Il cimitero dei bambini di Niamey e del Niger
Piccole tombe di sabbia che le scarse piogge e il vento trafiggono e limano nel silenzio. Altre sono ricoperte da uno strato leggero di cemento sul quale si scrive il nome e talvolta la duplice nascita.
Hanno riservato ai bambini tutto un settore del camposanto cattolico di Niamey, che si allarga con quotidiana determinazione. In alcuni casi i genitori e i parenti dei bambini hanno scritto il nome e la data dell’altra nascita su una lamiera saldata ad un supporto a forma di croce dipinta di nero.
Per altre tombe la croce è formata da due legni tenuti assieme da un filo di precaria speranza. Altre, infine, tendono a scomparire e a confondersi con la terra con la quale sono tornate.
Scarpine bianche e biscottini lasciati sulle tombe
François René nato la prima volta il 14 gennaio del 2013 e la seconda il 24 di ottobre di quest’anno. Godwin nato e tornato lo stesso giorno, il 24 aprile di quest’anno. Timothé nato il 26 di gennaio del 2020 e partito in fretta quest’anno nel mese di giugno. Ameline giunta l’11 dell’undicesimo mese del 2019 e salpata il 10 di settembre di quest’anno. Per Eli c’è una sola data scritta: il 19 aprile del 2021.
Per Gabriel i mesi di passaggio sono stati cinque, da maggio ad ottobre dell’anno scorso. Gérard, infine, ha vissuto meno di un mese, l’anno scorso. Accanto alle date hanno scritto ‘Tutto è grazia’.
Su una di queste tombe hanno deposto un paio di scarpine bianche perché la bimba possa continuare, altrove, a camminare. Nell’altra, infine, hanno sparso una manciata di biscottini e lasciato aperto il sacchetto nel caso dovesse tornare.
26 bambini morti nell’incendio della loro scuola materna
La cenere dei bambini delle classi che una volta di più sono bruciate: è successo questa settimana, a Maradi, la capitale economica, che dista a quasi 700 kilometri da Niamey, non lontano dalla frontiera con la Nigeria.
Bimbi e bimbe, in buona parte sotto i tre anni di età, che hanno perso la vita. Venti di morte continuano a soffiare nel Paese assieme al vento dell’Harmattan, del deserto.
A Niamey si calcola che le “scuole di paglia”, siano oltre un migliaio e lo stesso numero dovrebbe riprodursi a Maradi e, in minore misura altrove, soprattutto in zona rurale.
Le scuole di paglia
Le risorse economiche dirottate in ambito militare per contrastare l’accerchiamento jihadista, l’incuria del settore educativo e la crescita demografica, sono fattori che, messi assieme, hanno creato le numerose aule all’aperto in materiale infiammabile.
Ieri, lunedì 8 novembre fine mattinata, nella scuola chiamata AFN perché adibita nei locali della locale Associazione delle Donne Nigerine, sono morti almeno 26 bimbi nell’incendio sviluppatosi per motivi a tutt’ora sconosciuti. Sono stati oggi sepolti in una fossa comune mentre altri si trovano in gravi condizioni nell’ospedale della città.
Tra sabbia, cenere e fango si è creata una grande tomba che tutto ha sepolto, meno il dolore e la vergogna di una classe politica che ha pensato ad accumulare ricchezze più che garantire dignità ai poveri.
P. Mauro Armanino, Niamey
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