Siamo sempre e ancora gli ultimi della classe. Lo attesta il rapporto appena pubblicato dalle Nazioni Unite sulla povertà multidimensionale. Il documento descrive come la gente vive la povertà nei vari aspetti della vita quotidiana. L’accesso all’educazione, la sanità e il livello di vita che include l’alloggio, l’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari sono gli elementi presi in considerazione per stilare l’indice.
Secondo il comunicato 1,1 miliardi di persone sui 6,1 censiti vivono in povertà multidimensionale acuta in 110 Paesi. Nell’Africa sub-sahariana sono 534 milioni e nell’Asia del Sud 389 milioni: circa cinque persone su sei sono povere. Malgrado le promesse, gli aiuti internazionali, il paradiso umanitario per le Nazioni Unite, le Ong, le associazioni, i viaggi all’estero del presidente della Repubblica e il nuovo inno nazionale, il Niger è confermato ultimo nei numerosi grafici e numeri del rapporto citato. Eppure il Paese è elogiato.
Il Paese si arma, riarma e riceve armi dappertutto. Di recente l’Egitto, ben nota democrazia applicata al popolo, ha fatto dono di armi e istruttori che si aggiungono a quelli francesi, tedeschi, italiani e, naturalmente, americani. La guerra è contro i denominati gruppi armati terroristi che, soprattutto nella zona delle tre frontiere, Niger, Burkina Faso e Mali, occupano ormai porzioni importanti di territorio. Ciò ha provocato l’esodo di centinaia di migliaia di persone, all’interno e all’esterno del proprio Paese con sofferenze inenarrabili. Tutto ciò accade anche e soprattutto perché questi Paesi, con la presumibile complicità di attori esterni, hanno perso l’unica battaglia che bisognava vincere: quella contro la miseria. Non mancano le analisi e neppure gli esperti che fioccano per gli inevitabili incontri di vertice e neppure le visite dei diplomatici che, specie nel caso del Niger, lodano la democratica stabilità del Paese e danno aiuti.
I bambini di meno di 18 anni rappresentano la metà delle persone povere della povertà multidimensionale (566 milioni). Il tasso di povertà dei bambini è del 27,7 per cento mentre per gli adulti è del 13,4 per cento. Proprio come per il capitalismo nascente dove i bambini erano sfruttati per la ben nota “accumulazione primitiva” del capitale. Ancora oggi, e non solo in Africa, i bambini sono regolarmente sfruttati perché il capitalismo internazionale continui a funzionare bene, per i pochi a capo del sistema.
D’altra parte, com’è noto, si conferma che la povertà è più accentuata nelle zone rurali che in quelle urbane, in tutte le zone del mondo. Il rapporto, naturalmente, non menziona i rifugiati, gli sfollati interni, i migranti e i nomadi transumanti che, nel vasto Sahel, costituiscono una porzione importante della popolazione. Sfugge, al documento sulla povertà multidimensionale, la crescente violenza alle frontiere e alla democrazia reale.
Ancora e sempre l’Africa sub-sahariana e il nostro Niger accomodato all’ultimo posto della classifica della povertà multidimensionale delle Nazioni (poco) Unite. Visti i brillanti risultati dell’impegno umanitario forniti dalle miriadi di associazioni, enti, fondazioni e cooperazioni internazionali, il cammino per uscire da questa spirale infinita sembra alla portata. Tentare una moratoria di aiuti umanitari, per una decina d’anni, nel Paese . Le agenzie umanitarie, i fornitori d’armi, le cooperazioni bilaterali e i predatori ambulanti di illusioni religiose a buon mercato cessino gradualmente di operare. Vedremo allora che persino i commercianti di cocaina, che si avvalgono dell’appoggio dei gruppi armati, avranno meno bottino e rapimenti da rivendicare per finanziare le proprie mortali attività.
Gli hotel di lusso di Niamey, oggi appannaggio del mondo effimero dell’umanitario e delle diplomazie, saranno adibiti a scuole per poveri della città e a laboratori per fabbricare inedite utopie coi bambini di strada.
padre Mauro Armanino
Niamey
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