Ancora una brutta storia che parla di trafficanti senza scrupoli, di politici corrotti, di conflitti che non finiscono mai, di minatori artigianali decimati dalla tubercolosi, dall’Aids e dalle pallottole. La solita storia dei diamanti di sangue, che come una maledizione impedisce a certi territori dell’Africa di evolvere verso il benessere economico, la coesione sociale e la democrazia.

Ancora una volta i protagonisti sono: un trafficante israeliano e un politico corrotto. Una storia a cui si aggiunge un nuovo capitolo, come racconta Global Witness, la Ong inglese specializzata in campagne di denuncia sulle risorse naturali di conflitto.

Il rapporto di Global Witness

Nel suo rapporto “Undermining sanction , pubblicato il 2/07/2020, Global Witness denuncia che il miliardario israeliano Dan Gertler ha aggirato le sanzioni del governo americano, che nel 2017 lo aveva denunciato per aver raggirato il sistema di tassazione delle transazioni minerarie ed aver evaso il fisco, continuando a fare affari illeciti con il traffico di diamanti congolesi, protetto dall’ex-presidente della Rd del Congo, Laurent Kabila.

Multinazionali del settore miniero, come la Glencore (leggi qualcuna delle malefatte raccontate dall’inglese The Guardian), campioni nel mettere in pratica il vecchio detto latino “pecunia non olet”, hanno comprato i suoi diamanti, li hanno “lavati” (cioè riciclati) e immessi nel mercato mondiale (cioè le piazze di Anversa, Londra, Tel Aviv e New York), il quale, come spesso fa, finge di non conoscerne la provenienza, e ipocritamente viola il codice etico che lui stesso si è dato.

Global Witness porta le prove dell’implicazione di Dan Gertler in una rete internazionale di riciclaggio di denaro, e dei suoi stretti legami con influenti esponenti del mondo politico della RD del Congo, Paese che l’israeliano chiama “la sua seconda casa”. La holding del magnate israeliano, la Gerco, e decine di altre sue società paravento, tutte registrate nei paradisi fiscali, avrebbero coperto questi traffici. E dal lato congolese, sotto i riflettori è finita la banca d’affari Afriland.

L’ex-presidente Kabila, amico di lunga data di Gertler, pochi mesi prima delle elezioni presidenziali del 2019 (alle quali non si presentava), avrebbe firmato un contratto con una società riconducibile all’amico, la Evelyne Investissement. Implicata nell’affare è pure l’impresa mineraria statale Gécamines, da sempre fucina di affari poco trasparenti.

Gertler in affari con il clan Kabila

Il nuovo presidente della RDC, Félix Tshisekedi, poco dopo la sua elezione nel gennaio 2019 e la formazione del nuovo governo in alleanza con il partito di Kabila, avrebbe incontrato privatamente Dan Gertler, e da allora, fa notare il quotidiano francese Le Monde, si è sempre astenuto dal criticare in pubblico il personaggio e i suoi interessi minerari nel Paese.

Sono milioni e milioni i dollari sfuggiti al fisco della RD del Congo e degli altri Paesi in cui Gertler fa affari, e sottratti alla popolazione, sottolinea il rapporto dell’Ong inglese. Anche la UE viene bacchettata per l’ignavia e la superficialità con cui affronta sempre la questione del commercio opaco delle materie prime congolesi.

Specialista nel deal “diamanti in cambio di armi”.

Nella biografia tracciata da Wikipedia, Dan Gertler, nato in una famiglia dedita da decenni al commercio e al taglio dei diamanti, avrebbe cominciato appena ventenne ad esercitarsi in Angola e Liberia nel traffico “diamanti in cambio di armi”.

Nel 1997, quando ha solo 23 anni, sbarca nell’ex-Zaire e capisce subito che deve ingraziarsi Laurent Kabila, che ha lanciato la sua rivoluzione per abbattere Mobutu. Oltre ai diamanti ottiene da lui facilitazioni nell’esportazione del cobalto e del rame.

Poi nel 2000 il colpo da vero campione: si fa nominare esportatore unico ed esclusivo dei diamanti congolesi. Il sottofondo di questo accordo è un contratto pluriennale con società israeliane specializzate nel commercio delle armi.

P. Marco Prada

Foto:  africa-express.info; makaangola.org; thisismoney.co.uk

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