Gli Aka (chiamati anche Bayaka) sono uno dei gruppi di pigmei che abita le foreste dell’Africa Centrale. Vivono in particolare nella fitta vegetazione del sud-ovest della Repubblica Centrafricana.

Costituiti a livello sociale da piccoli gruppi familiari, gli Aka cercano di preservare il loro modus vivendi e la loro cultura, ma i pericoli sono sempre più numerosi.

La crescente pressione della cosiddetta “civiltà” nelle zone da loro abitate e, soprattutto, le azioni  distruttive di agricoltori e trafficanti di legname rappresentano serie minacce alla loro vita e alla vita delle foreste.

L’intrico di alberi ha da sempre costituito la loro casa, il loro rifugio dalle pressioni del mondo moderno. La foresta rappresenta la loro nutrice, perché è grazie ad essa che trovano riparo, cibo e persino medicine ricavate da piante.

Purtroppo considerati arretrati, o addirittura primitivi, da molti popoli africani e non, i pigmei Aka conservano in realtà un variegato e ricco patrimonio culturale. Lo dimostra la loro tradizione musicale. Sono divenute famose tra quanti amano le sonorità africane le loro polifonie vocali.

Usati nelle cerimonie religiose e sociali,  i canti Aka sono molto elaborati. In particolare, è noto il cosiddetto Bobangi, un canto intriso da suoni gutturali, cui viene unita la tecnica chiamata “yodel”, in cui si intreccia un tappeto sonoro di vocali aperte e chiuse, registri bassi e alti.

Il canto Bobangi è meraviglioso da ascoltare. È quasi ipnotico proprio grazie ai particolari vocalizzi espressi dallo yodel. La conoscenza di questi canti oltre i confini dell’Africa è stata possibile dal lavoro minuzioso di appassionati etnomusicologi. Tra loro citiamo Simha Arom (classe 1930).

Riuscito a fuggire dalla Germania nazista, trova riparo nella terra che diverrà poi, nel 1948, Stato di Israele. Dopo aver studiato musica, per una serie di circostanze Simha Arom approda negli anni ’60 del secolo scorso in Centrafrica, dove rimane folgorato dalle polifonie vocali dei Pigmei Aka.

Grazie alle sue registrazioni e ai suoi studi, questi canti polifonici sono preservati. Ed è merito di Simha Arom che le polifonie Aka sono state inserite dall’Unesco, nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità. 

a cura di Silvia C. Turrin

foto: wikimedia.org

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