Tre serate dedicate all’approfondimento di un meraviglioso regalo che ci ha fatto Papa Francesco lo scorso anno: “Laudato Si’… lettera enciclica sulla cura della casa comune”. Mi piace pensare che ogni volta che pronunciamo queste parole “Laudato Si’ ” il nostro cuore è preso da un sussulto, da un vivace richiamo alla nostra vita, al nostro desiderio di lodare il Signore per qualcosa di bello che abbiamo, che ci accade, che vediamo…

È per questo che sono convinta che il Papa ci abbia fatto una grande dono con questa enciclica perché desidera dare nuova vita al nostro quotidiano, darci la possibilità di riflettere, di aprire lo sguardo, di allargare i nostri orizzonti per aver cura e compassione del creato e di ogni creatura.

Prima serata

Alcune immagini hanno stimolato la nostra riflessione, ponendoci le stesse domande che il Papa scrive al n° 160: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi?”.

Basterebbe soffermarsi su ogni parola per accendere un confronto e soprattutto per animare la nostra coscienza e capire come davvero stiamo vivendo nella “nostra” casa comune.

Grazie all’approfondimento di Mons. Paolo Doni, vicario generale della diocesi di Padova, ci siamo introdotti alla conoscenza di questo testo complesso, ricco di citazioni e di riferimenti biblici che aiuta le persone a non fermarsi solo sull’aspetto ecologico, perché non è il fine dell’enciclica, anzi, apre uno sguardo su temi economici, politici, sociali, interiori che comprendono tutta la persona. Ecco perché nessuno può sentirsi escluso da queste parole.

Questa enciclica è un testo che si rifà molto alla Dottrina Sociale della Chiesa e Mons. Paolo ha sottolineato come il Papa abbia voluto rispondere alle urgenze del nostro tempo, partendo proprio dal punto di vista della Chiesa, coniugando insieme due filoni importanti: quello antropologico (il modo di pensare ogni essere umano) e quello teologico (il modo di vedere della Chiesa).

Questo ci aiuta a comprendere come è sempre più essenziale che la Chiesa diventi esperta di umanità, si converta all’uomo di ciascuna cultura e tradizione, affermando come ogni persona umana sia “impastata” di divino e come la fede non può essere slegata dalla vita di ogni uomo e donna.

Mons. Paolo, ha continuato sottolineando come le parole dell’enciclica potranno essere di grande aiuto per gli uomini che ci crederanno e sapranno farla propria, “ristrutturando” la propria vita e mettendo in pratica quello che il Papa suggerisce. Egli non propone delle soluzioni, ma un metodo: IL DIALOGO che aiuta le persone ad entrare in contatto, a far incontrare un punto di vista con un altro punto di vista.

Questo però chiede un cambiamento, la capacità di mettersi in ascolto, di sradicare le nostre posizioni, facendo verità nelle realtà delle cose che vediamo e viviamo.

Ciò avviene compiendo un passo alla volta, camminando insieme, riconoscendo che la verità non sta nella testa, ma nelle persone che si incontrano, sviluppando la capacità di guardare al particolare e non alle astrazioni, cercando quel modo di vivere che fa essere l’uomo quello che deve essere: creatura umana.

Un ultimo appunto Mons. Paolo lo ha fatto in riferimento alle nostre comunità cristiane. Esse possono davvero aiutare le persone a fare strada, a riconoscere che Dio si fa sempre prossimo all’uomo. Egli è una presenza che continua a svelarsi a noi, ma per questo c’è bisogno di creare una mentalità nuova capace di dare una visione vera della Verità.

Seconda serata

Abbiamo ascoltato il prof. Lorenzo Biagi, segretario generale della Fondazione Lanza di Padova, nata con lo scopo specifico di entrare nel delicato dibattito fede-cultura, con particolare attenzione alla riflessione etica. Il suo intervento si è soffermato in particolare sul n° 13:  “Il grido della terra e il grido dei poveri. L’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta”.

Ha sottolineato come il Papa sia riuscito a smontare certi dogmi, a catturare l’attenzione anche degli scienziati su alcuni temi che non caratterizzano proprio il nostro tempo. Ha fatto emergere la coralità ecclesiale dell’enciclica che sollecita la Chiesa a non soffermarsi troppo su quello che fa, ma ad andare oltre, osservando anche il resto del mondo. Ha poi mostrato come le parole del Papa non sono pesanti e il suo atteggiamento non è dottrinale.

La bellezza di questa enciclica è la capacità di Papa Francesco di riaccendere negli uomini il “sole del creato”, intendendo per creato non solo ciò che riguarda le piante, il mare, il cielo, ecc…, ma anche tutto l’essere umano.

Il prof. Biagi ha colto dalle parole del Papa l’invito rivolto ad ogni uomo della terra perché recuperi il proprio rapporto con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso.

Ecco che diventa importante ripensare alla nostra educazione, alla nostra spiritualità, al significato e al valore dell’etica, della giustizia, della solidarietà, riconoscendo che Dio non viene dall’alto, ma è dentro di noi, dentro quel grido della terra e dei poveri che diventa un punto di vista fondamentale per rileggere ogni questione sociale ed ambientale.

Nell’enciclica ritorna spesso il metodo del “vedere-giudicare-agire” che dovrebbe accompagnare ogni nostra scelta. E allora il prof. Biagi ci ha mostrato dati molto forti riguardanti le manomissioni dell’uomo nei confronti della natura e degli altri esseri umani, evidenziando come la differenza tra ricchi e poveri sia conseguenza di un continuo arricchirsi di chi sfrutta, ruba, consuma, spreca tutte quelle risorse che ogni anno potrebbero bastare per tutto il mondo.

Diventano allora essenziali le sottolineature del Papa sul debito ecologico (n°51-52), sulla presa di coscienza della nostra ignoranza su diverse tematiche (n° 90-91) e tutto questo ricade sui poveri, a cui presentiamo sempre il nostro conto più salato!

È necessario un cambiamento nel nostro stile di vita, nel nostro rapporto con il tempo (riusciamo ad andare più lentamente?), con i beni materiali e spirituali, con gli altri (rif. ai nostri legami di amicizia, alle reti associative…) ed è bene che ogni tanto ci chiediamo qual è il senso della nostra vita, recuperando il rapporto con noi stessi e con Dio.

Il prof. Biagi coglie dall’enciclica la necessità di avviare nuovi processi di rigenerazione, di limitazione (noi non siamo il fine di tutto!), assumendo azioni di controllo per una nuova cittadinanza ecologica, rieducandoci a contemplare, riconoscere e ringraziare per tutto ciò che di gratuito abbiamo in questo mondo, compreso i tanti gesti compiuti dagliuomini.

L’ultima sottolineatura del prof. Biagi è stata sulla sequela missionaria che chiede un atteggiamento mistico, quello di chi trova stupore in tutto ciò che fa. Questo atteggiamento dovrebbe esserci nella politica, nelle azioni fraterne, nelle relazioni quotidiane, nei segni sacramentali, nel riposo celebrativo, nei lunghi processi che servono per far ripartire l’uomo.

Il contributo del Papa sul rapporto fede e vita è molto forte nei numeri 67-68 e 70, nei quali insiste molto su queste due azioni: coltivare e custodire.

Terza serata

É stata dedicata al tema: “Un altro stile di vita. Come vivere nel quotidiano la conversione ecologica”.
Abbiamo ascoltato le esperienze di p. Adriano Sella, della Commissione Nuovi Stili di Vita della nostra diocesi e di Daniele Prendin, membro del Gruppo di Acquisto Solidale (GAS) della zona Padova-Colli.

La loro testimonianza ci ha fatti entrare concretamente nell’enciclica, mostrandoci possibilità e modalità per vivere uno stile che sia sostenibile per ogni uomo della terra, che tenga conto di un’economia equa, che ascolti il grido dei poveri e della terra, che ci aiuti a contemplare la natura e non a controllarla!

Anche il Papa fa molti esempi concreti e per ben 35 volte parla di nuovi stili di vita, mentre cita per 21 volte la questione dei nostri “vecchi” stili di vita.

P. Adriano ci ha mostrato delle piccole azioni quotidiane che possiamo fare tutti, grandi e piccoli, per aver cura e rispetto del creato, portando esempi sul nostro spreco dell’acqua, sulla quantità di oggetti che compriamo e che poi rimangono inutilizzati nelle nostre case, sull’importanza di acquisti solidali e ci ha sollecitati a riscoprire l’essenziale della nostra vita per un cambiamento quotidiano, sobrio e incentrato sulla ricchezza delle nostre relazioni.

Diventa allora importante riappropriarci di un nuovo rapporto con le cose, con le persone, con la natura, con la mondialità e con Dio.

Nella nostra vita siamo invitati a puntare sul primato del bene e dell’amore, su tutto ciò che è connesso alla nostra esistenza, sulla riscoperta del creato che è espressione dell’amore di Dio Misericordioso.

L’esperienza di Daniele e della rete dei suoi amici che insieme sono riusciti a costituire il GAS, è chiaramente un esempio concreto di come si possono realizzare acquisti sobri e solidali che hanno cura e custodia del creato.

Sicuramente il primo passo che hanno compiuto (forse il più difficile) è stato quello di credere in un cambiamento di mentalità possibile ed efficace!

Come ogni anno, le tre serate del FORUM aiutano a fare propri temi ed esperienze davvero forti, stimolando la relazione tra i presenti, coltivando quei legami di amicizia tra i padri SMA, le suore NSA, i laici che svolgono un servizio nella casa e tutte quelle persone che condividono la passione per la Missione.

Ci siamo pure sentiti in comunione con le comunità SMANSA sparse nel mondo.

Dopo serate come queste, non si può rimanere indifferenti, far finta che parole, gesti ed esperienze non siano entrati nella nostra vita.

Ecco allora che lo stimolo di ogni riflessione aiuta ad aprire gli sguardi e i cuori all’altro… all’Altro.

Chi ha condiviso queste tre serate ora può cantare con me un meraviglioso “Laudato Si’ ” perché l’ascolto ha fatto sussultare il cuore, ha dato nuove sfumature alla vita quotidiana e ha permesso di approfondire il contributo che ciascuno di noi può dare per la cura e la custodia della nostra casa comune!

Silvia Sandon
Montemerlo – Padova