato per noi perché sapevano e leggevano cosa stava succedendo in Europa. Abbiamo pregato per loro affinché non partisse il covid. In Africa si muore per dissenteria, il covid non spaventa per questo. L’africano vive dal mattino alla sera, non si preoccupa del tesoretto e della pensione.
Abbiamo però riscoperto le potenzialità positive delle tecnologie: abbiamo potuto finalmente fare un’assemblea duma internazionale, con i fondatori da Asti, con noi a Padova, collegamenti con p. Lorenzo Snider in Liberia e con Genova.
Intervista a cura di Marta Farruggia