Giovani seminaristi SMA in formazione: far emergere le energie positive
Al Centro de Brésillac di Calavi in Benin, dove la SMA ha il suo anno di spiritualità internazionale, siamo un’équipe internazionale di quattro formatori.
Il servizio più bello e più interessante è senza dubbio l’accompagnamento spirituale personale dei seminaristi. Tra accompagnatore ed accompagnato, si crea una relazione particolare, profonda, nella quale io sono testimone privilegiato del cammino che il Signore sta facendo compiere ai ragazzi del Centro. Questo richiede molto rispetto, fiducia, stima, pazienza.
All’inizio del percorso, chiedo a tutti i ragazzi che accompagno, di raccontarmi i momenti principali del loro cammino di fede e vocazionale, le persone che hanno marcato la loro scelta, gli avvenimenti che hanno contribuito a prendere questa decisione, quali episodi del Vangelo hanno illuminato ed incoraggiato la decisione di seguire Gesù nella SMA. Nel corso dell’anno sono previste delle sessioni di formazione di 4-5 giorni. Alcune di queste hanno lo scopo di fornire strumenti per aiutare a conoscere se stessi: i propri doni, limiti, punti di forza e fragilità. Conoscendo sempre di più se stessi, si gestiscono meglio le energie. Conoscendo i propri limiti, si capisce fin dove poter arrivare. “Conosci te stesso”: è una idea che cerco di ripetere e questo è possibile attraverso un’attenta lettura degli avvenimenti quotidiani. Tutte le attività: dal lavoro manuale, alla preghiera, allo sport, ai corsi, permettono di confrontarsi con se stessi. E tutte queste attività, aiutate da una lettura personale delle proprie reazioni, permettono di conoscersi sempre meglio.
Il mio compito è quello di lasciare questo spazio personale, incoraggiare a guardarsi dentro e non aver paura dei difetti o dei limiti. Anzi, riuscire a dare un nome alle proprie paure è già un inizio di cammino.
Leggere e rileggere gli avvenimenti quotidiani
Cerco di aiutare a far emergere le energie positive, i talenti da valorizzare e da mettere a disposizione della comunità, e a guardare e a riconoscere i traumi, le paure, le resistenze. Fare emergere le risposte ad alcune domande: “Quale è il mio posto nella missione della chiesa, quale il mio posto nella SMA… con quali talenti, quali doni, quali capacità”?
Quindi aiuto ed incoraggio a leggere e rileggere gli avvenimenti quotidiani, cercando di scorgere in essi la presenza di Dio, il suo invito, la sua luce, per discernere e comprendere.
In questo contesto, è indispensabile dare spazio all’azione dello Spirito di Dio. Cosa dice a me Dio oggi, a cosa mi chiama? Quindi direi un cammino personale e comunitario che il singolo percorre come su due rotaie: un percorso che cerca di aiutare a conoscere se stesso da un punto di vista psicologico e spirituale, che aiuta a chiarire la chiamata di Dio alla vita cristiana, alla consacrazione, alla missione ad gentes.
La vita comunitaria è un elemento molto importante. La nostra comunità è internazionale ed è per i ragazzi che arrivano a Calavi un bel banco di prova. Non è facile, non è semplice, ma interessante. Il nostro vivere insieme, da tante culture diverse, da tanti passi diversi è una bella testimonianza di vita di fede e di evangelizzazione.
P. Filippo Drogo, da Calavi (Benin)
Vivere l’interculturalità
Qui a Calavi siamo di 15 nazionalità diverse, e all’interno di ogni nazionalità ci sono gruppi etnici e culturali diversi. All’inizio era molto difficile per molti di noi capirci e accettarci nelle nostre diversità. I nostri gusti culinari erano diversi, e quando ci riunivamo ci accorgevamo di quante cose ci dividevano. Ma ci ha aiutato molto un breve corso sull’interculturalità, propostoci dai nostri formatori. Abbiamo così imparato che ciascuno può mantenere le sue particolarità e allo stesso tempo aprirsi alla cultura dell’altro.
L’interculturalità si raggiunge quando si impara a praticare il dialogo, il rispetto reciproco, il desiderio di uscire da se stessi per costruire una comunità. E alla fine di quest’anno di formazione posso dire che ciascuno di noi ha appreso molto dagli altri. Anche se ci sono stati dei conflitti, abbiamo saputo risolverli, perché siamo diventati una comunità di fratelli che si sentono uniti e si rispettano.
Ciò che abbiamo imparato e vissuto qui a Calavi, dobbiamo portarlo con noi durante tutto il nostro percorso educativo, e poi nella nostra vita di futuri missionari SMA: la sfida della missione è di guardare con molta benevolenza il popolo che ci accoglie, e mettersi anzitutto alla sua scuola. È così che ha fatto Gesù per 30 anni della sua vita!
Constant Degbegnon, Seminarista SMA del Benin