Lo scrittore afroamericano, James Arthur Baldwin, attivista per i diritti civili e pacifista, è nato nel 1924 ad Harlem, quartiere della città di New York, crescendo in grande povertà con la madre e il patrigno, David Baldwin, predicatore battista, originario di New Orleans.
Baldwin lo chiamava padre, un uomo estremamente severo e violento. Non ha invece conosciuto suo padre biologico. Maggiore di nove figli, James si prende cura dei suoi fratelli minori e li protegge dalle rigide regole del padre. Da adolescente James diventa predicatore all’Assemblea Pentecostale Fireside, dove sviluppa un celebre stile di predicazione. La sua breve esperienza nella chiesa avrà un impatto duraturo sul suo stile retorico, sui temi, i simboli e le allusioni bibliche utilizzate nei suoi scritti.
“Sapevo di essere nero, naturalmente, ma sapevo anche di essere molto sveglio. Non sapevo come avrei usato il cervello, né se avrei potuto usarlo, ma quella era l’unica cosa che potevo usare”.
Gli anni ’40 segnano diversi punti di svolta nella vita di Baldwin. Nel 1942 si diploma al liceo e un anno dopo è testimone della rivolta razziale di Harlem, lo stesso anno muore il patrigno. Dopo questa perdita, Baldwin non puo’ più proseguire i suoi studi. Si mette a lavorare e di notte suona la chitarra nei caffè del Greenwich Village, dove scrive, anche per lunghe ore, cercando di realizzare il suo sogno di diventare uno scrittore.
Nel 1944 Baldwin incontra Richard Wright, il famoso scrittore afroamericano autore di Black boy(1945). Con il tempo, Wright diventerà anche il suo mentore. Wright aiuta Baldwin ad ottenere una borsa di studio per lavorare al suo primo romanzo permettendogli di partire per Parigi, non potendo più tollerare la discriminazione razziale e sessuale subita quotidianamente in America.
Da Parigi Baldwin si trasferisce in Svizzera dove, nel 1953, pubblica il suo romanzo, Go Tell it on the Mountain – in italiano Gridalo forte (Fandangolibri, 2024). Il romanzo, diviso in tre parti, è il racconto autobiografico di John Grimes, un adolescente nero nella Harlem degli anni Trenta del ‘900 e delle sue relazioni con la famiglia e la Chiesa. Il romanzo rivela i retroscena della vita della madre del ragazzo, dell’assenza del padre biologico e la figura di Gabriel Grimes, il violento patrigno, un fanatico religioso. Il testo è incentrato sul ruolo della Chiesa Pentecostale nelle vite dei neri americani, vista come fonte di repressione e di un atteggiamento moralmente ipocrita, ma anche sorgente di ispirazione e aggregazione comunitaria.
Il linguaggio, la passione e la profondità con cui racconta la lotta per la vita dei giovani neri americani non avevano precedenti. Il romanzo, anche se non ottiene subito questo riconoscimento, è considerato un classico della narrativa americana. Il settimanale americano Time lo ha selezionato nella lista dei 100 migliori romanzi in lingua inglese tra il 1923 e il 2005.
Negli anni successivi Baldwin vive tra Parigi, New York e Istanbul, scrive la raccolta di saggi Notes for a native son (Questo mondo non è più bianco, Bompiani, 2018) e il racconto Giovanni’s room (Fandangolibri, 2017), parlando di argomenti al tempo tabù, come l’omosessualità e le relazioni tra persone di etnie diverse.
“Quando ti trovi in un’altra cultura, sei costretto a riesaminare la tua”, scrive.
I viaggi di Baldwin nel mondo lo avvicinano ancora di più all’America del tempo. All’inizio degli anni sessanta fa ritorno negli Stati Uniti per partecipare al movimento per i diritti civili. Viaggia per tutto il Sud e scrive un’opera, considerata esplosiva, sull’identità nera e sulla situazione della lotta anti-razzista: The fire next time, (La prossima volta, il fuoco. Due lettere, Fandangolibri,2020).
Dopo l’assassinio di Malcom X e Martin Luther King Jr., ritorna in Francia e lavora a If beale street could talk, (Se la strada potesse parlare, Fandangolibri, 2024). Anche se in questo libro emerge tutta la rabbia di Baldwin per gli avvenimenti recenti, egli rimane sempre un fautore dell’amore e della fratellanza universali.
Il suo ultimo romanzo, Just above my head, (Sulla mia testa, Bompiani), è del 1979.
Nel 1986 è nominato commendatore della Legion d’onor dal governo francese. È fra i più importanti e attivi sostenitori dell’uguaglianza razziale fino alla sua morte, avvenuta nel 1987 a Saint Paul de Vence, in Francia.
“Essere afroamericano significa essere africano senza memoria e americano senza alcun privilegio”.
A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero