“Alcuni preferirebbero morire piuttosto che lasciare i loro morti senza sepoltura”
Gli antropologi sostengono che la lotta contro Ebola non sarà vinta finché non saremo impegnati alla ricerca della causa di Ebola. A Monrovia in Liberia, c’è un divario preoccupante tra il numero di pazienti in crescita e il numero dei corpi raccolti per cremazione.
Ogni giorno i corpi dei morti da Ebola sono raccolti a centri clinic e ospedali di Monrovia. Sono ammucchiati in un obitorio specializzato per loro di essere bruciati. E il numero di cadaveri raccolti dai familiari diminuisce di giorno in giorno. Secondo Van der Velde di MSF che si occupa della raccolta dei cadaveri, “pochissimi di quelli raccolti sono mostrati alla famiglia.”
È molto rischioso entrare in contatto con chi muore di Ebola. La malattia è altamente contagiosa nella sua fase avanzata, anche dopo la morte. Secondo l’OMS, Ebola, fino ad ora, la peggiore epidemia del mondo ha già ucciso più di 4.000 persone, la metà delle quali in Liberia.
Alla fine di settembre, il forno crematorio ha lavorato senza sosta, bruciando 80 persone ogni giorno. Ai primi di ottobre il numero si riduce a 30/40 corpi. Questo significa che i morti vengono nascosti per essere seppelliti in segreto. Di quanto capita nei villaggi sappiamo ancora meno!
Buone morti e morti cattive
La domanda è: “perché la gente lo fa?” ci sono molte ragioni, ma un fatto è molto chiaro: i morti sono sepolti secondo i riti che la cultura possiede per onorarli e accompagnarli durante il loro ultimo viaggio, senza preoccuparsi di norme di sicurezza. La credenza normale sovente distingue fra ‘buona morte’ e ‘cattiva morte’. Per la maggior parte delle culture e credenze tradizionali, il funerale è un passaggio (per musulmani e cristiani) da questo mondo al mondo degli spiriti.
In molti paesi africani, la ‘buona morte’ è molto personale e i sensi giocano un ruolo importante; è necessario toccare una persona cara, piangerla, baciarla. Il cadavere è lavato dalla famiglia, si mette olio di palma e si veste con gli abiti migliori. Il corpo rimane a casa per essere vistato e poi è sepolto nel cortile vicino a casa.
Con Ebola, non c’è una buona morte
Qualsiasi contatto, anche un semplice tocco può diffondere la malattia. Al momento della morte, la capacità di trasmissione è al suo massimo. Per questo motivo, non può esserci funerale tradizionale, in modo che il corpo e l’anima dello spirato rimanga in pace e segua il corso normale della vita nuova; mentre vengono consolati coloro che vivono.
L’orrore della malattia nel popolo è aggravato lasciando che i loro morti siano sepolti o cremati da ‘stranieri’ e non ci siano le condoglianze e i riti sociali. Immagina: perdere 10 persone della tua famiglia e nessuno ad abbracciarti o a consolarti!
Gli antropologi che lavorano a Kissi, dicono alla gente locale, “se il funerale non è fatto bene, i morti possono andare in pace e riposare presso gli antenati o partecipare agli affari mondani della vita della famiglia.”
Con Ebola, anziché vedere la famiglia che si riunisce per piangere i suoi morti, si vede che uomini nelle loro mute stagne, con una protezione biochimica, che spruzzano di cloro sui cadaveri, prima di metterli con gli abiti che indossavano al momento della morte, in sacchi di plastica sigillati.
Tradizionalmente, la vicinanza della tomba indica la vicinanza degli antenati o degli spiriti. Solo il maledetto o morto male è sepolto lontano! La sepoltura dei contagiati di Ebola non tiene conto delle usanze e delle tradizioni. È pericolosa di per se stessa!
La risposta alla crisi Ebola è avvenuta senza che nessuno cercasse di capire e rispettare i diversi elementi che circondano la morte e che sono fondamentali per la sicurezza e la pace della comunità. Come risultato si ottiene una resistenza ai moderni standard di igiene.
Per Almudena e la sua équipe di antropologi, le culture rurali sono pragmatiche e flessibili e si adatterebbero facilmente, e le organizzazioni sanitarie dovrebbero interagire con le famiglie non accontentandosi semplicemente di imporre delle procedure standard, senza ascoltare ciò che è importante nella vita dei popoli colpiti.
Trovare un modo per rispondere a questa epidemia (Ebola) in una maniera che abbia senso e sia accettata a livello locale è essenziale per fermare la sua diffusione nella comunità. Se ci limitiamo a ordinare, senza tener conto delle credenze locali, i funerali si svolgeranno senza un minimo d’igiene e la gente continuerà a nascondere i cadaveri.
Almudena
Laica associata SMA, Spagna.
Lavora con un’equipe di antropologi dell’ONG tedesca “Carità” in Guinea e Liberia sui mezzi per lottare contro Ebola. Leggi il suo rapporto