Giovedì scorso, 14 dicembre, si è spento Andrea Cabella, e il giorno dopo l’ingegnere Zadio Senise.
Andrea era ragioniere, con una carriera da bancario interamente vissuta alla CARIGE. Ha conosciuto la SMA poco prima di andare in pensione, e da quel momento è diventato uno dei nostri volontari più fedeli e insostituibili.
Ha messo tutte le sue competenze a servizio dell’amministrazione della SMA, e non c’era un problema che non sapesse risolvere. La sua gentilezza, la sua disponibilità lo hanno fatto amare da tutti, padri, suore e volontari SMA.
Nel 2010, in occasione dei 50 anni dell’apertura della nostra casa Genova Quarto, la SMA lo aveva voluto come suo membro onorario. Mai avevamo visto Andrea così emozionato e commosso. E da allora, più che un volontario, Andrea era un nostro fratello, anche lui, a modo suo missionario.
Una grave malattia lo ha colpito negli ultimi anni, e lo ha forzato ad interrompere le sue attività. Accudito dai 4 figli si è spento serenamente. Nel cielo ha ritrovato tanti confratelli SMA, e insieme a loro continuerà a “dare una mano” ai missionari e alla missione.
L’ingegner Senise era una vera istituzione della SMA. È stato forse il primo italiano che si è legato alla nascente SMA italiana. È a lui che l’irlandese padre Michael Colleran si è rivolto, quando si è trattato di acquistare e ristrutturare la nostra casa di via Borghero a Genova, la prima casa del ramo SMA italiano.
Certamente anche lui è rimasto colpito da questo corpulento irlandese, appassionato per la missione in Africa, e questa casa e i suoi sprovveduti occupanti gli sono rimasti nel cuore, fino agli ultimi anni della sua lunga vita.
Gli economi e i provinciali SMA si sono avvicendati, ma l’ingegner Senise è sempre rimasto il punto di riferimento per ogni aspetto tecnico della casa e della proprietà.
È lui che ha progettato l’ampliamento della casa nel 1987, e i vari lavori di adeguamento della casa alle nuove necessità di noi padri SMA. La sua precisione e la sua competenza erano ben conosciute da muratori, elettricisti, idraulici, che dovevano eseguire i loro lavori “a regola d’arte”. E contro la sua infinita e tenace pazienza non c’era funzionario degli uffici tecnici o della soprintendenza che sapesse resistere.
Il suo nome e il suo ricordo restano per sempre scritti in tutte le opere che ha realizzato per noi, permettendo a noi missionari, come amava dire, di dedicarci alla missione senza la preoccupazione delle questioni tecniche dell’edilizia.
P. Marco Prada