Un recente studio pubblicato dalla società internazionale Roland Berger afferma che le donne africane sono le più attive nella creazione e gestione d’impresa. Nel Documento dal titolo Women Entrepreneurship in Africa: a path to empowerment (“l’imprenditorialità delle donne in Africa: un cammino verso l’emancipazione”) si legge che il 24% delle donne africane creano proprie realtà imprenditoriali. Un dato certamente più elevato rispetto a quello registrato in America Latina e Caraibi, 17% ; in America settentrionale, 12% ; e in Europa e Asia, 8%.

Le donne africane dimostrano di avere una maggiore iniziativa in tal senso, poiché hanno bisogno di una fonte di introiti per loro e per la famiglia, che altrimenti non avrebbero. Se l’accesso al lavoro per la donna in Africa da un lato rimane irto di ostacoli, dall’altro questa lacuna può essere colmata quando le donne sono preparate e in grado di affrontare e gestire la creazione di una loro impresa.

Dallo studio emerge inoltre un divario fra l’Africa subsahariana e il Maghreb : la percentuale dell’imprenditorialità delle donne africane nelle regioni sotto la fascia sahariana è del 26%, mentre nelle zone del nord la percentuale scende attestandosi all’8%. Una differenza, precisa il Rapporto, dovuta alle differenze socio-economiche, culturali e religiose.

Alcuni casi di successo

 

Tra le imprenditrici di successo c’è la senegalese Fatoumata Bâ, direttrice marketing di Jumia, piattaforma di e-commerce, ovvero una sorta di Amazon made in Africa, grazie alla quale sono stati creati circa 70mila posti di lavoro in tutta Africa. Fatoumata Bâ è adesso impegnata nel progetto Janngo, una piattaforma digitale “chiavi in mano” che ha come obiettivo quello di migliorare la competitività di circa 17 milioni di piccole e medie imprese africane. Il percorso professionale e l’impegno profuso da Fatoumata Bâ sono stati ricompensati in vari modi. È stata per esempio premiata come una delle leader del futuro in campo economico.

Vivian Nwakah, nigeriana, è un’altra imprenditrice di successo. Nel 2016 ha creato Medsaf, società che permette di creare una stretta interrelazione tra produttori certificati di farmaci e professionisti della salute. L’idea è nata perché in Nigeria la catena di approvvigionamento dei medicinali è inefficiente. Medsaf è diventata una realtà commerciale fornitrice di servizi importanti. È ormai conosciuta anche oltre i confini africani, tanto che nella Corea del Sud ha ricevuto il premio come società per il miglior impatto sociale. In Nigeria ha ricevuto il premio come migliore start-up del paese.

Anche il settore della moda africana è in piena espansione, come dimostra il caso di Sonia Mugabo, giovane stilista del Ruanda, ormai conosciuta in tutto il mondo per gli stilemi dei suoi abiti. Il suo nome figurava nella lista stilata dalla rivista Forbes delle migliori imprenditrici africane del 2016. Grazie al suo lavoro le tradizioni africane legate all’abbigliamento sono ancora valorizzate.

L’imprenditoria femminile apporta all’economia africana tra i 150 e i 200 miliardi di dollari. Tuttavia, accanto a questi dati positivi si riscontrano elementi che bloccano questo sviluppo imprenditoriale al femminile. I problemi sorgono soprattutto per gli ostacoli all’accesso ai finanziamenti necessari per avviare il progetto. Le varie amministrazioni nazionali e in particolare locali dovrebbero dunque sostenere queste iniziative con progetti ad hoc, dando maggiori risorse alle donne. La creatività imprenditoriale al femminile può rappresentare il motore propulsivo di slancio per lo sviluppo dell’intero continente.

A cura di Silvia C. Turrin

Foto: FlickrCC Cur Sore Cursore