Le elezioni del 23 agosto dello scorso anno hanno scritto una pagina del tutto nuova nella storia dell’Angola. Il voto popolare ha scelto come nuovo Presidente João Manuel Gonçalves Lourenço. Dopo 38 anni di regno incontrastato di José Eduardo dos Santos, sono tanti i segni del cambiamento. Tutti gli analisti politici sono concordi nell’affermare che João Lourenço sta scrivendo una pagina del tutto nuova della storia dell’Angola.

 

Moltissimi giovani hanno accolto con soddisfazione il cambiamento, e vedono rifiorire quelle speranze per il futuro della società angolana che il lungo e ingessato regime di Santos aveva soffocato. I giovani mostrano di apprezzare gli sforzi che il nuovo Presidente sta sfacendo per la decentralizzazione, il rinnovamento della classe dirigente, la lotta contro la corruzione, il nepotismo e l’impunità, e il dialogo con la società civile. I giovani gli chiedono di pensare al futuro del paese, e cioè di fare scelte in loro favore: migliorare la qualità delle scuole, a tutti i livelli, creare nuovi posti di lavoro e costruire alloggi a basso costo, premiare il merito e non l’appartenenza politica.

João Lourenço però non ha un compito facile. La congiuntura economica è sfavorevole: il prezzo del petrolio è ai minimi, e il budget dello stato deve essere contenuto. Ma i giovani gli danno il suo appoggio, quando promette di aumentare l’accesso all’acqua potabile, all’elettricità, alla scuola dell’obbligo e alla salute per la popolazione degli sterminati quartieri della periferia, dove molti bambini e ragazzi vivono nella miseria, senza un futuro.

E ancora, aspettano con impazienza che il Presidente affronti con determinazione e competenza i capitoli più urgenti dell’agenda socio-economica del governo: rendere più efficienti e capillari le vie di comunicazione di questo immenso paese; abbattere le barriere e le lentezze della gigantesca burocrazia, eredità del regime marxista-leninista degli anni 1975-1990; garantire la sicurezza dei cittadini nei quartieri popolari, dove regna la delinquenza; creare un quadro legislativo che infonda fiducia agli investitori stranieri, e li coinvolga nel processo di sviluppo del paese e nella creazione di nuovi posti di lavoro.

I giovani chiedono che il governo sappia dialogare con la Chiesa, che è oggi il principale attore della società civile. Per mezzo di Radio Ecclesia, della Commissione Giustizia e Pace, di Caritas, e di parecchie sue associazioni civiche, la chiesa cattolica tiene costantemente aperto il dibattito tra i cittadini su argomenti di impegno civile, come i diritti umani, la giustizia, il bene pubblico, la partecipazione, ma anche i doveri che incombono ai cittadini.

La Conferenza Episcopale è da sempre una voce molto ascoltata nel Governo e nel Parlamento, e i politici non nascondono il loro apprezzamento per il grande contributo che la Chiesa presta alla popolazione nel campo della salute, con i suoi numerosi ospedali e ambulatori, o in quello dell’educazione e dello sviluppo agricolo e rurale. Perciò il Presidente deve dimostrare disponibilità alla collaborazione Chiesa-Governo, e superare certi pregiudizi ideologici del passato marxista del partito al governo.

Un settore importante, in cui il Presidente ha dimostrato di avere le idee chiare è l’agricoltura. Da quando ha assunto le sue funzioni, ha realizzato notevoli investimenti per modernizzare l’agricoltura. Ci sono importanti progetti di irrigazione, soprattutto là dove sono frequenti i periodi di siccità, che porteranno immensi benefici alla popolazione. E i giovani non hanno mancato di apprezzare che questi progetti sono promossi soprattutto là dove il partito al governo ha in genere pochi elettori. È un segno di volontà di superare gli antichi steccati tribali della politica angolana.

Infine, i giovani manifestano il loro apprezzamento per lo sforzo fatto finora per portare chiarezza nei conti dello stato, e fare in modo che le sue ricchezze naturali, il petrolio e i diamanti, siano amministrate bene e generino profitti a beneficio di tutti i cittadini. E per fare questo il Presidente non ha esitato a operare numerosi cambi ai vertici delle più importanti imprese pubbliche, che non hanno risparmiato neppure i figli dell’ex-presidente.

António Muanguvo Samalali