Ghebreyesus Hailu, nato ad Afelba in Eritrea nel 1906, è stato una figura di riferimento nel panorama culturale eritreo del ’900. Formatosi negli istituti cattolici, ha trascorso a partire dal 1924 alcuni anni presso il Collegio etiopico in Vaticano.
In seguito ha assunto alcuni incarichi religiosi e politici tra l’Eritrea, Addis Abeba e l’ambasciata etiope a Roma. A partire dal 1975 ha fatto parte dell’Accademia nazionale di lingua amarica, che ha poi presieduto.
Ha scritto numerose opere di argomento liturgico, teologico, linguistico e letterario.
L’ascaro: una storia anticoloniale (Tamu edizioni, 2023) va in stampa nel 1950 in lingua tighrina con il titolo Hade zanta, Una storia.
È il primo testo tradotto in italiano dal tigrino da Uoldelul Chelati Dirar, professore associato di Storia dell’Africa presso l’Università degli Studi di Macerata, con il supporto della ricercatrice Alessandra Ferrini e con la prefazione della scrittrice etiope-americana Maaza Mengiste.
Tequabo, un giovane eritreo di buona famiglia, decide di arruolarsi nell’esercito in cerca di fama. L’esercito è quello di una potenza coloniale, l’Italia, che da anni occupa il suo paese. Un treno lo porterà da Asmara fino alla costa del mar Rosso, e da lì proseguirà in nave verso nord tra lo stupore per la scoperta di popolazioni, città e paesaggi nuovi. Quando però raggiungerà il deserto e si unirà alla sanguinosa campagna militare italiana per la conquista della Libia, per Tequabo il viaggio si trasformerà in un incubo in cui scoprirà l’asprezza del suo duplice ruolo di colonizzato e di strumento di un’altra colonizzazione.
Terminato nel 1927 – ancor prima dell’espansione fascista in Etiopia – L’ascaro è allo stesso tempo una gemma, una pietra miliare della letteratura contemporanea in lingua tigrina e più in generale della letteratura africana, e una testimonianza unica sul colonialismo italiano.
In una singolare mescolanza di cultura popolare e riferimenti eruditi, il testo di Ghebreyesus Hailu offre non solo una denuncia della brutalità coloniale, in un momento ancora vicino ai fatti, ma anticipa le riflessioni postcoloniali sugli effetti psicologici del colonialismo.
Smaschera questa guerra, mostrando apertamente il razzismo e le crudeltà subite dagli ascari nell’esercito italiano.
A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero