Alla sanguinosa guerra civile che ha sconvolto il Tigray tra il 2020 e il 2022, si aggiunge oggi anche una spaccatura interna al Fronte Popolare di Liberazione del Tigré (TPLF), una delle due fazioni che si contendono il controllo della regione.

Il fragile accordo di pace firmato a Pretoria nel 2022 dal governo di Addis Abeba con i rappresentanti del TPLF, sembra aver ceduto ad una nuova ondata di violenza e disordine con il rischio, sempre crescente, di fare sprofondare nuovamente la regione settentrionale dell’Etiopia in una guerra civile.

L’11 marzo la fazione ribelle ha preso il controllo della città settentrionale di Adigrat, al confine con l’Eritrea, seguita dalla conquista di Adi-Gudem, non lontano dalla capitale regionale Macallé, favorendo così una guerra civile nella guerra civile.

Da settimane la stampa riporta voci di un conflitto pronto a riaccendersi e questa volta con il coinvolgimento diretto dell’Eritrea.

Lo conferma il vescovo dell’eparchia cattolica di Adigrat, Tesfaselassie Medhin.

“L’instabilità della nostra regione continua a persistere, le tensioni tra Etiopia ed Eritrea, stanno crescendo e il paese si ritroverebbe in uno scontro molto cruento. Dio non voglia che le fazioni coinvolte inizino una guerra nel Tigray che ha già tanto sofferto”.

“In generale la politica interna nel Tigray non è buona. La divisione tra i politici locali, lo stop improvviso dei fondi USAID, stanno penalizzando gravemente milioni e milioni di persone. Gli impatti sui programmi per i poveri delle Ong governative, gli organismi religiosi, tutto è senza alcuna strategia di uscita. E’ stata bloccata anche l’agenzia governativa Catholic Rilief Service in Etiopia che provvede al supporto alimentare di emergenza. Ci hanno detto che continueranno con i finanziamenti privati per programmi più piccoli. Non sappiamo ancora che tipo di programmi saranno.”

“Per il resto, in un contesto di grande afflizione e sofferenza per la nostra gente cerchiamo di andare avanti come Chiesa, per dare speranza alle persone ed essere per loro un segno di speranza. Cerchiamo di rimanere accanto e lavorare per la guarigione dal trauma dei sanguinosi conflitti di cui sono stati vittime”.

L’eparca di Adigrat conclude la sua conversazione con un pensiero per Papa Francesco:

“Preghiamo per lui. Siamo uniti nella sua sofferenza ma anche nella gioia che Dio ci ha donato di averlo come pastore sulla cattedra di Pietro”.

Fonte: Agenzia Fides