E’ accaduto ieri, il primo dicembre 2022. La Zona è la stessa di quando hanno rapito p. Pier Luigi Maccalli nel 2018. Alla frontiera con Burkina Faso, Paese stesso assediato da gruppi armati che creano sofferenze, distruzioni, morti e fuga di persone. Sono arrivati con alcune moto e, dopo avere fatto saltare il catenaccio che chiudeva la porta della cappella, hanno rotto la croce distrutto i pochi libri di canto che giacevano, isolati, nel luogo di culto.
Tanfonou, piccolo villaggio con une ventina di concessioni e case sparse abitate da famiglie di etnia ‘Peul’, si trova tra la città di Torodi e quella di Makalondi. I cristiani sono circa cinquanta, catecumeni compresi. Vivono anch’essi nell’incertezza della paura di quello che potrebbe accadere, un giorno o l’altro, alle loro famiglie.
L’Avvento è così fin dall’inizio. Un’avventura nella quale non si mai ciò che potrebbe accadere. Lo stesso Dio l’ha capito a suo spese fin dall’inizio. Tra la mangiatoia e la croce c’è poca differenza, si tratta sempre di un rifiuto dell’unica e autentica novità nella storia umana.
Tutto ciò si evidenzia, tra l’altro, a Tanfonou che, sia detto di sfuggita, si trova a circa 60 kilometri dalla capitale del Niger, Niamey.
Impensabile ma vero che, a poche decine di kilometri dalla capitale, sia problematico professare pubblicamente la propria fede senza incorrere in persecuzioni che rinnegano i principi sui quali si regge l’architettura costituzionale del Paese.
Nulla di nuovo sotto il sole perché tra il natale che si avvicina e la croce spezzata giace, nella mangiatoia, lo stesso mistero.
P. Mauro Armanino, Niamey
Foto: vaticannews.va