Silvia C. Turrin

Osservandolo dall’alto, o guardandolo su una mappa, il suo territorio corrisponde a una sottile striscia incuneata nel Senegal. La Repubblica del Gambia, sebbene la sua superficie sia poco estesa (circa 11.300 km²), racchiude numerosi tesori naturali e culturali che vale la pena conoscere, tutelati attraverso programmi di conservazione ambientale e progetti ecoturistici. La centralità di una politica di protezione dei vari habitat che caratterizzano il Paese è stata ufficializzata con l’istituzione del Ministero della gestione dei parchi e della natura, impegnato a salvaguardare le specie animali e vegetali endemiche.

La Riserva naturale di Abuko

Risale al 1968 la prima iniziativa ufficiale volta alla protezione dell’ambiente. In quell’anno, venne creata la Riserva naturale di Abuko, non distante dalla capitale Banjul. Ogni anno è visitata da migliaia di turisti, desiderosi di scoprire il suo ecosistema straordinario. Abuko presenta habitat molto simili a quelli di una foresta pluviale. La differenza principale riguarda la sua fonte primaria di umidità. Essa infatti non dipende tanto dalle precipitazioni, ma dalle acque superficiali, in primis i bacini che nascono dalle falde acquifere.

La rigogliosa foresta, che costella il corso del fiume Lamin, è uno degli spazi ideali per il birdwatching, essendovi 270 specie di volatili, molti dei quali unici al mondo. In quest’area ampia neanche 2 km², si può incontrare una variegata fauna, tra cui scoiattoli tipici del Gambia, antilopi, primati, coccodrilli e  leoni (ormai in estinzione nel piccolo Paese dell’Africa occidentale). La Riserva naturale di Abuko ospita inoltre un orfanotrofio per gli animali, dove vengono curati e accolti animali feriti e altri nati in cattività.

La foresta sacra di Makasutu

Nel 1992, alla vigilia di Natale, i britannici James English e Lawrence Williams dopo lunghe ricerche in giro per il mondo individuarono nella foresta di Makasutu la zona ideale per dar vita al loro progetto di ecoturismo. Entrambi erano animati dalla volontà di difendere questo ambiente rilevante da un punto di vista anche culturale.

Con l’appoggio dei locali e del dipartimento forestale del Gambia, decisero di acquistare la terra e di recintarla, per impedire il taglio indiscriminato degli alberi. In poco tempo, ne sono stati piantati circa 15mila e sono stati costruiti 70 pozzi d’acqua. Per educare sulla questione ambientale e per creare occupazione, la popolazione locale è stata coinvolta in attività turistiche che accolgono e offrono vari servizi ai visitatori. Un ruolo indispensabile lo svolgono le guide che hanno il compito di portare i turisti lungo itinerari naturalistici – utilizzando anche mezzi come la canoa – concepiti per illustrare la storia e i miti dell’area protetta.

gambia

Una leggenda racconta che in passato la foresta è stata teatro di sanguinose guerre tribali. Un antico e potente re sarebbe stato ucciso proprio qui, e il suo trono e la sua corona seppelliti in un angolo della giungla. Ma al di là di queste storie tradizionali Makasutu, nella lingua del posto, significa “foresta sacra”. Nel 2002, il giornale Sunday Times l’ha definita il miglior nuovo sito ecologico al mondo. In questo angolo del Gambia si può scoprire l’artigianato locale – sculture di legno intarsiato e altri oggetti in ceramica e in argento decorati con motivi tradizionali – assaporando il cibo tipico della regione all’ombra di un maestoso baobab.

Ecoturismo per conoscere l’etnia jola

A 25 km dalla città di Brikama si incontra una piccola comunità composta da 300 abitanti di etnia jola (anche scritto diola). Il villaggio, fondato da Alhaji Osman, erudito originario della Casamance, si chiama Tumani Tenda. La vita dell’intera comunità si fonda su precisi valori, come il rispetto verso l’ambiente, l’attenzione verso gli anziani, e su uno stile di vita socialmente responsabile, che prevede l’autonomia alimentare. Più della metà della superficie è destinata alla coltivazione di piante ed erbe, molte delle quali costituiscono anche una ricca farmacopea. Le colture includono arachidi, mais, miglio, ortaggi, erbe e spezie, banane, pompelmi, arance, manghi e limoni.

Accanto al villaggio sono stati realizzati eco-lodges che ospitano i visitatori, costruiti usando unicamente risorse e materiali locali, nel pieno rispetto dell’ambiente e della cultura jola. I turisti hanno la possibilità di entrare direttamente in contatto con le usanze e i saperi di questa etnia, minoritaria in Gambia rispetto ad altre più numerose, come i gruppi mandingo, fula (o fulbe) e wolof.

La Stonehenge del Gambia

gambia wassu

Non distante dall’antica città coloniale di Georgetown si trova uno dei luoghi più interessanti dal punto di vista storico-archeologico. Si tratta di Wassu, testimonianza di un’antica civiltà. È qui che sorge un importante sito megalitico formato da diversi  menhir isolati o raggruppati a cerchio, realizzati con pesanti pietre di forma tronco-conica.

In base alle ricerche effettuate, questi complessi megalitici sarebbero stati innalzati in un’epoca compresa fra il III secolo a.C e il XVI secolo d.C in relazione a un culto solare preistorico. Il sito archeologico, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2006, include tombe singole e monumenti sepolcrali di alto valore storico. A ciò cui si aggiungono altri ritrovamenti costituiti da frecce, lance di ferro, ornamenti in bronzo e vasellame.

Gli stone circles realizzati con blocchi di laterite e i sepolcri coprono una vasta area ritenuta sacra in passato, risalente a più di 1500 anni fa. Questi siti archeologici sono importanti dimostrazioni di una complessa società altamente organizzata.

Testimonianze che confermano quanto l’Africa avesse già conosciuto importanti sviluppi sociali ben prima dell’arrivo degli europei.

 

Per approfondire le informazioni relative alla Repubblica del Gambia si veda: http://www.visitthegambia.gm

 

Foto: wikimedia.org