“La diocesi di Niamey comincia oggi, 17 ottobre, un triduo di preghiera per la liberazione di p. Gigi Maccalli. E l’ultimo giorno del triduo sarà giorno di digiuno”, ci informa p. Vito Girotto da Niamey.
E continua: “Mi interesso come posso della mia parrocchia di Makalondi dove domenica ho celebrato ancora la Messa. Mi è costato molto poi raccogliere le mie piccole cose dalla camera e dall’ufficio che ho occupato fino alla sera del rapimento di p. Gigi. Da allora sono confinato a Niamey.”
P. Vito dice che è preoccupato soprattutto per i due convitti, maschile e femminile, in cui sono alloggiati i ragazzi e le ragazze dei villaggi che frequentano la scuola a Makalondi. Attraverso il confratello beninese p. Sylvestre, che lo sostituirà, fa in modo che non manchi mai il cibo, e che i ragazzi siano accompagnati.
“Stamattina – ci scrive ancora – con l’aiuto dell’economo diocesano e di un piccolo imprenditore abbiamo firmato il contratto per eseguire dei lavori d riparazione alla chiesa di Makalondi che ha quasi 40 anni. Quando piove è il tetto diventa un piccolo colabrodo. Le porte in legno sono divorate dalle termiti. Erano opere che avevo già messo in programma tempo fa. Con p. Sylvestre e gli altri missionari che visiteranno Makalondi abbiamo discusso di questi lavori, e anche del programma già fatto per le celebrazioni dei 50 anni di fondazione della parrocchia. Dovrebbero avvenire in gennaio 2019, lo spero proprio”.
P. Mauro Armanino, anche lui a Niamney ci spiega come la diocesi di Niamey ha riorganizzato l’assistenza religiosa alle comunità cristiane della regione “Gurmancé” di Bomoanga (dove p. Gigi era parroco), di Kankani (servita da p. Carlos Bazzara) e di Makalondi: “Il vescovo ha costituito un’équipe pastorale, basata a Makalondi, luogo ritenuto più sicuro, che accompagnerà le 3 parrocchie. Si tratta di una nuova esperienza dettata dall’urgenza, ma che potrebbe creare un precedente interessante dal punto di vista pastorale”.
P. Mauro ci informa pure che la diocesi ha tenuto la sua assemblea di inizio dell’anno pastorale 2018-2019: “Il tema della gioventù è stato riconfermato per il seconda anno consecutivo, con l’aggiunta del riferimento alla croce di Gesù e dell’invito a rischiare di ‘andare’ al largo. Il ricordo delle chiese bruciate nel gennaio 2015 è ancora ben presente, e la fiducia che esisteva prima nei confronti della società musulmana, e delle possibilità di dialogo è un po’ diminuito. Ma dobbiamo ravvivarlo, per il bene del paese e della convivenza pacifica. Il rapimento di p. Pierluigi ha creato un clima di sgomento e paura, ma anche di preghiera e solidarietà. I giovani, una Chiesa in uscita, povera per i poveri sono stati, assieme alla ‘trasmissione delle fede’, i punti principali dell’ultima assemblea.”
P. Mauro ci ricorda i dati essenziali sulla presenza del cristianesimo in Niger: “Nella diocesi di Niamey (una delle due del paese) ci sono 37 preti e 69 religiose, più qualche fratello e alcune laiche consacrate. Le parrocchie sono in città e in zona rurale. La zona attualmente più aperta all’evangelizzazione è quella Gourmanché, al confine col Burkina Faso, la zone dove p. Gigi è stato rapito. Esistono vari movimenti ecclesiali diocesani e parrocchiali per ragazzi, giovani e famiglie. La presenza di cristiani cattolici nel Paese non arriva a 50 mila persone.
La maggior parte di loro sono stranieri immigrati dal Togo, Benin, Burkina Faso, Nigeria. La particolarità della pastorale, almeno finora, è stata quella “della stuoia”, cioè di stare con la gente, accompagnandone il cammino senza mire proselitisstiche. Vi sono parecchie opere sociali gestite dalla Chiesa: scuole, cliniche mediche, Caritas, che offrono una testimonianza di serietà ed apertura.”
In Niger operano anche le chiese protestanti. P. Mauro precisa: “I protestanti sono più numerosi dei cattolici, e un buon numero di loro sono nigerini. È una presenza meno istituzionalizzata, più capillare e anche più ‘aggressiva’ nell’annuncio, specie con le cerimonie di guarigione, tipiche delle chiese pentecostali di origine nigeriana. I protestanti hanno anch’essi scuole e servici medici. Nell’insieme non c’è un cammino ecumenico, anche perché alcune chiese protestanti sono più legate col potere e parlano a ‘varie voci’ con le autorità”