Il commercio dei capelli usati per la creazione di extension (le treccine posticce molto usate dalle donne nere) e parrucche è diventato ormai un vero e proprio business nel mondo. In particolare, sono i capelli che vengono dall’India quelli più richiesti e più commercializzati. Questo bizzarro e al contempo lucrativo commercio tocca anche il continente africano. In varie nazioni, come in Sudafrica, in Costa d’Avorio, in Senegal, in Benin, in Togo, in Tunisia e nella Repubblica Democratica del Congo, l’industria dell’hairdressing è in fermento. I capelli indiani rappresentano la tipologia più richiesta e desiderabile per realizzare cambi di look nelle acconciature. Ciocche più lunghe, extension per infoltire e abbellire la chioma: è questo che chiedono tanti clienti in giro per il mondo.

Rituali in onore delle divinità indiane

foto tratta da 8e-etage.fr/

L’India è il paese in cui si effettua il cosiddetto sacrificio dei capelli. Una pratica che, stando alle cifre ufficiali, fattura circa 250 milioni di dollari l’anno. Tanti indiani, almeno una volta nella loro vita, decidono di radersi la chioma in onore alle divinità induiste, come Shiva e Visnu, affinché esse possano intercedere alle loro preghiere. Uno dei luoghi in cui il sacrifico dei capelli risulta molto vivace è il tempio di Tirupati, situato sulla cime del monte Tirumala. Qui, esperti barbieri rasano abilmente le chiome di donne e uomini. I fedeli induisti, alleggeriti dal peso dei loro capelli, entrano nel tempio per ricevere benedizioni dalla divinità. Si crede infatti che il taglio dei capelli porti via con sé anche i problemi e le difficoltà della vita. E così, le chiome di questi fedeli induisti in molti casi alimentano il business di un commercio che interessa tutti i continenti.

Il caso Costa d’Avorio

Come ha ricordato la rivista Jeune Afrique, la Costa d’Avorio fa parte di quelle nazioni africane in cui si assiste al business dei capelli. Un business raccontato anche da Made in Africa, programma della rete ivoriana RTI. Nel servizio televisivo è stata descritta l’abitudine di una donna che ogni due settimane acquista una nuova parrucca, sostenendo così al mese una spesa di 500mila F CFA, che corrispondono a circa 760 euro. Il parrucchiere che segue questa donna ha dichiarato a Jeune Afrique che se prima si recava lui stesso in India per l’acquisto dei capelli, ormai da qualche tempo si fa spedire i prodotti di cui ha bisogno direttamente dai suoi fornitori. Tra i modelli di capelli indiani più richiesti vi è quello chiamatao “remy”, molto caro e per questo se la possono permettere solo le persone appartenenti alla classe medio-alta.

L’eccezione ghanese

foto tratta da graphic.com.gh

In controtendenza sono le donne ghanesi, che non vogliono né extension, né tinte o stiraggio dei capelli. Loro hanno riscoperto e rivalorizzato il look afro naturale. Lo slogan più comune è “I am a confident woman”, ovvero “Sono una donna sicura di me stessa”. Per questo le donne ghanesi non hanno bisogno di modificare il loro aspetto naturale, bensì scelgono acconciature in armonia con i loro capelli naturali. Una tendenza alimentata non solo dallo stile di attrici come Emelia Brobbey, ma anche dalle dichiarazioni e dalla vocazione panafricanista dell’attuale Presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, che ha stimolato il suo popolo a recuperare la propria identità nazionale ghanese e africana.

Questa nuova controtendenza, per i parrucchieri ghanesi sta diventando un problema, come è emerso da un recente servizio della Bbc, in cui la stlista-parrucchiera Claire Adotey ha dichiarato di aver perso buona parte della sua clientela, proprio perché le persone ricercano uno stile più naturale. Se questa tendenza ghanese dovesse allargarsi ad altre nazioni africane e ad altri continenti, il business del commercio mondiale di capelli subirebbe un brusco calo. Non diminuirebbe però il numero di fedeli induisti disposti a compiere almeno una volta nella loro vita il sacrificio dei capelli.

A cura di Silvia C. Turrin