“Sono portatori di una malattia chiamata vita, quelli che ogni giorno dal centro del mondo provano a raggiungere la nostra periferia residenziale; indossano un nome, una storia, una speranza o forse un’illusione”.
Così esordiva il professore Massimo Angelini nel presentare il libro La città sommersa. Il mondo altro dei migranti… i minatori del mare, scritto da padre Mauro Armanino (SMA), il 16 gennaio scorso nella Villa Sottanis a Casarza Ligure, alla presenza di una sessantina di persone.
Sono bastate queste poche righe per capire che ciò di cui si trattava non era tanto distante da me; anzi, forse si parlava anche di me e di ogni persona umana. Infatti, chi può dire di non soffrire di questa malattia che è la ragione profonda per la quale si emigra o si rimane in un determinato posto?
Di conseguenza in gioco c’è la questione dell’identità, mia e dell’altro: chi sono io? E chi sono loro? E si scopre che – anche se di sorpresa non si dovrebbe parlare, perché da che mondo è mondo è così – io sono loro, e loro sono io!
Davvero come cantava Umberto Tozzi:
“Gli altri siamo noi,
ma qui sulla stessa via,
Vigliaccamente eroi lasciamo indietro,
pezzi di altri noi,
che ci aspettano
e si chiedono perché nascono
e subito muoiono.
Forse rondini, foglie d’Africa,
ci sorridono con malinconia
e tutti vittime e carnefici,
tanto prima o poi gli altri siamo noi”.
Insomma siamo tutti migranti nella vita e nella cultura. Da sempre la vita è una questione di arrivi e partenze e ogni arrivo è una nuova partenza…. ci si può fermare per un attimo – lungo o breve – ma non si è mai del tutto arrivati!
Così, quelli che oggi arrivano qui in Occidente, dovrebbero farci riflettere soprattutto su altre migrazioni ancora più devastanti, proprio perché molti sembrano non accorgersene. Hanno diversi nomi, ma l’esito – il punto d’arrivo – è lo stesso. Stiamo migrando gli uni dagli altri; andiamo verso un mondo illusorio senza valori e senza futuro dominato dall’idolatria del denaro.
La nostra società sta diventando un deserto relazionale, dove si muore annegato nella solitudine! E alla fine la città sommersa nel vuoto esistenziale è anche la nostra!
Non sarà che, soltanto salvando chi sta annegando nel Mediterraneo, salveremmo anche noi stessi? E che le nuove migrazioni, viste dal profondo, lungi dall’essere una minacciata alla nostra civiltà ne diventeranno una possibilità di rinascita?
Io personalmente ne sono convito e ringrazio p. Mauro Armanino per avercene dato una ulteriore ed indiscussa conferma che ciò è possibile. Ho scritto queste righe prima di leggere l’intero libro, ma già mi attrae e mi affascina!
P. Cyriaque Bigirimana, parroco di Castiglione Chiavarese (diocesi di Chiavari), di origine burundese