Mi chiamo Maria Dolores Agúndez Leal, ma tutti mi chiamano Lola. Sono una missionaria laica associata ai missionari della SMA di Spagna. Venti anni fa, sono andata in Etiopia per lavorare a un progetto di ricerca forestale e sono rimasta colpita da questo viaggio: ho visto la realtà dell’Etiopia, la sofferenza della gente e per me è stato uno shock vedere la differenza nel livello di vita tra Africa ed Europa.

Quando sono tornata in Spagna, ho cercato un modo di continuare a lavorare con l’Africa, da volontaria. Ho fatto una ricerca in Internet e mi sono imbattuta nella pagina della SMA di Spagna. Ho contattato p. José Ramon e gli ho detto che volevo andare in Africa. Mi ha detto di cominciare facendo conoscenza con il gruppo di laici SMA di Madrid.

Nel 2002 ho potuto trascorrere due mesi a Nikki, in Benin. Ho potuto visitare tutte le missioni in cui lavoravano i missionari SMA spagnoli. Poi, il secondo anno, sono stata nella missione di Pereré. È così che poco a poco ho iniziato. Nel 2004, sono andata a Kalalé, sempre in Benin e vi sono rimasta per quattro anni. Ho accompagnato alcune comunità cristiane e alcuni gruppi di donne. Ho incoraggiato le donne a fare degli orti. Le mie ricerche botaniche sulle piante mi avevano fatto conoscere le possibilità che dà l’albero del karité.

Poi sono passata a Banikanni, sempre in Benin, ma i contatti con la comunità sono cambiati, dato che si trattava di una parrocchia di città. Ho partecipato alle attività delle associazioni cattoliche femminili, sono andata nei villaggi per le preghiere domenicali e per aiutare ad organizzare la catechesi. Intanto rimanevo in contatto con l’Università di Parakou per le mie ricerche.

A un certo punto volevo lasciare il mio lavoro e dedicarmi a tempo pieno all’opera missionaria. Ma p. Rafael mi ha consigliato di mantenere la mia professione. Confesso che questo lavoro mi è sempre piaciuto. E i miei colleghi dell’Istituto di ricerca agronomica della Spagna mi hanno sempre incoraggiato a continuare. Ho capito che avrei dovuto sempre dividere il mio tempo tra la missione e il mio lavoro, ma all’inizio per me era un po’ difficile. Per la gente non era facile capire che ero una missionaria laica e che, in più, avevo la mia professione.

Anche l’incontro con altri laici, cristiani o musulmani, mi ha dato molta gioia: quando spiegavo il mio ruolo nella missione, rimanevano sorpresi, ma poi capivano e penso che sia stato una buona testimonianza. Ciò mi ha anche aiutato a capire la mia vocazione e il mio ruolo nella missione. Aiutare i sacerdoti e collaborare con loro in Spagna, o partire in missione come laica non è la stessa cosa: partire è una sfida.

In Niger abbiamo iniziato una nuova missione di sacerdoti e laici insieme a Torodi. Abbiamo creato un gruppo di sacerdoti e laici in cui ognuno doveva trovare il proprio posto e aiutare gli altri a creare una comunità in un clima di libertà e di sostegno reciproco. In quanto missionari laici, ci siamo concentrati sullo sviluppo e la sensibilizzazione della popolazione per migliorare la loro igiene, la loro salute e la loro nutrizione. Abbiamo condiviso tutto in comunità, e penso che siamo partiti bene, ma la situazione securitaria in Niger dopo il rapimento di p. Gigi Maccalli è cambiata, e ora stiamo aspettando di capire cosa si può fare.

In Europa, la realtà è pure molto difficile. Vediamo come arrivano i migranti in Europa e come i governi e l’Unione europea gestiscono questa realtà. È doloroso. Dovremmo approfondire e riconsiderare le nostre relazioni, in quanto europei, con le persone che vengono da noi. In quanto missionari in Africa, abbiamo qualcosa da dire. In Spagna, siamo a soli quindici chilometri dall’Africa. Alcune persone non hanno mai avuto contatti con gli africani. Hanno paura e non sanno come mettersi in contatto con loro. Ma noi abbiamo il dovere di far conoscere la realtà, di mostrare che siamo tutti figli e figlie di Dio. “Siamo uguali” è un’espressione che ho imparato in Benin, ed è una buona cosa ripeterlo!

Maria Dolores Agúndez Leal
missionaria laica in Benin e Niger