Più di altri voce migrante, la scrittrice ivoriana Véronique Tadjo nasce a Parigi nel 1955 da madre francese e padre ivoriano. Cresce ad Abidjan, in Costa d’Avorio, studia letteratura alla Sorbona, torna a vivere in Africa, in Kenya e, dopo anni negli Sati Uniti, Sud America e Londra, oggi vive e risiede in Sud Africa, dove insegna Letteratura francese all’ Università di Witwatersrand.
La sua scrittura si pone al confine tra prosa e poesia, tra uno stile lirico, tipico del racconto orale e la ricerca sociologica, nel tentativo di spiegare le azioni spesso inspiegabili degli uomini. La sua è una scrittura piena di immagini e di colori e non è un caso che vèronique Tadjo sia una pittrice affermata e che le illustrazioni, nei suoi numerosissimi libri per bambini, siano opera sua.
I suoi libri per bambini raccontano sempre di un’armonia perduta e poi ritrovata, dove il mondo animale e quello degli uomini collaborano per dare pace e armonia alle vite dei singoli individui. Spesso, tra i protagonisti, ritroviamo figure della tradizione orale africana : Mamy Wata et le monstre, 1993 ; Le seigneur de la danse, 1993 ; Le bel oiseau et la pluie, 1998 ; Grand-mere Nanan, 1996.
Tutti questi racconti sono stati pubblicati dall’editrice ivoiriana Nouvelles Éditions Africaines, NEA. Sue sono anche anche le poesie in Latériti, Hatier, 1984 e l’antologia di poesie africane, Tamburi parlanti (Giannino Stoppani, 2005). In questa antologia segnalo Conversazione telefonica, una meravigliosa tanto ironica poesia del grandissimo Wole Soyinka, un vero cammeo.
L’ombra di Imana (Ilisso edizioni, 2005) meglio di altri libri spiega la forte attrazione migrante della letteratura di Véronique Tadjo. A dieci anni dal genocidio in Rwanda, nel 2004, lei, ivoriana, insieme ad altri scrittori africani, viene chiamata a scrivere di quel periodo che ha sconvolto il mondo.
Quando inizia a scrivere, Véronique Tadjo ha bene in mente i poeti e scrittori africani della Négritude, il movimento nato per affermare la l’identità nero-africana e per combattere l’oppressione coloniale. Tutto il suo percorse di scrittrice ricorda la sua forte appartenenza alla tradizione e alla storia africana.
Nel 2008 l’ editrice Le nuova Muse pubblica Regina Pokou, la leggenda della giovanissima regina che sacrifica il proprio figlio gettandolo nel fiume Comoé per salvare il suo popolo, i Baulé e fondarne il Regno. Una leggenda rivista alla luce della contemporaneità .Véronique Tadjo aveva iniziato a scrivere questo racconto proprio in Rwanda, nel momento in cui il tema dell’identità era tornato ad essere drammaticamente cruciale.
È una scrittrice dallo stile personalissimo e intenso. A volte apocalittico. Come nella sua novella The betrayal, pubblicata nell’antologia Opening spaces, curata dalla scrittrice zimbabwana, Yvonne Vera. Qui la vera fine dell’umanità è nella perdita della speranza. A gennaio del 2019, è uscito il libro per ragazzi Le voyage de Yaoy, non ancora tradotto in italiano. La storia di due generazioni a confronto.
Questi libri di Véronique Tadjo, e altri libri in lingua originale o in traduzione italiana di scrittrici africane, li puoi trovare nella nostra Biblioteca Africana Borghero, ed avere in prestito con lo scambio inter-bibliotecario, rivolgendoti alla tua Biblioteca abituale.
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Maria Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero