“La verità è che non siamo ancora liberi, abbiamo conquistato soltanto la facoltà di essere liberi, il diritto di non essere oppressi. Non abbiamo compiuto l’ultimo passo del nostro cammino, ma solo il primo di una lunga strada che sarà ancora più lunga e difficile, perché la libertà non è solo spezzare le proprie catene, ma anche vivere in modo da rispettare e accrescere la libertà degli altri”.
Così scrive Nelson Mandela nella sua autobiografia Lungo cammino verso la libertà (Feltrinelli Editore).
Quest’anno il Sudafrica ricorda con vari eventi il centenario dalla nascita di Nelson Mandela (lo avevamo segnalato in un precedente articolo). Sebbene sia un anniversario importante, le celebrazioni risentono della mancanza di una figura politica solida, autorevole e propositiva quale lo è stato Madiba. All’interno dell’African National Congress (ANC), partito in cui ha militato Mandela, non si è ancora trovata una persona che possa davvero proseguire il lavoro da lui iniziato. Mandela, come abbiamo condiviso nell’incipit di questo scritto, è riuscito a spezzare le catene dell’oppressione e del razzismo, ma il cammino non è certo terminato, anzi, è ancor più irto di difficoltà.
Ineguaglianze socio-economiche come ai tempi dell’apartheid
Come ha messo in evidenza il rapporto della Banca Mondiale: “Il Sudafrica è il paese più iniquo al mondo e la sua povertà è il pesante lascito dell’apartheid”. I poveri, di fatto, sono ancora neri e coloured, proprio come accadeva ai tempi del regime razzista. Il punto di svolta terribilis per il Sudafrica è stato il 2011: da quell’anno il tasso di povertà ha iniziato ad aumentare, coinvolgendo oltre due milioni di abitanti. L’Università del Sudafrica, nel 2015, ha diffuso un rapporto socio-economico inquietante, che sembra riportare ancora le lancette del tempo all’epoca dell’apartheid.
Nel documento si legge che l’1% dei sudafricani detiene il 70,9% della ricchezza nazionale e che i poveri vivono in quelle aree del Paese che costituivano i cosiddetti Bantu homeland, ovvero: “patria dei Bantu”. Una definizione che presupponeva che i territori concessi dal governo di Pretoria ai vari gruppi africani fossero i loro Stati d’origine. In realtà, la maggioranza dei sudafricani neri negava categoricamente che tali aree così frammentate e geologicamente povere fossero le loro antiche patrie (l’élite governativa non solo cercò di enfatizzare un processo di retribalizzazione, attraverso la creazione di una costellazione di Stati africani basati sulle diverse affiliazioni etnico-tribali, ma cercò anche di portare avanti una vera e propria politica di denazionalizzazione degli africani, rendendoli cittadini stranieri all’interno del Sudafrica definito bianco (cfr Il movimento della Consapevolezza Nera in Sudafrica, Erga Edizioni).
Per capire il Sudafrica oggi
Se non si conosce il passato, non si può comprendere il presente. Questo vale per tutte le nazioni e per il Sudafrica forse ancor di più, perché rappresenta un caso-studio drammaticamente emblematico delle terribili conseguenze lasciate da una serie di politiche razziste, tra l’altro basate sullo sfruttamento economico liberista prima, neoliberista poi. La lettura di alcuni libri di Nelson Mandela può aiutare a tracciare un quadro più completo delle vicende sudafricane.
Per questo, di seguito, segnaliamo tre volumi, tradotti in italiano, attraverso i quali, da un lato, possiamo ricordare e/o ri-scoprire la vita di Nelson Mandela, dall’altro, possiamo comprendere come i diritti e le libertà di milioni di persone possano venire calpestati da una sparuta minoranza di individui detentori delle redini del potere politico-economico.
Lungo cammino verso la libertà
È d’obbligo iniziare questa lista di libri consigliando la lettura dell’Autobiografia di Nelson Mandela. Un racconto personale in cui s’intreccia la storia sudafricana. Si parte dalla sua infanzia nel distretto di Umtata, nel Transkei, lontano dalle grandi città. Mandela racconta la sua famiglia, i luoghi nel Veld in cui crebbe, sino a quando la sua vita cambia completamente una volta raggiunta Johannesburg. Fu qui che iniziò a prendere coscienza della vera realtà in cui i sudafricani vivevano.
Scoprì la vita nelle township, sperimentò la separazione etnico- razziale, quindi la politica del divide et impera del governo. Le ingiustizie e i soprusi lo spinsero a diventare un combattente per la libertà. Dopo aver lottato contro il regime razzista, Mandela racconta il processo di Rivonia, gli anni in carcere a Robben Island e poi i primi cambiamenti nella politica del National Party, sino al dialogo e ai negoziati per un cambio istituzionale, per giungere finalmente alla fine della lunga prigionia e all’abolizione dell’apartheid, almeno di quello legalizzato tramite un’enorme quantità di leggi. Lungo cammino verso la libertà, Nelson Mandela, Feltrinelli Editore.
La sfida della libertà. Come nasce una democrazia
Questo volume è il seguito dell’Autobiografia di Nelson Mandela. Si tratta di un libro postumo, iniziato da Mandela durante l’ultimo periodo del suo mandato come Presidente del Sudafrica. Partendo dalle memorie che lui stesso cominciò a scrivere, il poeta e scrittore sudafricano Mandla Langa ha proseguito e ultimato il lavoro. Nelle prime pagine leggiamo del rilascio di Mandela, della saggezza con cui ha saputo gestire quelle settimane così frenetiche e cariche di aspettative e tensioni prima dell’avvento della sua ritrovata libertà, dopo ben 27 anni di prigionia.
Leggiamo delle prime elezioni democratiche cui hanno partecipato per la prima volta milioni di neri sudafricani, e della successiva e delicata fase volta alla creazione dell’unità nazionale e della formazione di un Parlamento che potesse essere davvero “il cuore” della nuova nazione. Un bel libro, arricchito da tante foto storiche di Mandela, che traccia un profilo di un politico saggio, lungimirante, dal volto umano. La sfida della libertà. Come nasce una democrazia, di Nelson Mandela, Feltrinelli Editore.
Lettere dal carcere
Il titolo ricorda scritti intensi, a tratti poetici, a tratti impegnati, di Antonio Gramsci: una raccolta di missive che l’intellettuale inviò a familiari e amici durante la sua detenzione, dal 1926 al 1936, in piena dittatura fascista. Un titolo e un libro che presenta in parte similitudini con Lettere dal carcere di Nelson Mandela: entrambi, Mandela e Gramsci, hanno vissuto l’esperienza di un regime dittatoriale che ha varato leggi razziste; entrambi, seppur con modalità molto differenti, si sono opposti alle ingiustizie; entrambi per le loro idee e perché personaggi scomodi sono stati incarcerati.
Nonostante i tentativi di zittirli, Gramsci e Mandela continuano a parlare alle nuove generazioni di libertà, l’uno attraverso la sua voce da acuto pensatore/oppositore critico, l’altro, tramite i suoi atti di politico rivoluzionario. Lettere dal carcere, Nelson Mandela, Il Saggiatore.
Silvia C. Turrin
Foto: Wikimedia; Picryl