Distruzioni ad Haiti dopo il terremoto
Proprio in questi giorni leggiamo della catastrofe sanitaria e delle tensioni socio politiche che lo stato di Haiti sta purtroppo vivendo.
Guardando alla sua vita culturale, scopriamo che difficilmente una qualsiasi altra letteratura moderna si è intrecciata con la politica e con la storia in modo così completo come quella di Haiti.
“Due degli aspetti più emblematici della cultura letteraria haitiana stanno nel fatto che la maggior parte della sua letteratura è opera di scrittori in esilio ed è scritta in lingua francese, in apparente contrasto con la ricerca della propria identità”(Cristina Brambilla, in Nigrizia, 1981).
Colonia spagnola (Repubblica Domenicana) e in seguito francese, nella sua parte occidentale (Santo Domingo), diventa Repubblica indipendente quando, nel dicembre del 1803, un esercito di schiavi ribelli riesce a sconfiggere i ventimila soldati francesi inviati a Santo Domingo dal primo console Napoleone Bonaparte.
La rapida costituzione di Ayiti, o “terra delle alte montagne”, rappresentò un vero e proprio shock per il mondo occidentale. Nonostante l’isolamento di Haiti – o forse proprio a causa di esso – gli scrittori haitiani hanno fatto della letteratura uno specchio vitale della loro società.
La letteratura di Haiti è un mondo vasto e affascinante, un mondo tragico nel quale le persone si svegliano ogni mattina condividendo la consapevolezza che ciò che sembra esistere è pieno di mistero e potrebbe cambiare o svanire in ogni momento. Nelle mani di scrittori sensibili e di talento, la letteratura moderna di Haiti parla di amore, tempo, violenza e di bellezza.
Vediamo tre esempi di scrittori nati nella capitale haitiana, Port-au-Prince :
Roger Dorsinville (1911- 1992)
È stato diplomatico negli USA e consigliere al Ministero della cultura in Liberia. Poeta e giornalista, ha pubblicato diversi romanzi.
Autore di Un uomo in tre pezzi (Jaca Book, 1977): “Mi chiamo Lewis Cassan ma non è il nome di nessuno dei miei, padre o madre (…)
Eravamo in possesso sul suo conto di storie fantastiche, le prodezze di un Proteo inafferrabile, responsabile di tutte le effrazioni, di tutti i furti con scasso, col dono dell’ubiquità per di più, che poteva essere segnalato alla stessa ora in quartieri diversi.
Che l’uomo esistesse, non si poteva dubitarne. Analfabeta, diceva il dossier, c’era forse da meravigliarsi?
Ma gli si attribuiva inoltre la statura smisurata di un giovane, e testimoniava della sua forza il fatto di avere da solo, un mattino, messo in fuga una squadra di poliziotti del Porto.
Un po’ di verità, molta fantasia. Il suo vero nome era sconosciuto.”
Anthony Phelps (1928)
Scrittore e poeta, vive in Canada.
Nella raccolta Immobile viaggiatrice di Pica (La Rosa, 2000), traccia un bilancio, amaro e sereno, dei sentimenti.
Protagonista la sua terra, Haiti, segnata dalla violenza e da un senso di tragedia già consumata ma allo stesso tempo ancora incombente. “Serenità, serenità, parola magica”.
Lyonel Trouillot (1956)
Poeta, intellettuale e docente, da anni si dedica alla scrittura.
Con Teresa in mille pezzi (epoché, 2000), affronta con intensità il tema del doppio:
All’età di trentanni Teresa si scopre investita dal suo doppio, di cui subisce l’assoluta tirannia. L’altra Teresa agisce ben presto sulla giovane donna come uno specchio rovesciato, che rivela tutto ciò che non riesce a essere e tutto ciò di cui il suo ambiente la priva.
“Anche se Teresa non è esattamente la metafora dell’isola, non di meno esiste una relazione con l’odierna Haiti, letteralmente a pezzi, più che mai degradata, violenta e divisa”.
A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca Africana Borghero