L’agricoltura, da quando esiste l’uomo, rappresenta una delle sue principali attività. In maniera generale, essa è l’insieme dei lavori di trasformazione dell’ambiente naturale per la produzione di vegetali e animali utili all’uomo. Per raggiungere questo fine, l’uomo moderno fa ricorso a certe pratiche, come l’uso di prodotti chimici che gli permettono di accrescere la produttività. Tuttavia, è sempre più constatabile che, in qualunque parte del mondo si pratichi questa agricoltura moderna, l’uso dei prodotti chimici contribuisce alla distruzione dell’ambiente, e di conseguenza anche dell’uomo stesso, che non può vivere al di fuori dell’ambiente.
Ma chiediamoci: quali sono i fattori di questa distruzione? È possibile fare qualcosa per fermare questa distruzione? Esistono delle tecniche alternative all’uso intensivo della chimica, per porre rimedio alla distruzione dell’ambiente?
I piccoli contadini sempre più impoveriti
Nel 2050 il nostro pianeta avrà bisogno del 70% di cibo in più di quello che è prodotto oggi: sono calcoli resi noti dalla FAO già nel 2009. Ma riuscirà l’Africa ad aumentare in questa misura la sua produzione agricola? Già oggi si constata che i piccoli contadini sono sempre più impoveriti, hanno sempre meno mezzi, e i suoli che coltivano sono sempre più degradati. Se vuole evitare la carestia, l’Africa deve almeno raddoppiare la sua produzione agricola nei prossimi 30 anni.
La Fondazione Gates e altri organismi in gran parte sostenuti dalle grandi multinazionali dell’agro-industria spingono i governi africani ad adottare un’agricoltura totalmente rinnovata dall’applicazione delle biotecnologie: sementi geneticamente modificate, nuovi pesticidi e fertilizzanti messi a punto dall’industria chimica. E per modernizzare la coltivazione con l’uso di macchinari, suggeriscono di concentrare le terre coltivabili in grandi estensioni, da affittare a società straniere, occidentali, cinesi e dei paesi arabi, che porterebbero in Africa ingenti capitali. E così si spinge l’agricoltura africana ad utilizzare delle tecniche distruttrici dell’ambiente e dell’uomo.
Ma sempre più ricercatori e scienziati, indipendenti dai finanziamenti dell’agro-industria, evidenziano che queste tecniche a lungo termine porteranno a un calo della produzione, mentre la popolazione non cesserà di aumentare.
Sono molteplici i fattori che sono alla base del degrado dell’ambiente. Tra questi c’è l’uso indiscriminato di prodotti chimici: pesticidi, erbicidi, fertilizzanti. C’è anche il disboscamento sregolato, e poi l’abitudine difficile da sradicare di dare fuoco alle sterpaglie durante la stagione secca. Queste pratiche contribuiscono al deterioramento della copertura vegetale, alla diminuzione della fertilità del suolo, al calo della produttività agricola, come pure al peggioramento delle condizioni sanitarie di uomini e animali.
Agricoltura e ambiente: possono e devono andare insieme
I pesticidi, da una parte aiutano i contadini a lottare contro i parassiti, ma dall’altra costituiscono un pericolo permanente per l’ambiente e per l’uomo. Oltre che ad essere respirati e messi in circolo nell’organismo, essi si infiltrano nel terreno fino a raggiungere la falda freatica, inquinando le acque usate dalla popolazione. Una gran parte di questi pesticidi sono riversati dalle piogge nei corsi d’acqua, che diventano sempre più inquinati. E diventano la causa sempre più frequenti di tumori di vario tipo. Ma denunciare la nocività di questi prodotti chimici non serve a gran che, se non siamo anche capaci di proporre metodi alternativi.
E l’agro-ecologia vuole essere proprio un’alternativa valida ed efficace all’uso indiscriminato della chimica nell’agricoltura. Questa pratica agricola, che privilegia la difesa dell’ambiente, è già impiegata per preservare i suoli dall’erosione. Essa promuove anche la diversità delle piante da coltivare, sfrutta le acque pluviali per ricaricare più efficacemente la falda freatica, preserva la biodiversità mantenendo e sviluppando una fauna e una flora adatte, incoraggia il rimboschimento e la copertura vegetale delle superfici inaridite.
In Europa è già praticata da anni da piccole aziende che sono volute tornare a un’agricoltura naturale, che coltiva i cosiddetti prodotti biologici, senza uso di pesticidi, fertilizzanti, conservanti artificiali. Non è solo un nuovo modello di agricoltura, ma anche di economia: c’è un legame più diretto tra i produttori e i consumatori, slegandosi dai ricatti della grande distribuzione. L’agro-ecologia in Europa è diventata anche un mezzo per educare i cittadini all’uso responsabile delle risorse naturali, e alla promozione di un’economia sostenibile per l’ambiente.
L’agro-ecologia è molto rispettosa del suolo: la sua pratica migliora la sua struttura e la sua composizione, e favorisce la crescita della microflora nei suoi diversi strati. La fertilità dei suoli è assicurata da elementi organici (invece che chimici), il cui apporto è essenziale per mantenere l’areazione e la ritenzione dell’umidità, così come per l’assorbimento degli elementi nutritivi e la copertura vegetale resistente alle variazioni climatiche estreme.
Essa insegna pure a usare in modo responsabile e più razionale l’irrigazione dei suoli. E suggerisce metodi nuovi per ricavare dal sottobosco e dagli scarti delle foreste la materia organica e biologia con cui arricchire i suoli.
La chimica in agricoltura non è la via del futuro
È risaputo che l’agricoltura convenzionale, con forte uso di prodotti chimici (erbicidi, fertilizzanti e pesticidi), garantisce una crescita della produzione solo nel breve termine. Dopo i primi anni, i suoli sono esausti e inquinati, e per mantenere gli stessi livelli di rendimenti, è necessario aumentare sempre più la quantità di prodotti chimici. L’agricoltore si trova allora invischiato in un ciclo infernale: mentre le spese sono in continuo aumento, i rendimenti dei suoi campi diminuiscono inesorabilmente.
Al contrario, se i suoi terreni sono coltivati secondo le tecniche dell’agro-ecologia, beneficerebbero di un’evaporazione debole, manterrebbero l’umidità naturale e conterebbero su una falda freatica ben alimentata. E i rendimenti sarebbero costanti nel tempo. L’agricoltore è così affrancato dal ciclo infernale sopra descritto.
Ma più specificamente, quali sono le alternative biologiche ai pesticidi e fertilizzanti artificiali? Prima che ci pensasse l’uomo con la chimica, la natura aveva già predisposto sostanze che sono prodotte da foglie e erbe, e che hanno la proprietà di proteggere, curare e nutrire le coltivazioni, e di conseguenza anche l’uomo e l’ambiente.
Insetticidi e fertilizzanti biologici: esistono già
Un esempio è una soluzione che si produce con le foglie e i noccioli di un albero chiamato neem, il cui nome scientifico è Azadirachta indica, che è un ottimo pesticida naturale contro i bruchi e molti tipi di insetti che si cibano di verdure. Un altro pesticida naturale si può fabbricare mischiando estratti di aglio, peperoncino e cipolla: è efficace contro la metcalfa (un insetto parassita che succhia la linfa delle piante), la cavalletta, la locusta, la mosca bianca (aleyrodoidea), e non presenta nessuna minaccia per la salute umana e ambientale. Inoltre, gli studi di Prosper Yao Kouadio, professore di botanica all’Università Houphouët-Boigny di Abidjan (Costa d’Avorio) dimostrano che una pianta sempreverde di fagiolo selvatico, la vigna adenantha, è molto efficace come erbicida nelle piantagioni di banane del sud della Costa d’Avorio, ed è una valida alternativa ai prodotti chimici.
In definitiva: sono molteplici i fattori di distruzione dell’uomo e del suo ambiente. Uno di questi è certamente l’uso di input agricoli chimici, che inquinano il suolo, l’acqua, e sono all’origine di diverse malattie dell’uomo e dell’ambiente. Di fronte a questa minaccia, l’uomo può scegliere di usare le tecniche dell’agro-ecologia, che garantiscono salubrità e protezione per la salute sua e dell’ambiente.
P. Michel Savadogo, SMA
direttore di Rest-Cor, da Abidjan (Costa d’Avorio)
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