La grave siccità che ha colpito in modo particolare il sud, e poi le elezioni di agosto, momento critico: i vescovi angolani sono preoccupati. Richiamano al governo le sue responsabilità, per il bene dei più vulnerabili.
La Chiesa di Angola ha un storia antica, che risale al secolo 16°, quando i portoghesi si stabilirono sulle coste del Regno del Kongo. Presto giunsero anche gesuiti, francescani e dominicani, che portarono il Vangelo alla popolazione locale. Nel 1590 si contavano già 20mila cristiani. Nel 1596 fu eretta la prima diocesi dell’Africa sub-sahariana, a São Salvador, oggi Mbanza Kongo, e nel 1640 la Prefettura Apostolica del Congo, affidata ai cappuccini italiani.
Oggi le diocesi angolane sono 20, su un territorio nazionale che è quattro volte l’Italia, con una popolazione di 33 milioni. I vescovi e tutta la Chiesa angolana in questo inizio 2022 hanno due grandi preoccupazioni: la siccità che ha colpito in modo drammatico il sud del Paese, e le elezioni politiche che si terranno in agosto.
Il primo a lanciare l’appello è stato Dom Pio Hipunyati, vescovo della diocesi di Ondjiva, al confine con la Namibia: “La situazione di siccità e di fame nel sud di Angola è oramai preoccupante, ed esige che il governo dichiari lo stato di emergenza e porti soccorso alla popolazione che è allo stremo”. La Conferenza episcopale l’ha sostenuto, e ha portato questa situazione al Presidente della Repubblica, João Lourenço. Ma qual è la causa di questa siccità?
Il padre angolano Jacinto Pio Wacussanga fa notare che negli ultimi decenni si sono fatti sentire gli effetti del cambiamento climatico globale. Mentre in passato la siccità colpiva ogni dieci anni circa, ora la frequenza è un anno sì e uno no.
Se si vuole che gli agricoltori possano convivere con questa nuova situazione si deve fare qualcosa: anzitutto la conservazione dell’acqua delle piogge, poi un’assistenza ai contadini affinché adottino varietà più resilienti di sorgo, miglio, manioca, e infine la creazione di riserve di sementi.
Il presidente dei vescovi angolani, Dom Manuel Imbamba, sa che le elezioni sono un momento molto critico per la stabilità del Paese. Per questo ha ammonito il governo: “La Chiesa lavora per accrescere la coscienza dei cittadini e la loro dignità. Siamo tutti fratelli che sanno convivere con le differenze, e che vogliono costruire un Paese inclusivo, un Paese per tutti.” I due principali partiti, Mpla e Unita, eredi della guerra di liberazione e poi della guerra civile, si contendono il potere.
Le loro ideologie si sono stemperate, e oggi devono dimostrare ai cittadini che prenderanno misure efficaci contro i mali endemici della politica angolana: corruzione, nepotismo, impunità. Gli angolani sono stufi di promesse non mantenute, e vogliono che i politici mostrino già ora dei segni concreti di questa volontà.
P. Marco Prada
Foto: Wikipedia; Global Voices; Unicef