a cura di Silvia C. Turrin
Il Sahara viene generalmente immaginato come uno arido, immenso deserto, talvolta descritto come privo di vita.
Ma come affermò l’esploratore e naturalista francese Théodore Monod:
[…] il deserto non è che una moltitudine di cose da osservare, da scoprire, spesso da leggere sul suolo… Ed anche quando la monotonia sembra aver ragione del paesaggio, l’imprevisto può sempre presentarsi, all’improvviso: cosa troveremo dietro quella piega del terreno, dietro questo cordone di dune, in cima a quella falesia? Quale sito preistorico, quale uccello, quale pianta?
Il Sahara è una sorta di regione-ponte tra il Maghreb e l’Africa equatoriale. Descritto come un “grande deserto”, il Sahara è stato – e in parte lo è ancora anche se in modo ridimensionato – un importante spazio, crocevia di scambi. Si parla infatti di commercio trans-sahariano, riferendosi a quei traffici fra l’area mediterranea e la parte più a sud dell’area desertica.
Grazie a vari studiosi che hanno sistematizzato fonti e dati, tra i quali ricordiamo Joseph Ki-Zerbo con la sua opera più conosciuta “Storia dell’Africa nera”, nonché Denis Retaillé con le sue ricerche nell’ambito della geografia, abbiamo un quadro più ampio degli scambi che avvenivano nel Sahara prima della colonizzazione europea.
Analizzando le mappe si scopre come in epoca precoloniale vi fosse un intenso reticolo di vie che permettevano comunicazioni e commerci tra il nord e il sud dell’Africa.
Imperi e città leggendarie
Rotte commerciali che hanno fornito le basi per la fondazione di potenti regni, in varie epoche e in varie aree dell’Africa nord-occidentale e centrale. Basti pensare, per esempio, all’Impero detto di Kanem, le cui origini risalirebbero all’VIII secolo d.C.
In seguito chiamato Kanem-Bornou (verso il XII secolo), questo impero si estese lungo un vasto territorio, che comprendeva le aree che oggi conosciamo coi nomi di Ciad, Niger, Camerun e Nigeria. Questo regno fu tra i primi, nell’Africa sub-sahariana, ad abbracciare come religione l’Islam.
Tra il XVI e XVII secolo, i regnanti erano talmente potenti da riuscire a controllare le rotte commerciali tra il nord Africa e l’area a sud del Sahara. Gli scambi andavano da Tripoli (nell’attuale Libia) al cuore dell’Impero di Kanem-Bornou, passando per la leggendaria Ghadames. Altre vie collegavano Barca, antica città libica oggi chiamata al-Marj, sino ad Abéché, in Ciad.
Spostandosi verso l’Africa occidentale e avvicinandosi all’oceano Atlantico, altri Imperi segnarono i commerci trans-sahariani, come l’Impero del Ghana tra il IV e il X secolo, l’Impero del Mali tra l’XI e il XIV secolo, e l’Impero Songhai tra il XV e il XVI secolo.
Questi Regni creavano scambi tra diverse città un tempo fiorenti come la mitica Timbuctù (oggi conosciuta col nome di Tombouctou), che aveva affascinato esploratori, viaggiatori, scrittori, tra cui Bruce Chatwin e René Caillié. Le rotte mettevano poi in comunicazione tra loro Djenné, Taoudenni (ancora nota per i suoi depositi di sale), Agadez, Gao sino a giungere a Tamendit in Algeria, e Sijimassa, in Marocco.
Non solo oro e schiavi
Oro e schiavi erano certamente i beni più preziosi e redditizi del commercio trans-sahariano. Ma vi erano anche altre merci richiestissime, dai tessuti pregiati al grano, dall’avorio al rame, dai datteri al sale.
Se si guardasse con attenzione una mappa delle rotte commerciali del XV secolo, si noterebbe una rete di scambi e comunicazioni che dimostra il notevole fermento commerciale, culturale e geografico dei popoli africani. Mitiche erano le carovane del sale, che potevano contare addirittura centinaia di dromedari.
Fu proprio questo fermento a permettere a tante città del Sahel di diventare fiorenti. Tra queste citiamo la città berbera Aoudaghost in Mauritania, Koumbi-Saleh, un tempo capitale del Regno del Ghana; e poi ancora centri già citati come Djenné, Tombouctou, Gao e ancora Kano.
Città avvolte dalle sabbie del deserto che hanno tratto ricchezza e lustro dal commercio trans-sahariano. I traffici commerciali uniti allo sviluppo di tanti centri urbani hanno stimolato a loro volta l’edificazione di moschee, università, biblioteche, palazzi.
Di quell’epoca fiorente rimangono antiche vestigia, manoscritti, diari di coraggiosi esploratori, nonché edifici che resistono all’avanzare del deserto, non solo fatto di sabbia.
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