Nel 2017, circa 100 mila persone sono morte ogni giorno di fame o di malattie dovute a carenze di cibo. Ogni 5 secondi un bimbo sotto i 10 anni è morto di fame o delle sue conseguenze. Fanno 6 milioni solamente nel 2017. (Jean Ziegler).
Nel mondo, 1 persona su 9 non ha cibo a sufficienza, circa 815 milioni di persone. La malnutrizione cronica ha conseguenze devastanti sulle popolazioni. Nei bimbi malnutriti, i ritardi nella crescita, le malattie e le lesioni cerebrali provocate dalla fame causano difficoltà nell’apprendimento scolastico e professionale. Le donne e le ragazze sono le più vulnerabili: sono le prime a mangiare meno e a trascurare i loro bisogni per assicurare la vita della famiglia. In varie zone colpite da carestie, il numero dei matrimoni precoci aumenta perché le famiglie danno in matrimonio le figlie per avere meno bocche da sfamare. La fame severa aumenta altresì i rischi durante la gravidanza e il parto.
La fame del Sahel in internet
Basta scrivere sul motore di ricerca del net …’Carestie nel Sahel’… che subito appaiono titoli che assomigliano più a un bollettino di guerra che a spassionate analisi di una situazione di emergenza…che si protrae da decenni.
Il Sahel confrontato à una crisi alimentare catastrofica…
La fame nel Sahel: una urgenza permanente…
Circa 40 milioni di vite minacciate da carestie nel Sahel…
La fame minaccia 10 milioni di persone nel Sahel…
Milioni di persone sono confrontate alla fame nel Sahel…
Nel Sahel il ‘virus della fame’ minaccia milioni di persone…
Il punto umanitario della crisi e il caso del Niger
Più di 30 milioni di saheliani avranno bisogno di aiuto e protezione quest’anno, un milione in più che nel 2021. Lo ha ricordato recentemente il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA). Detto Ufficio sottolinea che ‘ i conflitti, la violenza, gli spostamenti di popolazione e le crisi socio-economiche comportano una crescita importante dei bisogni’ in questa regione. In Africa Occidentale, nelle zone coinvolte nei conflitti armati, i civili sono confrontati a una crisi di protezione drammatica in un contesto instabile.
Secondo OCHA, il congiungimento dei conflitti e della violenza, la profonda povertà, la pressione demografica, un modo di governo fragile, l’insicurezza alimentare e una malnutrizione cronicamente elevata, l’impatto dei cambiamenti climatici…’spingono milioni di persone al limite della sopravvivenza’.
Sul terreno, il periodo di ‘transizione’ (soudure), quest’anno dovrebbe iniziare prima, utilizzando le scorte degli agricoltori e una accresciuta domanda di mercato. ‘La diminuzione dell’offerta porterà a un aumeto dei prezzi e certi prodotti di base potrebbero non essere più disponibili’, ha aggiunto l’Agenzia in questione.
Per il Niger, queste sono le cifre che rimandano a volti e storie di famiglie
- 2,5 milioni di persone sono in situazione di crisi o peggio. il loro numero potrebbe raggiungere 3, 6 milioni durante la transizione (giugn0-agosto 2022).
- Il deficit dei cereali registrato nel 2021 è stimato a circa 870 mila tonnellate, cioè una diminuzione di produzione di 1, 5 tonnellate rispetto al 2020.
- Le regioni di Diffa e di Tillaberi accusano rispettivamente il 24 e il 29 per cento della loo popolazione in insicurezza alimentare.
- Nel 2022, 3,6 milioni di persone, circa il 15 per cento della popolazione totale, avranno bisogno di un’assistenza umanitaria.
I Cavalieri dell’Apocalisse
Ancora Ziegler, nell’introduzione citata, fa allusione ai Quattro Cavalieri dell’Apocalisse del sottosviluppo che sono la fame, la sete, le epidemie e la guerra. Per il Sud del mondo, ribadisce Ziegler, già relatore delle Nazioni Unite sul diritto all’alimentazione, la terza guerra mondiale è in corso.
Il deficit alimentare nelle regioni del Sahel e nel bacino del lago Chad preoccupa i dirigenti locali e i partners occidentali. Una riunione dell’Organizzazione di Cooperazione e di Sviluppo Economico (OCDE) si è tenuta per questo motivo a Parigi nel mese di aprile scorso. Se non si fa nulla tra i mesi di giugno e agosto prossimi, da 30 a 40 milioni di persone potrebbero essere vittime di una crisi alimentare acuta.
L’80 per cento di queste si trovano nel Chad, il Camerun, Niger, Nigeria, Mauritania, Mali e Burkina Faso.
Oltre la siccità e l’insicurezza, si cita anche la guerra in Ucraina tra le cause che che hanno condotto all’esacerbazione della carestia che tocca questi Paesi.
Le implicazioni sulla fame dei conflitti tra agricoltori e allevatori
La violenza che implica gli allevatori in Africa Occidentale e Centrale, come autori e vittime,in questi ultimi anni è cresciuta. Dal 2010 sono accaduti oltre 15 conflitti legati alla violenza tra agricoltori e allevatori e più della metà dopo il 2018.
Queste drammatiche cifre non rendono giustizia della forte carica emotiva legata all’etnicità, la religione, la cultura e la terra. Vari gruppi ‘islamisti’ militanti del centro del Mali e il nord del Burkina Faso hanno strumentalizzato queste divisioni per attizzare le rivendicazioni e stimolare il reclutamento di giovani. In Centrafrica, ad esempio, alcuni gruppi ribelli si sono imposti come i difensori degli allevatori.
Sebbene gli agricoltori e gli allevatori abbiano relazioni concorrenziali da secoli, il clima attuale di violenza è senza precedenti nei tempi moderni. La recrudescenza della violenza si è concentrata in Nigeria, nel corridoio che va al centro del Mali, il nord del Burkina Faso e in alcune zone delle Repubblica Centrafricana. I disastri alle colture causati dal passaggio del bestiame sono spesso il detonatore dei conflitti, malgrado l’esistenza di previ accordi locali accettati dalle parti.
L’aumento della popolazione rurale della regione ha comportato una riduzione delle terre messe a disposizione per il foraggio degli animali e ciò rende i mezzi di sussistenza degli allevatori più difficile. La popolazione rurale della zona sudano-saheliana dell’Africa occidentale è cresciuta più del 40 per cento negli ultimi vent’anni, oltrepassando 281 milioni di persone.
In quarant’anni, la superficie delle terre coltivabili ha raddoppiato, occupando circa il 25 per cento della superficie totale delle terre. La presenza dei gruppi armati riduce ulteriormente la disponibilità di pascoli perché gli allevatori sono espulsi o è loro vietato l’uso delle foreste protette, occupate dai gruppi armati.
Libanesi, Americani, Cinesi…qui possiede le terre in Africa?
Da almeno 25 anni, più di 35 milioni di ettari di terre africane sono state cedute a capitali stranieri. L’Africa è la regione del mondo la più ricercata per le transazioni fondiarie a grande scala, secondo la base di informazioni pubbliche fornite dall’ong Land Matrix.
Dal 2000, numerosi investitori cinesi, emirati, americani e europei hanno ottenuto in concessione diverse decine di migliaia di ettari di terre arabili africane, all’incirca la superficie della Costa d’Avorio (circa 300 000 kmq).
Questi investimenti, il cui picco accade subito dopo la crisi alimentare del 2008, sono intesi dai paesi ospiti, come di un mezzo per arrivare all’autosufficienza alimentare, sviluppare, industrializzare l’agricoltura e diminuire la povertà.
Purtroppo i processi decisionali riguardo le terre e le risorse naturali mancano spesso di trasparenza che, combinata a governi deboli e spesso incapaci, genera conseguenze negative per i partners locali. Per arrivare all’inclusività e la trasparenza nei conti nel caso di acquisti di grandi estensioni di terra, è essenziale di disporre di dati affidabili e aggiornati.
La domanda di terre e di risorse naturali si è accelerata in modo considerevole nell’ultimo decennio e dovrebbe ulteriormente espandersi verso l’acquisizione di terre. Il fenomeno potrebbe esssere definito come ‘una corsa verso le terre’!
Libera volpe in libero pollaio…
Gli accordi di partenariato economico (PAE) sono accordi commerciali che hanno lo scopo di favorire il libero scambio tra l’Unione Europea (UE) e i Paesi chiamati ACP (Africa, Caraibi, Pacifico). Concord, un colletivo d Ong impegnate in una visione differente dello sviluppo economico, deplora che la UE, prima zona economica mondiale, cerchi di ottenere delle concessioni commerciali smisurate da parte di una delle regioni più povere del mondo, l’Africa Occidentale.
L’Africa Occidentale(AO) sarebbe privata di strumenti economici idonei per migliorare le condizioni di vita dei suoi abitanti. L’UE non ha preso nessun impegno formale di consacrare mezzi finanziari aggiuntivi a medio termine, per permettere a l’AO di sfidare la concorrenza delle importazioni dei prodotti europei. A chi profitta l’accordo APE? Soprattutto l’Europa.
È il motivo per cui Concord invita i parlamentari a non ratificare l’APE… Di fatto i prodotti agricoli esteriori sui mercati dell’AO, sovvenzionati, sono molto meno cari dei prodotti locali e ciò penalizza i contadini del posto. Se a questo aggiungiamo i prodotti che giungono tramite ‘aiuti umanitari’ ( esempio il latte), non si fa fatica a comprendere che anche questo fattore aggiunge problematicità al tema.
Il ruolo fondamentale degli agricoltori marginali
È bene ricordare che il vero volto dei produttori locali africani è spesso rivelato da quelle donne senza terra che continuano a lavorare la terra con una zappa, su meno di ettaro di terreno. Spesso hanno accesso limitato all’acqua, a strumenti e materiali, a conoscenze e a sistemi di sostegno.
La buona notizia è che la produttività può essere aumentata.I piccoli produttori, in tutta l’Africa, hanno mostrato che sono capaci di aumentare i rendimenti delle colture cambiando le tecniche o scegliendo varietà migliorate. Per questo sembra essenziale consacrare la maggior parte dei fondi destinati all’agricoltura ai piccoli contadini, le donne e i giovani.
I Paesi dovrebbero promuovere tecniche agricole durevoli e suscettibili di profittare ai contadini poveri più che alle grandi imprese agroalimentari. Inoltre l’agricoltura è penalizzata da una grande frammentazione tra contadini, mercati e prodotti agricoli.
Le carestie in Africa non sono solo una questione agricola ma in buona parte une conseguenza del modo di governare e dunque della politica.
Il settore è sempre dominato da un’agricoltura di sussistenza, su superfici individuali e di piccole dimensioni. Inoltre il rendimento agricolo in Africa è il più basso del mondo e non arriva a seguire la crescita demografica della popolazione, tra le più forti del pianeta.
Tra le questioni più critiche che coinvolgono il continente figura quelle del diritto fondiario tradizionale, fino ad oggi dominante sulla proprietà delle terre della maggioranza della popolazione rurale.
P. Mauro Armanino,
Niamey
Foto. OCHA-ONU