Era un monaco copto ortodosso etiopico. Era nato a Dibo, regione del West Gojam, verso il 1791, e morì a Cerreccia Gebaba, nella regione dell’Oromiya, sempre in Etiopia, il 28 agosto 1855.
Divenuto amico e discepolo di San Giustino de Jacobis, primo vicario apostolico dell’Abissinia, Ghebre Michael si convertì al cattolicesimo.
Ordinato presbitero ed entrato nella congregazione vincenziana, suggellò con il martirio il suo cammino di ricerca della verità. Fu beatificato il 3 ottobre 1926.
Il West Gojam è una regione ricca e fertile, nel centro-ovest del Paese, abitata dai popoli Amhara. Qui, alla fine del scolo 18°, nacque Ghebre Michael il nome significa “servo si San Michele”. Era di famiglia agiata e genitori gli impartirono una buona istruzione.
Crebbe nella fede cristiana praticata in Etiopia da due millenni, tramandata dalla Chiesa Copta Etiope, che però diverge dalla Chiesa cattolica sulla dottrina della natura di Cristo: i copti professano il monofisismo, e cioè la sola natura divina.
All’età di venticinque anni, quando terminò i suoi studi, fece richiesta di entrare nel monastero di Mertolé-Mariàm e vi fu ammesso. Si dedicò con passione allo studio degli antichi codici conservati nei monasteri..
I suoi superiori lo inviarono insieme ad alcuni compagni in Egitto, per fare degli studi superiori in teologia copta. Viaggiò con il celebre missionario cattolico Giustino De Jacobis, prete nella Congregazione di san Vincenzo de’ Paoli, primo vescovo cattolico dell’Etiopia.
I giovani monaci copti non persero l’occasione di discutere della questione della natura di Cristo con il missionario cattolico.
Ghebre Michael rimase ammirato dalla figura di De Jacobis. Lo seguì nel suo viaggio a Gerusalemme e poi a Roma. Gli incontri e i colloqui che ebbe negli ambienti di chiesa di quelle città lo convinsero che la Chiesa cattolica era nel vero quando professava la duplice natura di Cristo, divina, ma anche umana; due nature indivisibili, fuse nella stessa persona.
Tornato in Etiopia, divenne collaboratore di De Jacobis, preparando un catechismo nelle lingue locali e adatto alla cultura del popolo etiope, e un manuale di formazione del clero indigeno.
Questa sua attività però non fu gradita alla Chiesa Copta, che lo denunciò all’imperatore e lo fece imprigionare per 70 giorni. Ghebre Michael non si scoraggiò, anzi prese la decisione di diventare prete cattolico e di entrare nella congregazione di Sa Vincenzo.
Ciò aumentò la persecuzione: di nuovo imprigionato: fu sottomesso a feroci torture, reso cieco e condannato ai ferri perpetui, morì in carcere durante un’epidemia di colera.
La sua festa liturgica è il 14 luglio.