Il Sudan del Sud è una giovane nazione creata per effetto della sua secessione dalla Repubblica del Sudan. Ed è uno di quegli stati africani profondamente instabili. Per questo, Papa Francesco aveva programmato un viaggio in questo Paese, oltre che nella Repubblica Democratica del Congo, ma le sue condizioni di salute lo hanno costretto a rimandare entrambe le visite apostoliche. Ripercorriamo di seguito le principali fasi recenti della tormentata storia del Sudan del Sud per capire i motivi che spingono il Pontefice a lanciare messaggi di pace e di fratellanza, anche in questa parte del mondo.
Dall’indipendenza alle guerre civili
La data del 9 luglio 2011 segna ufficialmente la nascita della Repubblica del Sudan del Sud. Un evento anticipato da un referendum a favore della secessione dal Sudan del nord. La frattura tra la zona settentrionale e la zona meridionale dell’ormai ex Sudan risale alla metà del XX secolo, quando il periodo coloniale stava volgendo al termine anche in Africa.
Subito dopo il processo di indipendenza (avvenuto ufficialmente nel 1956) dal Regno Unito della vecchia nazione del Sudan, scoppiò un conflitto interno tra il Sud e il Nord durato ben 17 anni. Da quella prima destabilizzazione, la zona meridionale del Sudan ottenne lo status di regione autonoma, ma le controversie politico-territoriali erano talmente profonde, che nel 1983, l’allora governo di Khartoum, revocò alla zona del Sud lo status di autonomia.
Il Sudan ripiombò in un’altra guerra. I fattori scatenanti sono da ricercarsi non solo nella storia antica di queste terre, che videro fiorire celebri regni come quello di Kush, ma anche dalle conseguenze del periodo coloniale e dalla nascita dei cosiddetti Stati-nazione che, in Africa, assunsero confini selezionati dall’alto, senza tener conto di fattori geografici, antropologici, sociali e culturali.
Il gap tra il Nord e il Sud del Sudan si spiega anche considerando elementi di natura etnico-religiosa. A maggioranza arabo-musulmana è il Nord (ovvero l’attuale Sudan), mentre il Sud – che ha voluto la secessione – la popolazione è in maggioranza cristiana e animista. Molte aree del vasto Sudan erano (e alcune rimangono ancora) fortemente instabili, come il Darfur, il Kordofan meridionale e il Nilo azzurro. Anche il controllo di specifiche terre e la distribuzione dei proventi del petrolio erano motivi di tensioni.
Il Sudan, dopo l’indipendenza, era dunque un Paese fragile, dai piedi d’argilla. Da qui la scelta di spaccare la nazione in due, avvenuta ufficialmente nel 2011. Ma nemmeno la secessione del Sudan del Sud ha portato pace.
La guerra nel Sudan del Sud
Dal 2013 al 2018 il Sud Sudan conobbe una disastrosa guerra civile, a causa delle rivalità tra il Presidente della giovane nazione Salva Kiir e l’ex vice-presidente Riek Machar. Nel 2018 i due rivali firmarono gli accordi di pace, impegnandosi a formare un governo di unità nazionale attualmente ancora in carica.
Il Sudan del Sud resta un paese povero, nonostante il suo sottosuolo sia ricco di petrolio. Carestie, siccità e scontri permangono. Anzi, nei primi mesi del 2022 – tra febbraio e aprile – si sono verificati massacri e violenze. Quasi un centinaio di persone sono state uccise brutalmente. Le Nazioni Unite hanno richiamato i rappresentanti del governo di unità affinché agiscano per un’effettiva riconciliazione. Ma nonostante la presenza dei caschi blu dell’ONU, il Sudan del Sud rimane un’altra miccia dell’Africa di nuovo pronta a esplodere.
Silvia C. Turrin
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